Il Sudamerica non fa più paura

Le obbligazioni dell'area Latam, dicono gli operatori, sono fra le più sicure. Segno che la regione non dà preoccupazioni.

Marco Caprotti 29/12/2011 | 12:17
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L’America latina sembra essersi finalmente scrollata di dosso la fama di regione pericolosa dove è meglio non investire quando le cose nel resto del mondo vanno male. A dirlo non sono soltanto i grafici dell’equity, ma anche i mercati obbligazionari. Nell’ultimo mese (fino al 27 dicembre e calcolato in euro) l’indice Msci dell’area ha guadagnato quasi il 10%, anche se la performance da inizio anno resta negativa per il 18,7%.

Obbligazioni sicure
Il dato delle ultime settimane, tuttavia, indica che gli operatori, con l’avvicinarsi di un anno che le previsioni più ottimistiche definiscono “difficile”, hanno voluto fare il pieno di asset sudamericani. Fra questi rientrano a buon diritto le obbligazioni dell’area. I motivi non mancano. Le obbligazioni della regione, misurate dall’indice JP Morgan EMBI Global hanno guadagnato mediamente il 13%, superando il +2,1% messo a segno dall’Europa emergente e il +8,7% registrato dai titoli di debito asiatici. La bontà dei titoli di debito della regione è confermata dai 12 rialzi (fra rating e outlook) guadagnati dai diversi paesi dell’area quest’anno. Merito anche dei 13,5% miliardi investiti da Panama per migliorare le infrastrutture, dei tagli al deficit promessi dalla Colombia e dell’aumento di riserve in valuta estera effettuato dall’Uruguay. Secondo gli operatori, insomma, la buona situazione per quanto riguarda i debiti statali e i giudizi delle agenzie di rating rendono le obbligazioni della regione meno suscettibili di altri a un rallentamento della congiuntura mondiale.

Il Brasile punta a +5%
Nel frattempo gli investitori continuano a tenere d’occhio quello che succede in Brasile (la locomotiva della regione). Secondo un sondaggio fra gli economisti condotto dalla locale Banca centrale, il paese quest’anno dovrebbe registrare una crescita del 2,9% (in leggero ribasso rispetto al 2,92% precedente) che dovrebbe salire al 3,4% nel 2012. Quella per l’anno prossimo è una stima prudente rispetto al +5% indicato dal presidente Dilma Rousseff come obiettivo. Per raggiungerlo ha già annunciato che utilizzerà la politica monetaria. L’istituto centrale, da parte sua, ha iniziato a tagliare i tassi di interesse in agosto in risposta al rallentamento globale.

Per quanto riguarda i prezzi al consumo, gli economisti si attendono un aumento al 5,33%. Anche in questo caso si tratta di una leggera revisione al ribasso rispetto al 5,39% precedente. A novembre (e a livello annualizzato), i prezzi sono scesi per il secondo mese consecutivo. Per l’intero 2011 è stimata una crescita del 6,54%. Il tetto posto dalla Banca centrale per il 2012 è del 4,5%, ma consente un movimento in alto o in basso di (massimo) due punti percentuali.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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