I fondi un anno dopo lo scoppio della pandemia

Quasi il 75% delle categorie Morningstar è tornato in territorio positivo. I maggiori rialzi si registrano tra gli azionari energie alternative e risorse naturali. Le small cap staccano i titoli a larga capitalizzazione. La Cina guarda avanti.

Sara Silano 25/03/2021 | 12:10
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Coronavirus e fondi

Un anno fa l’Europa entrava in lockdown. L’Italia è stata la prima il 10 marzo 2020, con la chiusura di scuole, attività non essenziali e divieti agli spostamenti. Sui mercati finanziari, il Coronavirus diffondeva il panico e con esso le vendite massicce di titoli. I gestori di fondi hanno potuto fare ben poco di fronte al crollo. Ma cosa è successo nei dodici mesi successivi?

Su 330 categorie Morningstar analizzate, il 74,8% è positivo al 10 marzo 2021 (esattamente un anno dopo). I fondi azionari sono quelli che hanno ottenuto le performance migliori. In cima alla classifica troviamo gli strumenti specializzati sulle energie alternative (+78,3% in euro), ma spicca anche il risultato del settore tecnologico (+58,7%) e delle risorse naturali (+52,5%). I primi due hanno preso fiato nelle ultime settimane, mentre il terzo sembra proseguire la sua corsa.

Fondi azionari settoriali protagonisti nell’anno della pandemia

 I fondi azionari settoriali nell'anno della pandemia

In luce i titoli growth
Tra i fondi equity con focus sulle società a grande capitalizzazione, si mettono in luce gli azionari statunitensi con stile growth (+45,7% in euro), ossia quelli che investono in aziende ad alto tasso di crescita ed elevate valutazioni. Anche nelle categorie Azionari internazionali ed Europa, i guadagni maggiori sono tra i titoli growth. La performance del Vecchio continente, tuttavia, è largamente inferiore rispetto agli Stati Uniti (+28%), il che si rispecchia in valutazioni più attraenti da questa parte dell’Oceano.

I fondi azionari large-cap growth a un anno dal crollo dei mercati

 I fondi azionari growth nell'anno della pandemia

La ripartenza di Piazza Affari
All’interno dell’Eurozona, i fondi specializzati su Piazza Affari sovraperformano nel periodo considerato, un risultato largamente imputabile ai primi mesi del 2021, dal momento che l’anno scorso si era chiuso con il segno meno. In particolare, il mercato azionario italiano sembra aver beneficiato della fine dell’instabilità politica con la nascita del nuovo governo guidato da Mario Draghi.

Confronto tra Azionari Italia ed Eurozona nell’ultimo anno

I fondi azionari Italia nell'anno della pandemia 

Gli azionari UK brindano all’accordo con l’Ue
I fondi azionari large-cap specializzati sul Regno Unito avevano chiuso il 2020 con perdite in media del 14% in euro, ma da inizio anno sono positivi. Dopo l’incertezza su Brexit, l’accordo trovato con l’Unione europea a fine anno ha ridato slancio al mercato che temeva le conseguenze di una mancata intesa (no deal). La performance rimane, comunque, inferiore alla categoria Azionari Europa large-cap nei dodici mesi considerati.

Confronto tra la categoria Azionari Europa large-cap blend e UK large-cap nell’ultimo anno

 Confronto tra azionari UK e Europa

Le speranze di ripresa spingono il settore energia
Nel 2020, la categoria dei fondi azionari del settore energia era stata una delle peggiori in termini di performance, ma dalla fine dell’anno è cominciato un rally che non è ancora terminato (+44%). Le speranze relative alla ripresa economica globale e i tagli alla produzione hanno fatto risalire il prezzo del petrolio ai massimi da un anno e con esso le quotazioni dei produttori. “Questo aumento favorisce i Paesi emergenti che producono ed esportano l’oro nero in due modi: riducendo il loro bisogno di entrate fiscali e migliorando il loro bilancio delle partite correnti”, spiega Andrew Keirle, gestore del fondo T. Rowe Price Emerging Local Markets Bond.

Emergenti, bene gli azionari
Nel complesso, come è stato l’anno della pandemia sui mercati emergenti? Il segmento del reddito fisso, sia in valuta forte che locale, non ha ancora recuperato le perdite dall’inizio del lockdown. Il primo perde mediamente lo 0,2% il secondo il 2,2% in euro. I fondi specializzati sulle Borse emergenti sono, invece, largamente in territorio positivo, con rialzi medi intorno al 35%.

Confronto tra i fondi azionari ed obbligazionari specializzati sui mercati emergenti

 Confronto tra i fondi sui mercati emergenti

Il rally delle small cap
Un altro trend che si è delineato in modo netto nei primi mesi del 2021 è il rally dei titoli a piccola e media capitalizzazione. Nei dodici mesi fino al 10 marzo 2021, gli azionari small cap Usa hanno guadagnato in media il 64,7%, i globali il 48,4% e gli europei il 42,6%. I fondi con focus sulle large cap internazionali (in stile blend) hanno segnato rialzi intorno al 30%. Alcune caratteristiche del segmento small cap possono spiegare questa differenza, tra cui i disallineamenti tra i prezzi e le valutazioni, dal momento che c’è una minor copertura di questi titoli da parte degli analisti.

I fondi azionari small cap USA, Europa e Globali a confronto con i large cap internazionali nell’ultimo anno

 I fondi small cap nell'anno della pandemia

La Cina pensa al futuro
Infine, diamo uno sguardo alla Cina, da dove è partita la pandemia. Nell’ultimo anno (al 10 marzo), i fondi azionari Grande Cina hanno guadagnato in media il 40,7%, trascinando al rialzo la regione asiatica. E’ stato approvato, in queste settimane, dalle “Due Sessioni” della Conferenza politica consultiva del popolo cinese e dall’Assemblea nazionale del popolo il quattordicesimo piano quinquennale (2021-2025) con cui la Cina decide le strategie economiche e politiche future. “Tra i temi chiave ci sono lo sviluppo sostenibile, la strategia della dual-circulation che promuove consumi interni e investimenti esteri tramite il piano Belt Road (la nuova via della seta, Ndr), l’attenzione all’ambiente, l’innovazione tecnologica, la sicurezza e l’urbanizzazione del Paese”, spiega Lorenzo Riccardi, economista presso la Shanghai University. “L’innovazione e lo sviluppo tecnologico rimangono centrali nelle politiche di governo, con un incremento annuo di oltre il 7% in ogni investimento nell’ambito della ricerca. Inoltre, la Cina programma una strategia di lunghissimo periodo che include il 2030, anno entro cui si impegna ad avere emissioni zero nella lotta contro inquinamento e cambiamenti climatici”.

 

 

 

 

 

 

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Info autore

Sara Silano

Sara Silano  è caporedattore di Morningstar in Italia

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