Pharma, i generici vanno a nozze

Il mercato torna a concentrarsi sulle operazioni di M&A tra i produttori di medicinali equivalenti.

Marco Caprotti 13/09/2010 | 15:18
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Ormai archiviata la grande riforma sanitaria americana, i mercati si sono messi alla ricerca di nuove storie di investimento nel settore pharma. L’indice Msci del comparto nell’ultimo mese (fino al 10 settembre e calcolato in euro) ha guadagnato il 3,6%, portando a +6,7% la performance da inizio anno. A guidare la salita, spiegano gli operatori, è il sempre maggior interesse degli investitori per il segmento dei produttori di farmaci generici.

Ripartono le M&A
“L’elemento interessante di questo settore è il numero di fusioni e acquisizioni”, spiega uno studio firmato da Michael Waterhouse, analista di Morningstar. “Dal 2008, a causa della crisi dei mercati, queste due attività si erano praticamente fermate. Ora che l’economia dà segni di risveglio, ci potrebbe essere una ripresa dei matrimoni”. A spingere in questa direzione è la natura stessa del segmento dei generici. “Una volta che una grande azienda perde il brevetto di un farmaco, le aziende del ‘generico’ lanciano il prodotto equivalente”, continua lo studio. “Siccome non devono recuperare i costi di ricerca e sviluppo del prodotto, che a seconda della medicina può andare da 800 milioni di dollari a 1 miliardo, possono offrirlo a un prezzo molto più basso. Il problema è che devono fare i conti con diversi concorrenti, proprio perché non esiste più un brevetto. Da qui nasce l’esigenza di consolidarsi per raggiungere maggiori economie di scala”.

Generici sempre più diffusi
A questo va unito il sempre più largo utilizzo degli equivalenti che stanno rendendo questa nicchia di mercato sempre più ricca. Secondo gli ultimi dati della Food&Drug Administration (l’ente americano che supervisiona la commercializzazione dei farmaci) le prescrizioni di generici rappresentano oggi il 70% del totale delle ricette preparate dai medici. Nel 1980 erano il 20%. “Il risultato è che alcuni piccoli produttori hanno deciso di trasformarsi in colossi. “La crescita dei flussi di cassa unita ai risparmi che si possono ottenere con una fusione, stanno spingendo verso un rapido consolidamento del comparto”, dice ancora Waterhouse.

Chi va a caccia
I gruppi del settore che hanno fama di grandi cacciatori sono Teva, Sandoz (controllata dal gigante Novartis) Mylan e Watson. Da solo questi quattro gruppi rappresentano il 50% delle medicine equivalenti che ogni anno vengono prescritte negli Stati Uniti. Fra le possibili prede, l’analista individua Hospira, leader nella nicchia dei farmaci iniettabili di cui controlla circa il 23% del mercato. “L’azienda può diventare un target interessante soprattutto nel lungo periodo”, spiega lo studio. “L’iniezione, infatti, è il sistema migliore per assumere i preparati studiati dalle aziende del settore biotecnologico. E anche in questo caso si tratta di farmaci il cui brevetto prima o poi scadrà”.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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