Il virus greco passa dalle banche

I legami fra gli istituti europei potrebbero facilitare l'espandersi della crisi.

Marco Caprotti 22/02/2010 | 15:54
Facebook Twitter LinkedIn

Il virus greco potrebbe infettare il resto d’Europa. E, aggiungono gli analisti, il contagio potrebbe passare dalle banche. La preoccupazione che i problemi di solvibilità ellenici siano gli stessi di altri Paesi della regione è diventato evidente quando le banche d’affari internazionali hanno coniato il termine Pigs per indicare (attraverso un acronimo) gli Stati che, insieme alla Grecia, hanno gli stessi problemi di debito pubblico alle stelle: Portogallo, Irlanda e Spagna.

La reazione dei mercati era prevedibile. L’indice Msci Europe nell’ultimo mese (fino al 22 febbraio e calcolato in euro) ha perso più del 3,8%. “Le banche europee che hanno fatto prestiti alla Grecia e magari anche a Paesi dell’est Europa come l’Ungheria, d’improvviso hanno visto la loro situazione diventare più rischiosa”, spiega uno studio firmato da Carmen Reinhart, professoressa di economia internazionale all’Università del Maryland. Storicamente, la situazione è simile a quella verificatasi in Asia nel 1997, quando la Tailandia ha svalutato la sua moneta. Improvvisamente si è capita l’esposizione che le banche giapponesi avevano nei confronti di quel Paese e la crisi rapidamente si è allargata alla Corea del sud e all’Indonesia per poi coinvolgere tutti gli Stati della regione.

“La stessa storia può ripetersi in Europa dove gli istituti di credito dei diversi Paesi sono fortemente legati gli uni agli altri”, continua la professoressa. Un esempio di questo legame pericoloso lo fornisce la francese Crédit Agricole che controlla la greca Emporiki Bank. L’istituto ellenico, a causa di alcuni prestiti diventati inesigibili e a dei costi di ristrutturazione, ha generato una perdita di 834 milioni di euro per i transalpini. In una situazione simile, secondo la società di analisi Creditsights si trovano istituti tedeschi, austriaci e svedesi che hanno anche esposizioni nei confronti di Paesi dell’Europa dell’est, una zona da sempre considerata instabile, sia dal punto di vista politico, sia finanziario. “La differenza di questa crisi, rispetto ad altre simili scoppiate in passato in altre parti del mondo, è che i mercati finanziari se l’aspettavano”, continua la docente del Maryland. “Gli Stati più ricchi e in generale l’Unione europea ci possono mettere una pezza. Ricordandosi però che non dispongono di fondi illimitati”.

Anche gli insospettabili, peraltro, iniziano a mostrare qualche problema. L’Inghilterra a gennaio ha avuto il suo primo deficit di bilancio dal 1993. Secondo gli ultimi dati forniti dall’Office for National Statistic il rosso ammonta a 4,3 miliardi di sterline (4,9 miliardi di euro). La notizia ha colto di sorpresa gli economisti. Quelli interpellati da Bloomberg, ad esempio, si aspettavano un surplus di 2,6 miliardi.

Per quanto riguarda la Borsa, nel Vecchio continente come negli Stati Uniti è tempo di bilanci. Sempre in Gran Bretagna il gruppo finanziario Barclays nel 2009 ha registro un raddoppio degli utili rispetto all’anno precedente. Andamento simile in Francia per Bnp Paribas che ha registrato il quarto trimestre positivo di seguito. Va peggio per l’auto. Renault, per esempio, ha chiuso il 2009 con un passivo netto di oltre 3 miliardi di euro. In Italia, Fiat ha detto di aver finito l'anno 2009 con una perdita netta di 848 milioni di euro ma che, nonostante questo e un indebitamento netto a 4,4, miliardi, verrà distribuito un dividendo complessivo di 237 milioni.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

Facebook Twitter LinkedIn

Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

© Copyright 2024 Morningstar, Inc. Tutti i diritti sono riservati.

Termini&Condizioni        Privacy        Cookie Settings        Disclosures