Basilea, per ora, piace al mercato

La nuova normativa sulla patrimonializzazione delle banche sostiene i corsi del comparto finanziario. In Usa si rivedono i dividendi.

Marco Caprotti 08/11/2010 | 16:57
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Il comparto bancario continua a ragionare sulle novità introdotte dalla normativa Basilea III. L’idea di costringere gli istituti finanziari a mettere sotto il materasso asset sufficienti per far fronte a eventuali nuovi periodi di crisi sembra piacere al mercato. L’indice Msci del settore nell’ultimo mese (fino al 5 novembre e calcolato in euro) ha guadagnato quasi il 3%, portando a +6% la performance da inizio anno.

Si pensa sempre a Basilea III
Arrivare a quel risultato, tuttavia non è stato semplice. A fasi alterne, infatti, ha ripreso a spirare il vento del dubbio sulla tenuta di alcuni Paesi dell’Unione europea. La brezza, normalmente, si sposta subito sul settore bancario che ha in cassaforte la maggior parte delle obbligazioni degli Stati più a rischio. “Basilea III ha ridato agli investitori un po’ di quella fiducia che si era persa con la crisi dei subprime e che pareva dovesse sparire del tutto dopo lo scoppio della tempesta greca”, spiega una nota di Morningstar. “Il paradosso è che le banche che possono agire per prime per adempiere alle richieste della legge sono quelle più robuste. Le altre hanno tempo otto anni per mettersi in regola. Ma in questo lasso di tempo può succedere di tutto”. 

In Usa tornano le cedole
A ridare un po’ di fiducia agli investitori sono state anche le notizie in arrivo dagli Stati Uniti secondo cui la Federal Reserve starebbe studiando il modo di permettere alle banche che erano state più colpite dalla crisi dei subprime di tornare a distribuire dividendi più corposi ai soci o di lanciare piani di riacquisto di azioni proprie. A febbraio dell’anno scorso la Fed aveva mandato una lettera agli istituti di credito invitandoli a soprassedere da queste due operazioni se ci fosse stato un calo degli utili o se la situazione macroeconomica si fosse deteriorata. “La marcia indietro della Banca centrale indica che la capitalizzazione del settore ora è ritenuta più solida”, continua lo studio di Morningstar. “Non tutte, comunque, potranno aumentare la cedola. Almeno fino a quando non saranno in grado di adempiere ai criteri imposti dalla Basilea III”.

Bilanci in chiaroscuro
Per quanto riguarda i risultati, del resto, la fotografia scattata dai bilanci trimestrali sulle due sponde dell’Atlantico è a due facce. In Europa Société Générale ha registrato profitti doppi rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, mentre Deutsche Bank, grazie all’attività di investment banking ha superato le attese degli analisti. La delusione è arrivata da Commerzbank che, con un utile netto di 133 milioni di euro (contro una perdita di oltre un miliardo nel periodo corrispondente del 2009) non ha comunque raggiunto il risultato stimato dal mercato. Negli Stati Uniti, ai buoni risultati di Citigroup hanno fatto da contrappunto quelli di AIG che hanno mostrato una perdita di oltre due miliardi di dollari.

La strada italiana per Basilea
Basilea III è una bella sfida anche per le banche italiane. Secondo uno studio di Prometeia i cinque principali istituti di credito della Penisola per essere in regola avranno bisogno di 17 miliardi di euro. Facendo i calcoli sui conti dell’anno scorso l’istituto di ricerca ha stabilito che solo una banca (di cui peraltro non ha fornito il nome) ha i requisiti per raggiungere l’obiettivo. Sempre secondo Prometeia, il Roe (Return on Equity, una misura della profittabilità di un’azienda) dei gruppi finanziari italiani nel 2010 scenderà al 2,3%, il livello più basso dell’ultimo decennio.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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