Bond AT1 in tensione: ma quanto è forte l’impatto sulle banche italiane?

Le autorità finanziarie dell’UE hanno rassicurato sulla priorità dei crediti in caso di crisi bancarie, dopo l’azzeramento dei bond AT1 di Credit Suisse da parte delle authority elvetiche. Tuttavia, il mercato impiegherà un po’ di tempo a tornare alla calma.

Fabrizio Guidoni 28/03/2023 | 10:36
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La decisione, legata all’operazione di salvataggio di Credit Suisse, di azzerare interamente i bond di tipo AT1 (Additional Tier 1 ) della stessa Credit Suisse e di valutare tutte le azioni 3 miliardi di franchi ha rappresentato un particolare cambio di direzione nella classica gerarchia della gestione del credito e dei creditori in caso di crisi di una banca. Non solo. A sua volta, ha anche generato preoccupazioni sul fronte dei bond AT1 delle banche italiane. Tensioni alimentate dal fatto che si tratta del più grande azzeramento di AT1 della storia.

A calmierare a caldo la situazione è arrivato un comunicato firmato dalle authority finanziarie dell’Unione Europea come il Single Resolution Board, l'Eba e la Bce in cui è stato chiarito che, in base alla legislazione europea, le perdite derivanti dalla risoluzione delle crisi bancarie o dalla non sostenibilità saranno comunque ripartite in base alla classica priorità dei crediti. In sostanza, come hanno prontamente messo in evidenza gli analisti di Equita Sim, i regolatori hanno affermato che in casi simili alla crisi di Credit Suisse per gli istituti europei gli strumenti azionari ''sono i primi ad assorbire le perdite'' e che solo successivamente ''gli AT1 dovranno essere svalutati''. Una posizione che per ora non ha ancora eliminato del tutto i dubbi degli investitori sulle garanzie per i titoli AT1 delle banche europee e, quindi, per quelle italiane. Ma come siamo messi su questo tema nel caso degli istituti del nostro Paese?

L’esposizione delle banche italiane agli AT1
L’impatto del comunicato delle authority sulle quotazioni degli strumenti AT1 è stato immediato. Di fatto, però, la situazione di tensione non è stata risolta. In effetti, il giudizio di Equita Sim sui rischi per le banche italiane legati al tema dei bond AT1 di Credit Suisse lascia spazio a un ulteriore periodo di tempo prima che si possa tornare in una condizione di calma verso questi titoli: “Riteniamo che la controversa decisione del regolatore svizzero possa comunque aumentare leggermente il premio al rischio per questa tipologia di strumenti. Per quanto riguarda le banche italiane, gli AT1 pesano per il 15% del Tier1 Capital di Intesa (7,2 miliardi), il 16% per Banco Bpm (1,4 mld), il 34% per Finecobank (500 mln), il 12% per Unicredit (6,1 mld)”.

La mossa di Unicredit sugli AT1
In questo contesto di nervosismo sui bond AT1 ha provato a prendere l’iniziativa Unicredit. Secondo quanto riportato da Reuters, Unicredit ha sottoposto alla Bce la richiesta per rimborsare un AT1 con prima data “call” il 3 giugno, in una mossa segnaletica dell'intenzione di non infrangere la prassi di mercato in un momento critico per il comparto. Si tratterebbe del bond AT1 perpetuo da 1,25 miliardi con cedola al 6,625%.

Secondo alcuni addetti ai lavori, richiamare il bond è positivo per sostenere il mercato di questi strumenti se le banche, come nel caso di Unicredit, hanno cuscinetti di capitale ampiamente sufficienti. A inizio 2023 Unicredit poteva contare su 220 miliardi di attivi immediatamente liquidabili. Può quindi prendersi tutto il tempo a disposizione prima di decidere definitivamente cosa fare, almeno fino a inizio maggio.

Per gli analisti di Websim questo approccio costruttivo di Unicredit dimostra l'intenzione di rispettare la prassi di mercato in un momento critico per il comparto e conferma la elevata solidità patrimoniale dell'istituto. "Il prossimo 24 aprile – ricordano inoltre da Websim - il titolo staccherà un dividendo di 0,9872 euro per azione pari a uno yield del 6% circa”.

Ma quanti bond Credit Suisse AT1 erano in pancia alle banche italiane?
Secondo un’analisi firmata da Bloomberg, alcuni dei maggiori istituti finanziari italiani come Unicredit, Banco Bpm, Assicurazioni Generali, Mediobanca e Banca Generali, non detengono obbligazioni Additional Tier 1 emesse da Credit Suisse. Intesa Sanpaolo, Mediolanum, Unipol e Anima avrebbero un’esposizione "vicina allo zero", quindi quasi nulla, ai bond AT1 del Credit Suiss

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Nome TitoloPrezzoCambio (%)Morningstar Rating
Anima Holding SpA4,18 EUR-1,32
Assicurazioni Generali22,67 EUR0,62Rating
Banca Generali35,34 EUR-0,90
Banca Mediolanum10,17 EUR-0,10
Banco BPM SpA6,39 EUR0,57
Intesa Sanpaolo3,38 EUR0,82Rating
Mediobanca SpA13,50 EUR-0,63
UniCredit SpA35,28 EUR0,56Rating
Unipol Gruppo SpA Az.ordinaria post raggruppamento8,24 EUR1,35

Info autore

Fabrizio Guidoni  collabora con Morningstar come data journalist. Ha una lunga esperienza sul mercato azionario italiano e sulla finanza sostenibile.

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