Le small cap globali sanno farsi valere

Il segmento ha battuto le blue chip in diverse fasi di mercato e di tassi. Offre diversificazione e rendimenti. Ma non tutti possono trarne vantaggio. 

Marco Caprotti 18/05/2016 | 09:50
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Meglio non sottovalutare le piccole. Nemmeno quando si parla di azionario internazionale. E’ vero che la categoria Morningstar dedicata ai fondi specializzati nell’azionario globale small cap non sta brillando. Ma è anche vero che, con il suo -4,8%, sta facendo meglio, ad esempio, del segmento dedicato alle blue chip blend e a quelle growth. Quando poi, come nel 2015, le cose non sono andate male, ha superato tutte le altre sottocategorie con un +12%.

A suo modo si è distinta anche nelle fasi negative. L’osservazione del Max drawdown indica che, dai massimi degli ultimi tre anni, si è persa per strada il 12,7%, facendo comunque meglio delle solite big cap blend e, in questo caso, delle value. La categoria dedicata alle small cap globali si differenzia dalle sue cugine anche sotto il profilo obbligazionario. Le società presenti nei fondi raccolti in questo segmento hanno, mediamente, un giudizio sul merito di credito pari ad AA. Le blend, da parte loro, possono vantare una doppia B, mentre le value arrivano a tre B.

Va detto che il segmento delle piccole non è per tutti. “Le small cap hanno il potenziale per offrire una buona diversificazione – che può abbassare la volatilità generale del portafoglio - e rendimenti interessanti”, spiega uno studio Ajay Krishnan, analista della società di consulenza Wasatch Advisors. “Ma si tratta di un asset che non sempre viene preso in considerazione dagli investitori privati o dai money manager. Non sono molti gli operatori che hanno le risorse necessarie per seguire in maniera costante le opportunità di investimento di questo comparto. Chi dispone di un network di ricerca a livello globale, invece, ha la possibilità di trovare società a un prezzo ragionevole, con buone possibilità di crescita”.

A caccia delle piccole
Ma anche chi ha i mezzi, non ha vita facile. Per small cap, in genere si intendono quelle società con una capitalizzazione di mercato di almeno 500 milioni di dollari (al di sotto di questa cifra si parla di micro cap), ma che non supera i 5 miliardi. Comprese in questa forchetta, in giro per il mondo ce ne sono circa 8mila. “Ma non tutte sono coperte dalla ricerca degli analisti e solo una porzione di queste ha la liquidità necessaria per essere presa in considerazione dai grandi gestori”. Tutto questo non sembra minare più di tanto le potenzialità di rendimento del segmento. “Le small cap si possono comportare bene sia nelle fasi di tassi di interesse bassi che in quelle di rialzo del costo del denaro”, spiega Laura Lallos, analista di Morningstar. “Nel primo caso pagano meno i soldi di cui hanno bisogno per finanziarsi o per ripagare i debiti. Nel secondo, possono approfittare delle fasi di espansione economica che portano le Banche centrali a diventare più restrittive”. 

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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