Un anno di guerra sui mercati: cosa insegnano gli shock geopolitici del passato

Abbiamo messo a confronto l’andamento delle Borse negli ultimi dodici mesi con quello che è accaduto dopo l’attacco alle Torri Gemelle e altri quattro conflitti. Ecco cosa abbiamo imparato.

Sara Silano 22/02/2023 | 08:34
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Guerra-Ucraina e mercati

-I mercati azionari sono in ripresa dall’inizio del 2023, ma il rischio geopolitico rimane una variabile da non sottovalutare.

- L’analisi dei rendimenti e delle perdite degli indici azionari durante i precedenti shock geopolitici rivela che le reazioni sono state diverse perché i contesti economici erano differenti.

-Secondo gli esperti di MIM, rimanere investiti in base ai propri obiettivi di lungo periodo è la strategia con le più alte probabilità di successo.

I mercati finanziari europei hanno reagito con nervosismo all’invasione russa in Ucraina il 24 febbraio 2022, anche se non c’è stato un vero e proprio crollo. Dopo una settimana, l’indice Morningstar Europe perdeva circa il 2,5%, quello italiano intorno al 6%. Le Borse mondiali segnavano, invece, un progresso.

Lo scoppio della guerra ha cambiato il sentiment degli investitori, che nel corso del 2022 hanno poi dovuto fare i conti con una serie di altri eventi negativi, tra cui la crisi energetica, l’impennata dell’inflazione, l’innalzamento dei tassi di interesse e la debolezza economica. Così il bilancio delle Borse europee si è aggravato e le perdite a fine anno hanno sfiorato il 13% (-10% l’indice Morningstar Italy). Segno meno anche per le Borse mondiali.

Il nuovo anno è cominciato all’insegna degli acquisti sulle piazze finanziarie internazionali. A un anno dallo scoppio della guerra, gli indici Morningstar azionari europeo e globale sono tornati in positivo (al 21 febbraio 2023), ma il rischio geopolitico rimane una variabile da non sottovalutare.

La lezione degli shock passati

Uno sguardo al passato può aiutarci a non perdere la bussola, pur ricordando che le reazioni agli eventi geopolitici sono state diverse a seconda dei casi e dei contesti macroeconomici. Abbiamo considerato cinque eventi passati che hanno in varia misura innalzato il rischio sui mercati (vedi grafico in alto), analizzando le performance dodici mesi dopo lo shock e la perdita massima conseguita (in gergo tecnico max drawdown, ossia il declino dal picco al punto minimo durante il periodo considerato).

Come indicatore del rischio geopolitico, abbiamo utilizzato il GPR index (Geopolitical Risk Index), che misura gli eventi geopolitici avversi e i relativi rischi, basandosi sul numero di articoli di giornale che li riguardano e seguendone l’evoluzione. L’attuale indice parte dal 1985, mentre quello storico risale al 1900. Nel grafico qui sotto è presentato il suo andamento dal 2000 ad oggi.

Torri Gemelle – 11 settembre 2001

L’11 settembre 2001 una serie di attacchi suicidi, da parte di un gruppo di terroristi appartenenti ad Al Qaida, colpì obiettivi civili e militari negli Stati Uniti, comprese le Torri Gemelle, il cuore della finanza (World Trade Center). Sui mercati, l’impatto fu immediato, generando una pioggia di vendite, ma dopo tre mesi Wall Street era già tornata in positivo.

Un anno dopo, però, la Borsa americana era in pesante ribasso, schiacciata dallo scoppio della bolla Internet e dalla recessione, con conseguenze negative su tutti i listini mondiali, compresi quelli europei.

Guerra in Iraq – 20 marzo 2003

La seconda guerra del Golfo, parte della lotta al terrorismo, è cominciata il 20 marzo 2003 con l’invasione dell’Iraq da parte di una coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti ed è terminata il 18 dicembre 2011 con il passaggio definitivo di tutti i poteri alle autorità irachene.

Quando gli investitori hanno capito che non era una “guerra lampo”, sui mercati sono piovute le vendite ed è partita la corsa ai beni rifugio come l’oro e ai titoli meno rischiosi come le obbligazioni. L’incertezza sui pozzi di petrolio in fiamme ha fatto balzare le quotazioni del greggio.

Un anno dopo, però, le Borse mondiali avevano ampiamente recuperato e mettevano a segno rialzi medi intorno al 18% in euro (indice Morningstar global markets). Nel 2004, l’economia mondiale aveva accelerato, segnando una crescita del 5,1% (fonte: Fondo monetario internazionale), spinta soprattutto dalla Cina e dall’India.

La geopolitica non sembrava rappresentare un grande problema per i mercati negli anni successivi allo scoppio della guerra, come si può vedere dall’indice GPR nel grafico.

Prima guerra civile in Libia (Primavera araba) – 15 febbraio 2011

La prima guerra civile in Libia ha avuto luogo tra il 15 febbraio e il 23 ottobre 2011 e ha portato al rovesciamento del governo di Muammar Gheddafi. Nata come insurrezione popolare sull’onda della Primavera araba, ossia dei movimenti di protesta in diversi paesi dell’Africa settentrionale, causati da numerosi fattori tra cui la violazione dei diritti umani, la corruzione, la povertà e l’assenza di libertà individuali, si è poi trasformata in un conflitto civile che ha portato all’affermazione del Consiglio nazionale di transizione.

La Primavera araba ebbe un impatto sulla crescita economica delle regioni interessate, ma anche sulle relazioni commerciali con l’Unione europea, in particolare l’Italia. Tuttavia, in quegli anni i mercati finanziari erano scossi da un altro spettro, la crisi del debito sovrano nell’area euro, che stava toccando i Paesi più vulnerabili, i cosiddetti PIIGS (Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna). Le Borse del Vecchio continente segnavano, quindi, pesanti ribassi, affossate soprattutto dai titoli bancari, più esposti alle obbligazioni governative.

Annessione della Crimea – 20 febbraio 2014

L’annessione della Crimea alla Russia è l’episodio che ha più punti di contatto con l’attuale guerra, tra gli eventi geopolitici recenti. A seguito della rivoluzione in Ucraina del 2014, Mosca inviò delle truppe “senza insegne” a prendere il controllo del governo locale e, in seguito a un referendum non riconosciuto da gran parte della comunità internazionale, le autorità della Crimea firmarono l’adesione formale alla Russia il 18 marzo di quell’anno.

Le tensioni in Crimea provocarono volatilità sui mercati finanziari, in particolare quelli europei, a ridosso del referendum per i timori dello scoppio di un conflitto. Ma le preoccupazioni proseguirono anche nei mesi successivi, a seguito delle sanzioni imposte a Mosca dall’Unione europea e dagli Stati Uniti. Nel Bollettino economico della Banca d’Italia di ottobre 2014 si legge: “In prospettiva un aggravamento della situazione potrebbe produrre impatti significativi per l’economia europea; le ripercussioni sulle forniture energetiche rimangono il principale fattore di rischio”.

Droni sull’Arabia Saudita – 14 settembre 2019

Il 14 settembre 2019, droni armati colpirono dei giacimenti petroliferi in Arabia Saudita. L’attacco fu rivendicato dai ribelli Houthi dello Yemen e si colloca nell’ambito di un conflitto che dura da anni in quella regione del Golfo Persico.

Fonti saudite parlarono di uno stop a circa metà della produzione di petrolio del Paese e l’impatto sulle quotazioni del greggio fu immediato, con i future sul Brent che a Londra segnarono in pochi secondi il maggior rialzo dal loro lancio nel 1988, per poi stabilizzarsi. I mercati azionari accusarono il colpo, ma lo shock fu di breve durata, perché erano sulla strada di un rally favorito dalle politiche monetarie espansive delle banche centrali. Sui media, si parlò del 2019 come “anno straordinario”, perché tutte le principali asset class erano in crescita.

Investimenti a prova di shock

Pochi mesi dopo, lo scoppio della pandemia di Covid-19 farà crollare i listini, che però ritroveranno la strada dei rialzi fino al 2022, quando le strette monetarie, il picco dell’inflazione e la guerra in Ucraina, segneranno una battuta d’arresto per le attività finanziarie, con pochissimi posti in cui rifugiarsi.

L’analisi degli shock geopolitici del passato ci insegna che le reazioni sono state diverse a seconda dei casi. Nell’ultimo anno abbiamo dovuto affrontare numerose sfide, oltre alla guerra, ma come in altri periodi di volatilità c’è stata anche una risposta emotiva che ha innescato le vendite sui mercati. Come spiega Nicolò Bragazza, associate portfolio manager di MIM, “il rischio geopolitico impatta i portafogli indirettamente tramite un aumento dell'avversione al rischio ed è difficile identificare ex ante quale asset sarà più colpita”.

Cosa possiamo fare come investitori?

"Gli investimenti hanno obiettivi di lungo termine ed è importante ricordarlo, in particolare nel momento in cui ci sentiamo tutti a disagio con i movimenti del mercato", dice Dan Kemp, CEO globale di MIM. "Dobbiamo ragionare con un orizzonte di lungo termine, ma dove è necessario apportare modifiche al portafoglio e non ignorare cosa sta succedendo”.

Insomma, non lasciarsi sopraffare dalle emozioni e rimanere fedeli ai propri obiettivi di lungo periodo sembra essere il miglior modo per mantenere in salute il portafoglio.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Sara Silano

Sara Silano  è caporedattore di Morningstar in Italia

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