La notizia che Tesla stia per essere inclusa nello S&P500 mi ha lasciato tre volte divertito. Innanzitutto, non mi ero nemmeno reso conto che non fosse già nell’indice. In secondo luogo, l’annuncio è servito a ricordare che lo S&P500 segue una metodologia di costruzione un po’ strana, non essendo né una pura rappresentazione delle più grandi azioni statunitensi né un benchmark strategic beta che mira a battere il mercato. È principalmente il primo, con un tocco di secondo. In terzo luogo, le azioni di Tesla sono immediatamente balzate del 13% sull’annuncio che sarebbero state incluse nell’indice, il che non ha senso, perché la decisione di Standard & Poor era inevitabile. Era solo questione di tempo.
L’aggiunta di Tesla aumenterà la concentrazione dello S&P500, cosa importante dato che il benchmark ha già attualmente il più alto livello di concentrazione degli ultimi 25 anni. In media, i primi dieci titoli dello S&P 500 rappresentano circa il 20% delle attività totali dell'indice, ma questa cifra è aumentata notevolmente negli ultimi 18 mesi, raggiungendo il 28% a giugno. Da allora, il peso delle prime dieci partecipazioni è aumentato ulteriormente e, contando l’aggiunta di Tesla, ora rappresenta il 34% del portafoglio.
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