Emergenti, bisogna aver paura della Cina?

Pechino sta interferendo nell’andamento di alcune società quotate. Il fatto che l’azionario del paese rappresenti più di un terzo degli indici e dei portafogli dedicati agli emerging, dicono gli analisti di Morningstar, crea preoccupazione. Ma non c’è un allarme. 

Marco Caprotti 18/11/2021 | 11:55
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cina

La Cina può rappresentare un pericolo per chi investe nei mercati emergenti? La domanda nasce guardando il peso che l’azionario del paese asiatico ha negli indici e nei portafogli dedicati ai paesi in via di sviluppo e osservando le azioni di interferenza che il governo sta attuando su alcune società quotate in Borsa.

L’azionario del paese asiatico forma più di un terzo del paniere Morningstar Emerging Markets ed è presente con una quota simile (mediamente) nei fondi della categoria Morningstar specializzati sui paesi in via di sviluppo a livello globale venduti in Italia alla clientela retail.

“Il mercato cinese oggi è sotto i riflettori, ma per ragioni molto diverse rispetto al passato, quando se ne parlava per la sua forte crescita”, dice Daniel Sotiroff, Senior manager research analyst di Morningstar Research Services. “Negli ultimi mesi il partito centrale non ha esitato a condizionare alcune delle società quotate in Borsa. Queste circostanze non sono nuove per i mercati emergenti. Le azioni dei governi hanno influito negativamente sulla performance dei titoli in altri paesi in via di sviluppo nell'ultimo decennio, ad esempio in Russia e Brasile”.

Restando in Cina, alla fine dello scorso anno, il partito centrale ha bloccato lo sbarco in Borsa di Ant Group. Pochi mesi dopo, ha imposto a diverse società del segmento tutoring quotate di cambiare il loro status in organizzazioni senza scopo di lucro. “Nessuno dei due eventi è stato positivo per gli investitori, nemmeno in termini di fiducia nel mercato cinese”, dice l’analista. Ant Group non è stata in grado di raccogliere capitali attraverso il mercato pubblico e società di tutoring, come Gaotu Techedu e TAL Education Group, hanno visto i loro prezzi diminuire di oltre l'80% in pochi mesi.

Ci sono rischi?
Detto questo, va anche aggiunto che il mercato azionario cinese non è più rischioso di quanto lo fosse diversi anni fa. “Il governo ha sempre lavorato dietro le quinte per guidare la crescita economica del paese e stimolare le quotazioni azionarie”, dice l’analista. Il partito centrale cinese è stato in gran parte responsabile dell'espansione della sua economia attraverso una serie di riforme iniziate alla fine degli anni '70. Da allora, ha allentato o inasprito le restrizioni come riteneva opportuno, con implicazioni, sia positive che negative, per gli investitori”.

Sebbene le interferenze non siano niente di nuovo per la Cina, si nota comunque che è cambiato il campo in cui il governo opera. “Le ultime azioni del partito centrale sono state rivolte direttamente verso aziende private”, dice l’analista. “Questo ci dice chiaramente che il governo in futuro non limiterà più la sua interferenza alle imprese statali”.

Non evitare gli emergenti
Come devono comportarsi gli investitori interessati ai mercati emergenti e preoccupati per quello che succede in Cina, alla luce del peso che il paese ha nei portafogli e nei panieri? “Evitare del tutto i mercati emergenti è una scelta che non ha senso”, spiega l’analista. “Eliminarli azzererebbe qualsiasi potenziale rialzo offerto da questo segmento. Consideriamo anche che i loro vantaggi sono già limitati dal fatto di essere una parte ridotta del mercato globale”.

Bisogna poi tenere presente la posizione della Cina nel contesto delle Borse mondiali. “Le azioni cinesi rappresentano solo il 4% della capitalizzazione del mercato globale e devono fare molta strada per raggiungere, ad esempio, la quota del 59% dell’azionario Usa. Nell’ambito di un portafoglio diversificato a livello mondiale, quindi, i rischi specifici portati dai titoli cinesi sono relativamente contenuti”.

Nella tabella in basso sono elencati i 10 fondi che hanno meno presenza netta di azionario cinese in portafoglio.

Fondi con meno Cina
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Nella tabella sotto, invece, sono elencati i 10 fondi che hanno la maggiore presenza netta di azionario cinese in portafoglio.

Fondi con più Cina
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Come vanno gli emergenti
Allargando lo sguardo ai paesi emergenti nel loro complesso la situazione appare delicata. Il segmento, infatti, pur essendo in crescita, fa fatica a tenere il passo con il resto del mercato mondiale.

L’indice Morningstar Emerging Markets nell’ultimo mese (fino al 17 novembre e calcolato in euro) ha guadagnato il 3,25%, portando a +11,7% la performance da inizio anno. In quattro settimane il paniere Global Markets ha segnato +5,8% (+27,92% da gennaio).

Indici Morningstar EM e Global Markets a confronto da inizio anno
Indice EM

I fondi raccolti nella categoria Global emerging market hanno guadagnato, mediamente, il 2,8% in un mese e il 10,6% da gennaio.

Andamento Categoria Morningstar Global EM da inizio anno
categorie a confronto

Andando nel dettaglio regionale la situazione diventa decisamente eterogenea, dimostrando ancora una volta che i paesi in via di sviluppo non sono tutti uguali. Da inizio anno, i fondi specializzati sull’Europa emerging hanno guadagnato, mediamente, il 32,4%. Quelli che si concentrano sull’Asia-ex Japan hanno segnato +9%, mentre quelli dedicati all’America latina hanno registrato -6,8%.

Categorie Morningstar Europa emergente, Latam e Asia-ex Japan a confronto
categorie a confronto

“Quando si parla di mercati emergenti, vale sempre la pena ricordare che queste azioni sono tra le più rischiose al mondo”, spiega Sotiroff. “Ma hanno anche possibilità maggiori di essere valutate in modo errato. Ciò crea opportunità per i gestori attivi di trovare buone opportunità di investimento, rispetto agli strumenti indicizzati”.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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