Minibond, calano i volumi ma cresce la remunerazione per gli investitori

Il report 2024 dell’Osservatorio Minibond del Polimi svela i dati del 2023: pur in un mercato in calo, cresce decisamente la remunerazione offerta, in linea con la dinamica dei tassi sul mercato, con la media del rendimento a 7,17% per il tasso fisso e 6,69% per quello variabile. Ma il ricorso al rating emesso da agenzie autorizzate è rimasto minoritario.

Fabrizio Guidoni 14/03/2024 | 09:50
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scritta Bonds

L’aumento dei tassi di interesse e la debolezza dell’economia hanno avuto forti ripercussioni in Italia sull’industria dei minibond, le obbligazioni di piccolo taglio emesse dalle società italiane non quotate. A svelarlo sono i risultati riportati dall’Osservatorio Minibond della School of Management del Politecnico di Milano nel decimo Report italiano. Nel dettaglio, l'industria dei minibond nel 2023 ha registrato in Italia un netto calo rispetto alla tendenza di crescita degli anni precedenti: le emissioni di titoli di debito per importi inferiori a 50 milioni di euro, infatti, si sono fermate a 1,095 miliardi di euro contro 1,878 miliardi del 2022 (-42%, anche a causa del venire meno dei circa 500 milioni di euro derivati dai basket bond), di cui 687 milioni dalle sole Pmi. La motivazione principale del collocamento resta la crescita interna, seguita dal rifinanziamento del debito pregresso.

La carta d’identità dei minibond

Per comprendere i numeri riportati nel versione 2024 del report, bisogna tenere presente che per minibond  si intendono i titoli di debito (obbligazioni e cambiali finanziarie) di importo inferiore a 50 milioni di euro, emessi da società italiane non finanziarie (in particolare società di capitale o cooperative aventi operatività propria) non quotate su listini aperti agli investitori retail, che rappresentano una forma di finanziamento alternativa e complementare al credito bancario per diversificare le fonti e accedere al mercato degli investitori professionali, per lo più in preparazione di successive operazioni più complesse come il private equity o la quotazione in Borsa.

“Il 2023 ha visto un significativo calo delle emissioni di minibond e della relativa raccolta, legato all’aumento dei tassi di interesse, alle incertezze sul futuro delle garanzie pubbliche e alla frenata degli investimenti aziendali - conferma Giancarlo Giudici, direttore dell’Osservatorio -. Il dato interessante però, confermato dal recupero dei volumi delle emissioni di minibond nel secondo semestre dell’anno, è che gli operatori segnalano una buona pipeline di opportunità per il 2024. Inoltre - prosegue Giudici - nonostante il trend sfavorevole, il 2023 ha segnato qualche piccolo record: ad esempio, le emissioni ESG (green bond e sustainability-linked bond) hanno raccolto ben 351 milioni di euro, ovvero il 32% dell’intera raccolta annuale, e il 26% degli investimenti tracciati in minibond è arrivato da banche e fondi esteri, un valore mai raggiunto fino ad ora”.

Un database di obbligazioni sempre più ricco

Il database dell’Osservatorio contiene ora 1.679 emissioni di minibond effettuate dalle imprese del campione, che spesso ne hanno condotte più di una, a partire dal 2013 per un valore nominale totale di 9,98 miliardi di euro, 4,32 miliardi se ci si limita alle Pmi. Il 2023 ha contribuito con 1,095 miliardi di euro da 184 emissioni contro le 288 del 2022, il 39% delle quali di importo inferiore ai 2 milioni di euro: il calo annuale sulla raccolta è pari al 42%, dovuto in gran parte al mancato contributo di circa 500 milioni di euro dai basket bond. La parte della raccolta annuale che compete alle sole Pmi è di 687 milioni di euro, il valore medio tendenziale dei collocamenti nel secondo semestre 2023 è pari a 5,21 milioni di euro, contro i 7,48 del primo semestre. 

Le caratteristiche del mercato

Solo una piccola parte dei titoli è stata quotata su un mercato borsistico: nel 2023 tale percentuale è stata dell’8%. Per quanto riguarda la scadenza, la distribuzione continua a essere molto variegata, con una serie di titoli a breve termine con scadenza a pochi mesi ed emissioni a più lunga scadenza. Il valore medio del 2023 è 5,21 anni, in lieve calo rispetto al 2022.

La maggioranza dei titoli prevede il rimborso a rate successive, ma nelle emissioni a breve scadenza è relativamente più frequente la modalità bullet, con un rimborso integrale alla scadenza. Per quanto riguarda la cedola, si rafforza la tendenza a offrire una remunerazione variabile legata ai tassi di mercato: nel 2023 la troviamo in 98 casi (53,3%).

Cresce decisamente la remunerazione offerta, in linea con la dinamica dei tassi sul mercato: la media è 7,17% per il tasso fisso e 6,69% per quello variabile. L’incremento è rispettivamente di 196 e 138 basis point rispetto all’anno prima. Anche nel 2023 si sono viste emissioni di minibond (21) con cedola indicizzata alla performance ESG dell’azienda. Il ricorso al rating emesso da agenzie autorizzate è rimasto minoritario, solo il 28% delle emissioni l’ha richiesto.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Fabrizio Guidoni  collabora con Morningstar come data journalist. Ha una lunga esperienza sul mercato azionario italiano e sulla finanza sostenibile.

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