Tutto sugli investimenti in Italia

L’economia è in ripresa, la disoccupazione in calo e il rapporto debito/Pil sta migliorando. Ma gli investitori hanno diverse sfide davanti a loro: le tensioni sul mercato del debito pubblico, l’inflazione, la rivoluzione digitale in finanza e un risparmio sempre più esterovestito.

Sara Silano 21/02/2022 | 08:31
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Italia

Il settimanale The Economist ha scelto l’Italia come “Paese dell’anno” nel 2021, motivando il riconoscimento con il fatto che è la nazione che “più è migliorata”, in un periodo in cui il Covid-19 ha continuato a mietere vittime, imporre chiusure e limitazioni alle attività, ma è anche partita la campagna vaccinale e l’economia è tornata a crescere. L’Italia è stata scelta per il suo percorso politico guidato da Mario Draghi, diventato presidente del consiglio il 13 febbraio dell’anno scorso, con il quale il Paese ha avviato un programma di riforme, essenziali per ottenere i fondi europei per la ripresa.

L’Economist non è stato l’unico giornale estero a riconoscere che in Italia qualcosa è cambiato. Nell’ottobre 2021, il Financial Times ha dedicato un rapporto speciale a come il piano di riforme e investimenti del governo Draghi possano far tornare la terza economia dell’Eurozona ad essere una macchina per la crescita. Ma qual è la situazione a due anni dallo scoppio della pandemia?

Economia in ripresa
“L’economia ha mostrato una forte capacità di recupero, fornendo segnali incoraggianti sulle sue condizioni di fondo”, ha detto il presidente della Banca d’Italia, Ignazio Visco, al Congresso Assiom Forex, lo scorso 12 febbraio. “La produzione industriale si è riportata già dalla scorsa primavera sui livelli precedenti la pandemia; il Pil (Prodotto interno lordo, Ndr) vi ritornerebbe alla metà di quest’anno, l’occupazione verso la fine”.

Secondo gli ultimi dati Istat, la produzione industriale è cresciuta dell’11,8% nel 2021 rispetto all’anno precedente, mentre il Pil è salito del 6,5% nello stesso periodo, il balzo più alto dal 1976. Infine, il tasso di senza-lavoro è sceso al 9% a fronte di un tasso di occupazione del 59%.

La ripresa economica è stata, secondo Visco, “decisiva per interrompere l’aumento del rapporto tra debito pubblico e Pil, che a fine 2021 potrebbe essere sceso su valori prossimi al 150% (156% nel 2020)”. Il livello è inferiore a quanto era stato previsto da Banca d’Italia.

Piazza Affari meglio dell’Eurozona
Dopo il difficile 2020, Piazza Affari ha guadagnato oltre il 22% nel 2021 (indice Morningstar Italy), facendo meglio dell’Eurozona. Il nuovo anno è iniziato all’insegna della volatilità, con un ribasso superiore al 2% (al 17 febbraio), ma più contenuto rispetto al resto del continente, grazie al buon andamento delle banche.

Lo spread torna ad allargarsi
Gli italiani e chi investe nel Belpaese, tuttavia, hanno di fronte a sé diverse sfide. In primo luogo, ci sono le tensioni sul mercato dei titoli di Stato. Dopo quasi due anni di bassa volatilità, i differenziali tra i BTp e i Bund tedeschi decennali sono tornati ad aumentare, anche a causa della svolta meno accomodante della Banca centrale europea, che ha avviato il processo di riduzione delle politiche monetarie ultra-espansive. “Quando la Bce uscirà dal Quantitative easing, l’onere di assorbire le abbondanti emissioni di debito pubblico tornerà agli investitori”, spiegano in una nota Alberto Gallo e Gabriele Foà, portfolio manager di Algebris Investments. “Di conseguenza, i Paesi con un deficit più elevato subiranno una maggiore pressione e la sensibilità verso la politica locale e le notizie sulla politica fiscale aumenterà. Inoltre, l’Italia aspetta delle importanti elezioni nel 2023, probabilmente quando il livello dei tassi di interesse nell’area euro sarà molto più alto di quello attuale”.

Inflazione-killer
In secondo luogo, l’inflazione sta correndo, erodendo il potere di acquisto perché riduce il valore reale dei patrimoni accumulati. A rischiare di più sono i depositi lasciati sul conto corrente dai risparmiatori e che, secondo le stime di Banca d’Italia, ammonterebbero a oltre 1.800 miliardi di euro, perché non prevedono generalmente alcuna forma di remunerazione o di protezione dal caro-vita. A gennaio, l’inflazione è cresciuta del 4,8% su base annua, il valore più alto dal 1996 (dati Istat).

La popolazione invecchia
In terzo luogo, c’è il problema dell’invecchiamento della popolazione. Secondo le proiezioni Istat, nel prossimo ventennio, la popolazione in età compresa tra i 15 e i 64 anni, scenderà di quasi un quinto, pari a circa 7 milioni di persone in meno. Per questa ragione, ricorda Visco “nel lungo periodo, tassi di sviluppo sostenuti potranno concretizzarsi solo con un deciso aumento dei livelli di partecipazione e occupazione e con una forte accelerazione della produttività rispetto alla dinamica deludente dell’ultimo quarto di secolo”. Di qui, l’importanza di attuare le riforme e gli investimenti previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), cogliendo anche le sfide poste dai cambiamenti climatici e dalla rivoluzione digitale, per le quali serviranno capitali pubblici e privati.

Criptovalute e blockchain
In quarto luogo, l’industria finanziaria e i risparmiatori si trovano ad affrontare trasformazioni digitali importanti, che offrono opportunità e benefici (riduzione dei costi, miglioramento della qualità dei servizi, promozione dell’inclusione, ecc.), ma implicano anche dei rischi. La finanza decentralizzata (in gergo DeFI), ad esempio, non si basa sugli intermediari tradizionali, come le banche, ma su protocolli informativi (smart contract) per la conclusione di contratti su blockchain (registro digitale distribuito che può essere letto e modificato da più nodi di una rete). Un altro esempio sono le criptovalute, di cui il Bitcoin è la più famosa, e che sono soggette ad ampia volatilità. Nuovi operatori non finanziari stanno entrando nel settore e spesso sono poco o affatto regolati, con rischi per la tutela degli investitori e la stabilità finanziaria. “Le implicazioni negative del ricorso alle nuove tecnologie vanno contrastate, senza che ciò ne riduca l’adozione”, ha detto Visco.

Risparmio italiano?
Infine, il risparmio italiano è sempre più “esterovestito”. Secondo i dati di Banca d’Italia, il settore delle gestioni collettive è dominato dai fondi aperti (oltre 1.200 miliardi di euro di asset), con quelli di diritto estero che rappresentano quasi l’80% del totale degli organismi di investimento collettivo in valori mobiliari. Di questi, quasi due quinti sono riconducibili a gruppi italiani che hanno trasferito, per ragioni industriali, regolamentari o fiscali, la maggior parte delle loro attività di gestione del risparmio in altri paesi dell’Unione (in particolare in Irlanda e Lussemburgo). Nella banca dati di Morningstar, si contano 2.162 classi di fondi di diritto italiano e oltre 47 mila classi estere (di asset manager italiani e stranieri) disponibili per gli investitori italiani. Inoltre, non ci sono ETF provider italiani, ma a Piazza Affari sono quotati 1.482 Exchange traded product (ETP) per asset under management pari a 123,16 miliardi (dati di Borsa italiana a fine 2021), che sono facilmente accessibili agli investitori finali. In sostanza, una cospicua parte del risparmio viene allocata in strumenti che non risiedono in Italia. Questo significa anche che l’esperienza degli investitori non può essere valutata completamente se ci sofferma sui soli prodotti finanziari locali.

Morningstar dedica l’intera settimana agli investimenti in Italia con analisi macroeconomiche, azionarie e su fondi ed ETF, guardando anche alle nuove frontiere.

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Info autore

Sara Silano

Sara Silano  è caporedattore di Morningstar in Italia

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