Quando è meglio avere un gestore attivo

Un manager che decide cosa mettere in portafoglio sfruttando le inefficienze di prezzo degli asset può fare la differenza. Soprattutto, dicono gli analisti di Morningstar, in segmenti rischiosi come l’high yield e i mercati emergenti.

Marco Caprotti 22/09/2021 | 09:05
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Se è vero che i costi bassi sono una variabile determinante nel successo in termini di rendimento di un fondo di investimento, ci sono alcuni casi in cui avere un gestore che materialmente decide cosa mettere e cosa togliere dal portafoglio paga di più. Ad esempio, quando si tratta di sfruttare inefficienze di prezzo che permettono ai gestori più abili di puntare su asset il cui valore è sottovalutato dal resto degli investitori.

“Gli strumenti che seguono un indice non sempre riescono a rappresentare al meglio le opportunità che sono disponibili sui mercati e che un gestore attivo può cogliere”, spiega Alex Bryan, responsabile per le strategie passive in Nord America di Morningstar. “Investire seguendo un indice funziona bene quando le azioni sottostanti sono trattate regolarmente con buoni volumi”, dice Bryan. “Questo abbassa i costi di transazione e rende il paniere facile da seguire. Ma quando un titolo viene aggiunto o tolto da un benchmark, l’investitore che lo replica è costretto ad acquistarlo o venderlo a prescindere dal prezzo”. Questo è un costo che, alla fine, impatta sul rendimento dell’investimento. “Segmenti di mercato caratterizzati da scarsa liquidità come le micro cap, ad esempio, non sono molto indicati per chi segue un indice, dice Bryan. “I manager attivi nei segmenti meno liquidi affrontano gli stessi problemi, ma hanno il vantaggio di poter operare più tranquillamente e non sono costretti a comprare o vendere anche se ritengono che le valutazioni non siano corrette”.

Le obbligazioni high yield
IL discorso riguarda, ad esempio, il reddito fisso. “L’indice Bloomberg Barclays U.S. Aggregate Bond, ad esempio, non è in grado rappresentare tutte le opportunità che ha disposizione un gestore attivo”, spiega Bryan. “Nel paniere sono più presenti i Treasury dei corporate bond”.

Restando nell’universo dei bond, un segmento dove i gestori attivi possono dire la loro è quello degli high yield. “È facile mettersi nei guai nel mercato delle obbligazioni ad alto rendimento, dove la qualità del credito e la liquidità possono deteriorarsi rapidamente”, dice Bryan. “Le obbligazioni con il rating migliore sono probabilmente le scelte più adatte per gli investitori a lungo termine rispetto a coprire l’intero spettro di opportunità. E non solo perché comportano meno rischi. Le analisi hanno dimostrato che queste obbligazioni hanno maggiori probabilità di essere sottovalutate rispetto ai bond con rating inferiori. Ciò è dovuto a prezzi errati che possono derivare da inefficienze di mercato che i gestori attivi possono sfruttare”.

Nella tabella in basso sono elencati i primi 10 fondi della categoria Morningstar Global bond High Yield in base al rendimento da inizio anno con le rispettive spese correnti.

I migliori fondi high yield da inizio anno
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I mercati emergenti
Un altro terreno di caccia nel quale i gestori attivi possono fare meglio di un prodotto costruito sugli indici è quello dei mercati emergenti. Le azioni dei paesi in via di sviluppo sono tra le più rischiose al mondo e hanno maggiori possibilità di essere valutate in modo errato. Questo a causa di elementi come la scarsità di analisi rispetto all’equity dei mercati developed o a forti fasi di volatilità che tendono a penalizzare gli asset pericolosi. “Questo può creare opportunità per i gestori attivi di fornire prestazioni migliori rispetto a uno strumento costruito su un indice”, spiega Daniel Sotiroff, Manager research analyst di Morningstar Research Services. “La capacità di valutare con precisione le azioni si basa su un'ampia gamma di opinioni sul vero valore di una società emittente. Gli investitori dovrebbero avere la capacità di esprimere tali opinioni attraverso il prezzo a cui effettuano le transazioni”.

Ma ci sono altri elementi che possono portare a una errata valutazione dell’azienda. Uno di questi è il sistema con cui sono costruiti gli indici. “I panieri dei mercati emergenti oggi sono più concentrati a livello regionale rispetto al passato”, spiega Sotiroff. “Le azioni cinesi, ad esempio, hanno visto crescere il loro peso in alcuni basket dedicati agli emerging market fino a rappresentarne il 40%. Senza contare che diverse società quotate in paesi come Cina, Russia e India sono parzialmente di proprietà del governo. E questo potrebbe non essere sempre nel migliore interesse degli azionisti. Le strategie sui mercati emergenti ben gestite cercano di trarre vantaggio dalle inefficienze di prezzo e, allo stesso tempo, di mitigare i loro rischi”.

Nella tabella in basso sono elencati i primi 10 fondi della categoria Morningstar Global Emerging Markets in base al rendimento da inizio anno con le rispettive spese correnti.

I migliori fondi Emerging markets da inizio anno
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Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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