Commodity in corsa con la zavorra

Il comparto subisce gli umori dell'Europa e della Cina. Il rame finisce sotto la lente.

Marco Caprotti 30/11/2010 | 17:25
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I timori per l’Europa e le voci dalla Cina continuano a condizionare l’andamento delle materie prime. L’indice S&P del settore nell’ultimo mese (fino al 29 novembre e calcolato in euro) ha guadagnato il 4,7%, portando a +14,9% la performance da inizio anno. Nonostante il risultato positivo sarà comunque difficile avvicinarsi al +32% fatto segnare nel 2009.  

Per oro e oil niente rally di fine anno
“Predire l’andamento delle commodity è sempre un esercizio difficile alla luce della forte volatilità sia dei prezzi delle materie prime sia dei future”, spiega Dave Sekera, analista di Morningstar. “Tuttavia con i problemi di debito che continuano ad aleggiare sul Vecchio continente e i provvedimenti che intende prendere Pechino per frenare la sua economia, è facile immaginare che da qui alla fine dell’anno non ci saranno grandi movimenti al rialzo per le risorse naturali”.

Quelle sotto gli occhi degli operatori sono soprattutto l’oro (che fra fine ottobre e inizio novembre è passato da 1.359 a 1.424 dollari l’oncia) e il petrolio che in questi giorni viene trattato intorno a 85 dollari al barile. Il metallo giallo viene considerato un porto sicuro nella tempesta europea, mentre l’oro nero si prepara a subire le inevitabili pressioni che una frenata del Paese del Drago porterà con sé. “Questi, in ogni caso, sono discorsi che valgono nel breve periodo”, continua Sekera. “Se la congiuntura mondiale continuerà a crescere come previsto, i prezzi nel medio termine dei principali metalli industriali e del petrolio continueranno a crescere. Le valutazioni delle società minerarie, inoltre, sono al di sotto dei massimi toccati ad aprile”.

Il caso del rame
Una delle risorse che gli investitori stanno monitorando con particolare attenzione è il rame. “Le contrattazioni al London Metal Exchange e sulla Borsa di Shangai mostrano che le riserve di questo metallo probabilmente stanno arrivando all’osso”, dice l’analista di Morningstar. “Non a caso l’ufficio cinese che si occupa delle risorse strategiche ha approfittato della volatilità delle ultime settimane per fare ingenti acquisti di questo materiale. Nello stesso momento, si stanno registrando da parte di Pechino forti vendite di zinco e alluminio”.

Secondo uno studio di Goldman Sachs nei prossimi anni si registrerà “un deficit eccezionale di rame”. Se la previsione dovesse avverarsi, il prezzo di questo metallo secondo la merchant bank americana, potrebbe passare dagli attuali 8.200 dollari per tonnellata metro a oltre 11mila dollari.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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