Esame di idoneità

Un documento del Cesr riporta in primo piano il dibattito sull’uso degli hedge fund e dei derivati sui loro indici. Gli operatori di mercato avranno tempo fino al 30 novembre per esprimere un parere. E non mancano i nodi critici, che non vanno sottovalutati anche alla luce dei recenti collassi di alcuni fondi negli Stati Uniti.

Sara Silano 02/11/2006 | 18:18
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L’ingegneria finanziaria continua a sfornare prodotti di nuova generazione, sotto il cappello della direttiva europea Ucits III (Undertaking for the collective investment of transferable securities), che ha ampliato l’universo di investimento e aumentato la flessibilità di gestione. Tuttavia, non tutti i nodi sui cosiddetti “eligeble asset”, ossia sulle classi di attività idonee ad entrare in portafoglio, sono stati sciolti.

Recentemente il Cesr, il Comitato delle autorità vigilanza europee, di cui fa parte la Consob, ha pubblicato un documento di consultazione che pone la questione se e a quali condizioni gli indici di hedge fund possano essere considerati come investimenti ammissibili per i fondi comuni armonizzati. Il tema si pone nel più ampio ambito di discussione sull’impieg

o degli strumenti speculativi negli Oicr (Organismi di investimento collettivo del risparmio).

Il Regolamento di Banca d’Italia, che ha attuato la direttiva europea, prevede che i fondi non armonizzati (ossia quelli conformi alla Ucits III, ma non alla precedente normativa del 1985) possano investire, fino al 20% del totale delle attività, in hedge fund. Inoltre, tutti gli Oicr hanno la facoltà di impiegare “strumenti derivati che abbiano a oggetto attività in cui l’Organismo può investire, indici finanziari, tassi di interesse, tassi di cambio o valute”.

Proprio la questione degli indici non è ancora stata chiarita del tutto, in particolare con riferimento a quelli che hanno come sottostante gli hedge fund. Si tratta di un problema non solo tecnico e metodologico, ma anche di trasparenza e di un’adeguata tutela dell’investitore.

Per questa ragione, il Cesr ha dedicato un intero documento all’argomento. La domanda è: “Possono gli indici di hedge fund essere considerati ‘finanziari’, con conseguente possibilità di inserire in portafoglio i derivanti che li abbiano per oggetto?”. In base alla direttiva 85/611/CEE, un requisito essenziale è “un’adeguata diversificazione” per evitare che i movimenti di prezzo di un singolo componente influenzino significativamente la performance complessiva.

Altro fattore importante è la rappresentatività del mercato di riferimento. Secondo il Cesr, nessun hedge fund index è veramente in grado di rispecchiare l’intero universo, per cui è necessario che il fornitore dell’indice espliciti molto chiaramente i criteri costitutivi e definisca regole precise per le revisioni periodiche. E’ connesso il discorso della liquidità degli strumenti sottostanti, che non può sempre essere garantita; si pensi ad esempio ai fondi che chiudono a nuove sottoscrizioni.

Infine, esistono alcune criticità legate ai requisiti per un’appropriata pubblicazione degli indici, con riferimento in particolare al calcolo e alla comunicazione dei Nav (Net asset value) da parte delle società di gestione, in quanto non sono giornalieri, ma generalmente mensili.

Gli operatori di mercato avranno tempo fino al 30 novembre per inviare al Cesr le loro osservazioni. Il tema è di grande attualità, dopo i recenti collassi di alcuni fondi speculativi americani, come Amaranth Advisors, che ha perso miliardi di dollari sul mercato del gas naturale, e MotherRock, che si è scottato in quello dell’energia, i quali hanno riportato alla mente il crack del Long-Term Capital management otto anni fa e ricordato che tali strumenti vanno trattati con cautela. Ben vengano hedge fund e derivati sui rispettivi indici all’interno dei portafogli, ma solo se realmente possono accrescerne l’efficienza e se sono rispettati seri requisiti di trasparenza a tutti i livelli. In pochi termini, se il loro uso è nel primario interesse dei sottoscrittori.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Sara Silano

Sara Silano  è caporedattore di Morningstar in Italia

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