Il crollo di Credit Suisse: la storia recente di scandali e fallimenti

Credit Suisse è l'ultima vittima, e anche la più grande, di una nuova crisi di fiducia nel settore bancario. Ecco la cronologia degli eventi che la hanno portata alla sua fusione con UBS.  

Johanna Englundh 21/03/2023 | 09:47
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Credit Suisse sign outside building

Nel suo secolo e mezzo di vita, Credit Suisse ha sostenuto l'industrializzazione del suo paese, ha contribuito a posizionare la Svizzera in prima linea nella finanza internazionale e si è persino scontrata con i titani dell'investment banking di Wall Street. Negli ultimi tre anni, un ritmo costante di scandali e scarsi risultati ha demolito la reputazione di Credit Suisse non solo come importante attore globale, ma anche come degno concorrente della rivale locale UBS. Analizziamo la cronologia degli eventi che hanno visto il loro epilogo con l’acquisizione da parte di UBS.

 

Febbraio 2020: uno scandalo di spionaggio rovescia il CEO
Il mandato quinquennale dell'amministratore delegato di Credit Suisse, Tidjane Thiam, è terminato bruscamente il 7 febbraio 2020 dopo che un'indagine ha scoperto che la banca aveva assunto investigatori privati per spiare il suo ex capo del wealth management Iqbal Kahn, che aveva lasciato per lavorare per UBS.

Il Credit Suisse ha ripetutamente minimizzato l'episodio come un incidente isolato, ma secondo l'autorità di regolamentazione la banca aveva pianificato sette diverse operazioni di spionaggio tra il 2016 e il 2019 e ne ha eseguite la maggior parte.

Marzo 2021: Greensill Capital crolla e Credit Suisse perde denaro
Greensill Capital, una società finanziaria britannica specializzata in prestiti aziendali a breve termine tramite un modello di business complesso e opaco, fallisce nel 2021. Credit Suisse aveva investito molto nell'azienda ed è stata costretta a chiudere quattro fondi collegati in cui erano stati allocati circa 10 miliardi di dollari.

Secondo l'autorità di regolamentazione finanziaria svizzera FINMA, la banca "ha gravemente violato i suoi obblighi di vigilanza" e ha inoltre avviato quattro procedimenti esecutivi contro ex dirigenti di Credit Suisse.

Marzo 2021: Archegos dichiara default e Credit Suisse perde ancora denaro
Appena tre settimane dopo il fallimento di Greensill, il Credit Suisse perde altri 5,5 miliardi di dollari in seguito al fallimento del family office statunitense Archegos Capital Management.

"Le perdite relative ad Archegos subite da Credit Suisse (CS) sono il risultato di un fondamentale fallimento della gestione e dei controlli nella investment bank di CS e, in particolare, nella sua attività Prime Services", ha affermato lo studio legale Paul Weiss, Rifkind, Wharton & Garrisson. 

Ottobre 2021: una pesante multa per corruzione in Mozambico
Credit Suisse è stata multata per 475 milioni di dollari dalle autorità statunitensi e britanniche dopo essere stata coinvolta in uno scandalo di corruzione in Mozambico relativo a prestiti a favore di società di proprietà statale. I prestiti avrebbero dovuto finanziare progetti di sorveglianza marittima, pesca e cantieri navali, ma sono stati in parte dirottati per tangenti. Il Mozambico ha beneficiato anche di un prestito da parte di Credit Suisse che è stato tenuto segreto al Fondo monetario internazionale. Quando il FMI è venuto a conoscenza di questo prestito ha ritirato il suo sostegno al Mozambico mandando in crisi l'economia del paese. 

Gennaio 2022: il “riparatore” va via dopo nove mesi
Antonio Horta-Osorio, ex CEO di Lloyds Banking Group, è stato nominato nuovo Presidente di Credit Suisse nel maggio 2021 per raddrizzare la nave dopo i fallimenti di Archegos e Greensill. Horta-Osorio gode di ottima reputazione, dopo che è riuscito a salvare Lloyds dall’onda della crisi finanziaria globale, e promette di portare una migliore gestione del rischio al centro della cultura del Credit Suisse.

Horta-Osorio viene però accusato di aver infranto le restrizioni Covid della Svizzera e si dimette dal suo incarico dopo soli nove mesi. Ai tempi in cui era presidente, ha affermato che la crisi di Credit Suisse è stata peggiore di qualsiasi altra cosa avesse sperimentato nella gestione di diverse banche nei suoi tre decenni e mezzo di carriera. 

Febbraio 2022: fuga di dati da The Suisse Secrets
Un'inchiesta giornalistica ha rivelato che dozzine di personaggi noti, tra cui capi di Stato, funzionari dell'intelligence, signori della droga e uomini d'affari, noti per il loro coinvolgimento in violazioni dei diritti umani, traffico di sostanze stupefacenti, corruzione, riciclaggio di denaro e altri gravi crimini, hanno nascosto fondi in Credit Suisse.

L'indagine si è basata su una fuga di notizie relative ai dati su oltre 18.000 conti bancari su cui erano versati complessivamente più di 100 miliardi di dollari. Il Credit Suisse ha respinto le accuse. 

Marzo 2022: un giudice delle Bermuda condanna Credit Suisse a pagare una multa da 553 milioni di dollari
Alla fine di marzo 2022, un giudice delle Bermuda ha stabilito un risarcimento di 553 milioni di dollari a causa dei fallimenti di Credit Suisse Life Bermuda, il braccio locale di assicurazione sulla vita del Credit Suisse. Il tribunale ha rilevato l’esistenza di una frode commessa da un ex banchiere di successo della banca svizzera, Patrice Lescaudron, e dall’l'ex Primo ministro georgiano, Bidzina Ivanishvil. Lescaudron è stato condannato a cinque anni di carcere. 

Giugno 2022: riciclaggio di denaro sporco
Nel giugno 2022 il Tribunale penale federale svizzero ha dichiarato colpevoli Credit Suisse e un suo ex dipendente per non aver impedito il riciclaggio di denaro sporco da parte di trafficanti di cocaina bulgari dal 2004 al 2008. Alla banca è stata inflitta una multa di 2,1 milioni di dollari. 

"L'azienda avrebbe potuto impedire l'infrazione se avesse adempiuto ai propri obblighi organizzativi", ha affermato il giudice nella sua sentenza, aggiungendo che i superiori dell'ex dipendente erano stati "passivi". 

I trafficanti di droga avrebbero riciclato più di 146 milioni di franchi attraverso i conti della banca e l'ex dipendente di Credit Suisse ha dichiarato durante le udienze che la banca ha continuato a gestire i fondi anche dopo aver appreso di omicidi e traffico di cocaina presumibilmente legati ai clienti. La banca ha negato l'illecito e ha dichiarato di voler presentare ricorso contro la decisione. 

Ottobre 2022: un altro tentativo di inversione di tendenza
La nuova coppia al comando, composta dal presidente Axel Lehmann e dall'amministratore delegato Ulrich Koerner, ha indicato un ritorno alle radici svizzere di Credit Suisse come la migliore via da seguire. Hanno deliberato un piano per tagliare 9.000 posti di lavoro e sono riusciti a raccogliere 4 miliardi di dollari di capitale fresco. Nell'ambito di questa raccolta di fondi, la Saudi National Bank ha acquistato una quota del 9,9% diventando il maggiore azionista di Credit Suisse. 

Febbraio 2023: Credit Suisse segnala massicci deflussi
L'ambizioso piano non è riuscito nel suo intento, come hanno mostrato i risultati del quarto trimestre a febbraio. I deflussi dei clienti sono saliti a oltre 110 miliardi di franchi e la banca ha subito la più grande perdita annuale dalla crisi finanziaria. Le azioni della banca sono scese del 15% dopo la pubblicazione dei risultati. 

Marzo 2023: picchiata finale
8 marzo: il Credit Suisse ritarda la pubblicazione dei conti del 2022 perché ha ricevuto una chiamata dalla Securities and Exchange Commission degli Stati Uniti la notte prima che ha messo in dubbio le revisioni dei rendiconti finanziari del 2019 e del 2020, nonché i relativi controlli.

14 marzo: quando finalmente ha pubblicato il suo annual report, Credit Suisse ha ammesso di avere "debolezze sostanziali" nei suoi controlli finanziari e ha annunciato la fine dei bonus a favore dei consiglieri di amministrazione. La notizia è arrivata anche in un momento in cui i mercati erano già fragili a causa del fallimento delle banche regionali americane Silicon Valley Bank e Signature. "Credit Suisse era già sotto pressione. Molti clienti e finanziatori avevano perso la fiducia, portando a sostanziali ritiri di fondi nel quarto trimestre del 2022, e il costo del finanziamento è aumentato con l'incremento degli spread sui CDS", afferma l'analista bancario di Morningstar, Johann Scholtz.

15 marzo: Bloomberg TV ha chiesto al presidente della Saudi National Bank se avrebbe offerto ulteriore sostegno finanziario al Credit Suisse. La sua risposta è stata "assolutamente no", innescando il panico sui mercati e facendo crollare le azioni dell'istituto di credito del 24% a fine della giornata.

16 marzo: le azioni Credit Suisse rimbalzano dopo che la Banca nazionale svizzera concede nuova liquidità alla banca per un importo pari a 50 miliardi di franchi. Ciò ha risposto alle preoccupazioni sul capitale a breve termine, ma non alla domanda su come Credit Suisse avrebbe arginato l'esodo dei suoi clienti. Quel giorno, chiaramente rammaricato per le parole che hanno fatto crollare il valore del suo investimento, Ammar Al Khudairy della Saudi National Bank ha fatto riferimento ai "solidi ratio patrimoniali" della banca e ha chiarito che a Credit Suisse "va tutto bene".

17 marzo: a dire il vero, non va tutto bene. Il Credit Suisse chiude la settimana con deflussi giornalieri di circa 10 miliardi di dollari, come riportato dal Wall Street Journal.

18 marzo: la Banca nazionale svizzera non è riuscita a ripristinare la fiducia con la sua linea di credito e insieme al controllore finanziario svizzero FINMA sta mediando l’acquisizione di Credit Suisse da parte di UBS al fine di sostenere il sistema finanziario svizzero, come riferisce il Financial Times.

19 marzo: UBS accetta di rilevare Credit Suisse per 3 miliardi di franchi svizzeri in azioni e accetta di assumersi fino a 5 miliardi di franchi di perdite. Gli obbligazionisti di bond subordinati AT1, per un valore di 16 miliardi di franchi, sono  spazzati via. Gli azionisti ottengono l'equivalente di 0,76 franchi per azione, il 59% in meno rispetto a quanto valevano alla chiusura precedente e meno di un decimo del loro valore al momento della partenza di Tidjane Thiam nel febbraio 2020.

I 167 anni di storia del Credit Suisse sono giunti al termine. UBS è la banca sopravvissuta all'affare e le sue azioni hanno chiuso la loro prima sessione di negoziazione dopo l’annuncio dell’acquisizione in rialzo dell'1,3%.

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