Cosa aspettarsi dalla trimestrale di Ferragamo?

Gli analisti prevedono un calo delle vendite. Occhi puntati sull’outlook per il 2025 e sugli aggiornamenti legati al nuovo CEO.

Francesco Lavecchia 09/05/2025 | 14:36
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Collageillustrazione di una mano, di un sacco e di un blocco, che rappresentano il liceale.

Salvatore Ferragamo SFER pubblicherà i numeri del primo trimestre il prossimo 14 maggio.

Metriche chiave di Morningstar per Salvatore Ferragamo


Da inizio anno il titolo del lusso Salvatore Ferragamo ha perso il 18,64% e ora le azioni della casa di moda fiorentina viaggiano attorno ai minimi di sempre a EUR 5,665 (al 9 maggio). L’andamento del prezzo di mercato, però, sembra dirci che le difficoltà dell’azienda vanno oltre la minaccia dei dazi USA.

Il titolo sta seguendo da tempo un trend ribassista che lo ha portato a svalutarsi del 75% rispetto ai massimi toccati a fine 2021. Jelena Sokolova, senior equity analyst di Morningstar, ha detto in una nota del 7 marzo scorso che Ferragamo sta pagando la mancanza di economie di scala rispetto ai competitor più grandi e la minore capacità di investire nel marketing e nella crescita del marchio. I conti dell’azienda, infatti, dicono che gli ultimi due esercizi si sono chiusi con un calo dei ricavi rispetto all’anno precedente e il 2024 è stato il primo anno dal 2020 in cui c’è stata una contrazione degli utili.

Salvatore Ferragamo: quali fattori impatteranno sulla trimestrale?

Gli analisti hanno basse aspettative per la prima trimestrale di Ferragamo. Le debolezze del settore, che soffre la contrazione della domanda cinese, unite a quelle dell’azienda e un quadro macro incerto a causa della guerra commerciale tracciano prospettive poco incoraggianti per il brand fiorentino.

Gli analisti di Equita SIM si aspettano una partenza lenta di Ferragamo nel primo trimestre: “Prevediamo un calo delle vendite dell’1% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, in linea con le dichiarazioni dalla società fatte in occasione della conference call di inizio marzo, nella quale indicava una crescita piatta per i primi due mesi dell’anno”. Relativamente ai risultati previsti per l’esercizio 2025, Equita SIM si aspetta un altro calo dei ricavi: “Abbiamo tagliato le nostre stime relativamente al fatturato e all’EBIT, a causa della minore crescita organica e del negativo impatto dei tassi di cambio, nonché quelle del target price, ora pari a EUR 6,40”. A pesare sui conti dell’azienda, dicono gli analisti, ci sono anche gli effetti indiretti sulla domanda prodotti dalla recente incertezza legata ai dazi sia negli USA che in Cina. Ferragamo è tra i titoli più esposti alla problematica dei dazi con un 30% del fatturato prodotto negli Stati Uniti e una forte dipendenza dalla spesa dei consumatori cinesi.

Ancora più pessimisti sui conti di Ferragamo sono gli analisti di Mediobanca, che prevedono un calo delle vendite del 3% rispetto al primo trimestre dello scorso anno a causa di “un probabile ulteriore peggioramento del business, in particolare in nord America”.

In vista della pubblicazione dei numeri del primo quarter, gli analisti di Intesa Sanpaolo hanno ridotto il target price sul titolo Salvatore Ferragamo da EUR 6,8 a EUR 6,1 confermando la loro raccomandazione “neutral”. Nella loro nota, gli analisti hanno affermato che a causa del contesto macro sfavorevole prevedono un ritorno alla crescita delle vendite per il brand italiano non prima del 2026.

Salvatore Ferragamo cerca un nuovo CEO

Oltre ai numeri dei primi tre mesi del 2025, gli investitori sono interessati ad eventuali aggiornamenti sul nuovo CEO del gruppo. Marco Gobbetti ha lasciato la sua carica di amministratore delegato lo scorso 6 marzo, dopo poco più tre anni, e in attesa di un suo successore il timone dell’azienda è passato nelle mani del presidente Leonardo Ferragamo e di un comitato consultivo di presidenza.

Gobbetti, scrive Sokolova in un recente report, è l’ultimo di una serie di amministratori delegati che non sono riusciti a imprimere una svolta all’azienda dalla metà del 2010 e la recente debolezza del titolo, aggiunge, sconta anche l’incertezza su un eventuale piano di risanamento della società.

Secondo gli analisti di Intesa Sanpaolo, invece, le dimissioni di Gobbetti non sono preparatorie a una vendita della società e non possono neanche essere considerate come punto di svolta per il rilancio del brand.


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Francesco Lavecchia

Francesco Lavecchia  è Research Editor di Morningstar in Italia

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