Attenti al peso dell’azionario Usa

L’equity americano è molto caro e tende ad essere troppo rappresentato nei portafogli. Le posizioni vanno ridotte, dicono da MIM, ma sarebbe un’errore eliminarle del tutto. Ecco perché.

Marco Caprotti 06/08/2019 | 12:42
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Qual è il giusto peso da dare all’azionario Usa in portafoglio? La domanda assume particolare rilevanza in un momento in cui l’equity a stelle e strisce mostra valutazioni molto alte a causa delle quali è difficile andare a cercare occasioni di investimento.

L’indice Morningstar US, da inizio anno ha guadagnato (in dollari e fino al 5 agosto) poco più del 15%. Allargando l’orizzonte temporale, il paniere è salito in 10 anni (in termini annualizzati) del 13,3%.

Indice Morningstar Us
grafico Usa agosto

Dati in dollari aggiornati al 5 agosto 2019
Fonte: Morningstar Direct

L’analisi dei grafici (vedi sotto) mostra come il mercato yankee abbia valutazioni alte anche nei confronti dell’Europa e dei paesi emergenti.

grafici a confronto

“Riteniamo che ci siano molte prove che supportano la nostra visione riguardo al fatto che le azioni Usa siano troppo care”, spiega Emma Morgan, portfolio manager Europe, Middle East & Africa di Morningstar Investment Management. “Le nostre valutazioni ci hanno portato a ridurre le posizioni sull’azionario americano ma, a seconda dell’obiettivo degli investimenti, non lo abbiamo abbandonato”.

Troppo Usa nei portafogli
Secondo Morgan, uno dei problemi che si incontrano nella composizione di un portafoglio (soprattutto quando un mercato è partcilarmente sopravvalutato, è che ci sono delle discrepanze fra le dimensioni della sua economia e la rappresentanza che hanno le sue azioni. Ad esempio, l’equity Usa forma il 55% dell’universo investibile a livello globale mentre l’economia americana compone solo il 24% di quella mondiale (secondo i dati della Banca Mondiale). “Il paese insomma, è sovrarappresentata rispetto alla sua importanza reale”, dice Morgan. “La Cina, ad esempio, contribuisce al 15% del Pil mondiale ma forma soltanto il 3% dei panieri mondiali. Il messaggio è chiaro: i mercati sviluppati hanno un peso troppo alto rispetto alla loro importanza mentre quelli emergenti non sono presenti in maniera sufficiente”.

Il mercato equity non coincide con il peso delle singole economie
Economie vs stocks

 Abbandonare gli Usa?
“Quando si costruisce un portafoglio bisogna avere un approccio olistico senza concentrarsi su un singolo elemento”, dice Morgan. “Tuttavia ci sono dei fattori che è sempre bene tenere in considerazione”.

-Opportunità: “Bisogna guardare a tutte le opportunità che vengono offerte”, dice Morgan. “Quando è il caso, occorre fare delle scelte di nicchia per migliorare il rapporto rischi/rendimento all’interno del portafoglio”.

-Limiti di portafoglio: “Ci sono portafogli che hanno la flessibilità per operare su strumenti che ad altri sono negati”, dice Morgan. “Il mercato Usa è sicuramente sopravvalutato, ma ci sono alcuni asset al suo interno che possono avere valutazioni ragionevoli”.

Costi: “A parità di condizioni dobbiamo sempre favorire gli investimenti che costano meno”, spiega Morgan. “Ma conviene considerate tutti gli oneri legati a un investimento. In questo senso i mercati più sviluppati, come gli Stati Uniti, hanno un vantaggio sugli altri”. I costi di trading sui mercati developed di solito sono più bassi rispetto alla compravendita di azioni sui mercati emerging.

-Diversificazione: “Bisogna cercare un buon mix di asset che abbiano la tendenza a contenere le perdite e diano un buon rendimento (aggiustato per il rischio)”, dice Morgan. “Avere in portafoglio asset costosi come quelli Usa può essere appropriato, anche se è meglio averne una minore quantità rispetto al passato”.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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