Fondi comuni, i costi in Italia restano troppo alti

Morningstar ha pubblicato il report biennale sulle spese e commissioni dei fondi in 26 mercati. Il Belpaese è in fondo alla classifica. Retrocessioni e commissioni di ingresso gravano sugli investitori più che altrove.

Sara Silano 30/03/2022 | 18:21
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Global Investor Experience

L’industria italiana dei fondi continua ad essere al fondo della classifica Morningstar sui costi dei fondi. A dirlo è l’ultima edizione del report biennale Global investor experience, curato da Grant Kennaway, responsabile della Manager selection.

Classifica dei mercati dei fondi comuni di investimento in base ai costi

Classifica dei mercati dei fondi comuni in base ai costi

Il rapporto, giunto alla sua settima edizione, valuta le esperienze di investitori in fondi comuni in 26 mercati fra America del nord, Europa, Asia e Africa. La sezione su "Commissioni e spese" si concentra sui costi ricorrenti che un sottoscrittore deve sostenere e li confronta con quelli di altri investitori nel mondo. 

Perché l’Italia è in fondo alla classifica
L’Italia si trova nelle ultime posizioni, insieme a Taiwan, perché gli investitori sono gravati generalmente da commissioni di retrocessione e spesso da costi iniziali di sottoscrizione. Inoltre, si legge nel report, “i fondi domiciliati in Italia hanno tra i più alti costi ponderati per il patrimonio”. Infine, le classi di azioni senza fee di retrocessione sono tecnicamente registrate nel Belpaese, ma non facilmente accessibili ai clienti finali perché il sistema di distribuzione è dominato dalle banche.

Costi mediani asset weighted dei fondi in Italia

Costi mediani dei fondi in Italia

“Nei paesi dove la distribuzione è dominata dalle banche, non ci sono segnali che le forze del mercato da sole riescano a ridurre le spese per gli investitori retail”, dice Kennaway. “Questo fenomeno è particolarmente evidente in Italia, Taiwan, Hong Kong e Singapore”.

Perché Australia, Olanda e Usa sono al top
Tra i mercati più virtuosi in termini di costi dei fondi troviamo Australia, Paesi Bassi e Stati Uniti per la quarta volta consecutiva. In comune, le tre aree hanno spese correnti “unbundled”, ossia non comprensive di commissioni di ingresso, vendita o distribuzione. Inoltre, in mercati grandi come quello statunitense o australiano, la competizione e le economie di scala hanno spinto al ribasso i costi. Per quanto riguarda l’Olanda, la regolamentazione ha avuto un ruolo fondamentale nel migliorare l’esperienza degli investitori in fondi, dal momento che ha vietato le fee di retrocessione.

Costi in calo nel mondo
In Italia, i costi mediani ponderati per il patrimonio non sono cambiati molto rispetto al 2019, mentre nella maggior parte dei mercati sono scesi. In particolare, 17 paesi hanno registrato una riduzione per i comparti azionari e bilanciati. “Il calo è dovuto a una combinazione di maggiori flussi verso i comparti meno costosi e la revisione delle fee per molti prodotti esistenti”, spiega Kennaway. “Nei mercati dove gli investitori hanno accesso a più canali distributivi, l’attenzione a minimizzare le spese è maggiore”.

 

 

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

Leggi il report Morningstar Global Investor Experience.

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Info autore

Sara Silano

Sara Silano  è caporedattore di Morningstar in Italia

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