Un mondo senza gestori attivi? Noioso e forse pericoloso

I fondi passivi hanno attirato 747 miliardi di dollari nel 2022. Ma abbandonare del tutto le strategie attive può essere negativo per gli investitori nel lungo termine.

Johanna Englundh 07/06/2023 | 09:56
Facebook Twitter LinkedIn

US dollars

I fondi passivi con basse commissioni hanno attirato investitori in ogni parte del mondo, ma quello che sembra il futuro degli investimenti potrebbe non essere così positivo per il mercato, almeno non come si pensa. Abbiamo ipotizzato un mondo immaginario con soli fondi indicizzati e visto quali potrebbero essere i pericoli.

L'idea di battere il mercato non sembra più un punto fondamentale per molti investitori, ma sta diventando sempre più popolare l'idea di investire in un fondo che segua un indice e restituisca una performance simile, al netto di una commissione spesso esigua. Nel 2022 i veicoli indicizzati hanno registrato un afflusso di 747 miliardi di dollari a livello globale, mentre le loro controparti a gestione attiva hanno perso 1.276 miliardi di dollari. In questo modo, i fondi indicizzati sono riusciti ad aumentare la loro quota di mercato globale del 2,3%, raggiungendo il 38%. Non si tratta di una tendenza del solo e turbolento 2022: la quota di mercato degli indicizzati è aumentata di circa l'1% all'anno tra il 2008 e il 2013, per poi accelerare e aumentare del 2% all'anno dal 2015 al 2020. Nel 2021 e nel 2022 la quota di mercato degli asset indicizzati è salita rispettivamente del 2,45% e del 2,31%.

I punti di forza dei fondi indicizzati

In generale, i fondi a gestione attiva non sono riusciti a sopravvivere e a battere la media dei fondi passivi, soprattutto su orizzonti temporali più lunghi. Il tasso medio di successo dei gestori azionari attivi in Europa nei 10 anni fino a dicembre 2022 è stato del 23%, mentre il tasso medio di successo dei gestori attivi del reddito fisso è stato del 19%.

In genere, i tassi di successo dei gestori attivi sono più elevati nelle categorie azionarie che si concentrano sui segmenti medi e piccoli dello spettro di capitalizzazione rispetto alle categorie a grande capitalizzazione. I fondi attivi hanno anche maggiori probabilità di successo nelle categorie azionarie in cui l'esposizione media dei peer passivi è strutturalmente orientata verso uno specifico settore economico o è top-heavy in termini di singoli nomi.

Anche le commissioni giocano un ruolo importante: i fondi più economici hanno avuto un successo più che doppio rispetto a quelli più costosi negli Stati Uniti (il success rate è del 36% contro il 16%) nel periodo di 10 anni terminato a dicembre 2022.

"Questo non riflette solo i vantaggi di costo, ma anche le differenze nel tasso di sopravvivenza: il 67% dei fondi più economici è sopravvissuto contro il 59% di quelli più costosi. I fondi economici tendono ad avere il maggior vantaggio rispetto a quelli costosi nei segmenti di mercato con commissioni relativamente elevate", si legge nell'ultimo Barometro Attivi/Passivi USA di Morningstar.

Qual è il problema?

I fondi gestiti attivamente possono compensare le commissioni più elevate con rendimenti più alti. E alcuni lo fanno, qualche volta. Il Barometro Morningstar, tuttavia, indica che potrebbe essere una scommessa più sicura nel lungo termine quella di scegliere un fondo passivo, poiché cercare di battere il mercato tende a tradursi in rendimenti inferiori rispetto alla sua replica. Ma dire che non si può avere successo con un fondo gestito attivamente semplicemente non è vero.

“In ogni asset class c'è sempre spazio per generare alfa, anche se nel lungo periodo l’effetto compounding delle basse commissioni è un fattore fortemente a favore della gestione passiva. Il problema è identificare i gestori attivi che possano effettivamente generare valore”, spiega Jose Garcia-Zarate, Associate Director della ricerca sulle strategie passive di Morningstar.

Lo scopo del Barometro attivi/passivi non è mostrare che le alternative indicizzate sono una forma di investimento superiore, ma piuttosto che generare alfa rispetto ai rendimenti standard del mercato è un'impresa difficile, continua Jose Garcia-Zarate.

"Ora, questo si potrebbe interpretare come un suggerimento ad essere passivi in qualsiasi circostanza, ma non è questa l'idea".

Il problema con un mercato costituito solo da fondi gestiti passivamente è che nessuno prenderebbe posizione sulle opportunità che si presentano a causa di eventi imprevisti. Poiché l'idea di un fondo che replica l'indice è semplicemente scegliere un indice e rispecchiarlo, il fondo apporterà modifiche al suo portafoglio solo se l'indice stesso cambierà. Ciò può causare grandi flussi di capitali, semplicemente perché ci sono ribilanciamenti dell’indice.

"Un modo per pensare a questo è immaginare che le decisioni di investimento siano prese con il pilota automatico: in questo caso, sempre più denaro si riverserà in un insieme di imprese in gran parte in modo indipendente dalle considerazioni che hanno tradizionalmente guidato gli investitori, come offerta, domanda, performance dei manager, potenziale di crescita o altri fattori economici”, ha scritto James Ledbetter, direttore della rivista Inc. e Inc.com, in un articolo sul The New Yorker nel 2016.

Un mercato con più investitori passivi che attivi farà fluire denaro nelle aziende più grandi, indipendentemente dal fatto che queste società stiano effettivamente ottenendo ottimi risultati o meno, afferma Ledbetter.

“Questi casi esistono già oggi, ma il mercato può contare su investitori attivi per contrastarli. Meno investitori attivi ci saranno, tuttavia, più sarà difficile contrastare il fenomeno”, spiega Ledbetter.

“Un mondo senza manager attivi sarebbe contro la natura umana”

Jose Garcia-Zarate non solo afferma che un mondo con solo fondi indicizzati sarebbe "terribilmente noioso", ma anche che andrebbe contro la naturale spinta umana a migliorare.

“Direi addirittura che un mondo di fondi senza gestori attivi andrebbe contro la natura umana. La saggezza delle folle (ovvero la strategia passiva) è una forza potente, ma non dovrebbe essere una scusa per negare il desiderio individuale di fare meglio”, dice.

“Anche se la maggior parte delle persone che cerca di raggiungere questo obiettivo finisce per fallire, ce ne sono molte che non lo fanno e questo dovrebbe essere celebrato e adeguatamente ricompensato. La sfida per questi individui di successo è non cadere nella trappola di pensare di essere immuni al fallimento. Mantenere il successo nel lungo termine è un duro lavoro e non è un processo lineare, il che significa che possono esserci periodi di sottoperformance a breve termine”.

 

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

Iscriviti alle newsletter Morningstar.

Clicca qui.

LEGGI ALTRI ARTICOLI SU
Facebook Twitter LinkedIn

Info autore

Johanna Englundh  è un editore per Morningstar in Svezia.

© Copyright 2024 Morningstar, Inc. Tutti i diritti sono riservati.

Termini&Condizioni        Privacy        Cookie Settings        Disclosures