Fondi e Sicav, simili ma non uguali

Entrambi sono organismi di investimento collettivo del risparmio, ma in un caso il risparmiatore diventa azionista nell’altro no. E anche il regime fiscale cambia, se sono di diritto estero. Ma quest’ultima differenza è destinata a scomparire.

Sara Silano 22/07/2003 | 15:15
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L’investimento in Sicav è molto diffuso in Italia e spesso si usa indifferentemente il termine fondo comune o Sicav. In realtà, tra i due strumenti esistono alcune importanti differenze, anche se svolgono la medesima attività di gestione collettiva del risparmio.

Sicav è l'acronimo di società di investimento a capitale variabile. Si tratta di società per azioni, che hanno per oggetto esclusivo l’investimento collettivo in valori mobiliari (azioni, obbligazioni, ecc.) del patrimonio raccolto mediante l’offerta al pubblico in via continuativa delle proprie azioni. A differenza dei fondi comuni, dove il risparmiatore non ha la possibilità di intervenire nelle scelte di asset allocation, nel caso delle Sicav, egli diventa socio; di conseguenza, può partecipare alle assemblee sociali e

contribuire, seppur entro certi limiti, alle scelte di allocazione delle risorse.

La riforma del sistema fiscale, varata recentemente nel nostro Paese, interesserà anche le Sicav. Le azioni sia di quelle italiane sia delle estere “armonizzate”, cioè conformi alle direttive comunitarie, sono soggette a una ritenuta del 12,5%. Tuttavia, nel caso di sicav domestiche, il prelievo avviene in capo ad esse, mentre per quelle estere, le imposte sono pagate dal sottoscrittore al momento della percezione del provento. Spetta al collocatore a prelevare la ritenuta sui proventi periodici e sui redditi di capitale (dati dalla differenza tra il prezzo di vendita e di acquisto).

Le Sicav domestiche sono soggette al regime di tassazione “per maturazione”, così come i fondi aperti e altri organismi d’investimento collettivo, quali i fondi mobiliari chiusi ed i cosiddetti “lussemburghesi storici”, che sono stati la prima tipologia di organismi di investimento collettivo distribuiti in Italia. Le Sicav estere, invece, che rappresentano una grossa fetta di quelle distribuite nel nostro Paese, sono tassate “al realizzo” ed è in questa direzione che va la riforma, per la quale, però, bisognerà attendere l’emanazione dei decreti di attuazione della legge delega, che difficilmente avverrà prima del 2004.

“Il nuovo regime, destinato ad uniformare la tassazione dei redditi derivanti dalle gestioni collettive con la tassazione dei frutti dell’investimento diretto, porterà il nostro sistema ad allinearsi con quanto previsto in altri ordinamenti dell’Unione europea”, spiega Simone Zucchetti, tributarista in Milano. “Verrà peraltro ad essere colmata l’attuale disparità di trattamento tra le gestioni di casa nostra e quanto previsto per i fondi esteri commercializzati in Italia, attualmente tassati per cassa”.

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Info autore

Sara Silano

Sara Silano  è caporedattore di Morningstar in Italia

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