E' importante se la Cina si è inceppata?

La Cina ha un peso enorme nel benchmark dei mercati emergenti. L'India molto meno. Ciò significa che il mondo sta cambiando più velocemente di quanto gli indici possano tenere il passo?

James Gard 04/09/2023 | 09:15
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market in China

Escludendo la serie quotidiana di cattive notizie economiche provenienti dalla Cina, una selezione di titoli del solo mese di agosto mostra il mondo oltre i nostri confini:

Il marchio automobilistico vietnamita VinFast è ora più grande di Ford e GM;

Mohammad Bin Salman dell'Arabia Saudita pronto per una visita nel Regno Unito;

Il brasiliano Neymar firma per la Saudi Pro League;

L'aspirante presidente dell'Argentina intende abbandonare il peso;

La Russia aumenta i tassi di interesse mentre il rublo crolla;

Burger King India cambia menu a causa dei prezzi dei pomodori;

Il Sudafrica progetta un blocco rivale al G7.

Sembra che il mondo stia cambiando radicalmente, con i mutamenti innescati dagli eventi nel 2022.

L’Occidente sta cercando di contrastare l’invasione russa in Ucraina attraverso i canali diplomatici senza scatenare la Terza Guerra Mondiale e allo stesso tempo sta gestendo numerose questioni con la Cina. Le alleanze cambiano continuamente. Pertanto, mentre i contrarian parlano di “dividendo di pace”, il boom di notizie sui mercati emergenti e di frontiera può creare confusione tra gli investitori.

Dovremmo semplicemente accettare il rischio di investire nei mercati emergenti? 

Il peso della Cina sugli indici emergenti

Cominciamo con la questione principale degli investimenti nei mercati emergenti: la Cina. Non molto tempo fa gli investitori erano estremamente entusiasti delle prospettive cinesi e vedevano come il suo miracolo economico fosse in grado di produrre rendimenti sugli investimenti superiori a quelli visti nei mercati occidentali.

L’ultima ondata di questo entusiasmo ha raggiunto il suo culmine nel 2020 e da allora la strada è stata in discesa, salvo qualche ripresa, come abbiamo visto a luglio di quest’anno. La Cina è passata dall’essere una potenza dell’indice MSCI EM all’essere una passività. Nel 2020, il peso della Cina su questo indice (quello con cui vengono spesso confrontati i fondi attivi) era di quasi il 41%. Anche se ora è del 33%, la quota è più del doppio di quella di Taiwan (14,77%), India (14,21%) e Corea del Sud (12,38%).

Ciò significa che investendo negli indici dei mercati emergenti si ottiene una grande quantità di azioni cinesi e alcune porzioni più piccole di altri giganti asiatici. Il Brasile, che gode di una sorta di ripresa grazie al boom delle materie prime, si trova a un lontano 5,49%. Se un investitore desidera avere più India e Brasile, deve scegliere una strategia attiva con queste caratteristiche. I fondi emergenti dei singoli paesi esistono sia in forma attiva che passiva e questa è una strada se si vuole provare a puntare su un solo mercato. I fondi con maggiore diversificazione geografica (ad esempio sull'Asia o l'America Latina) possono distribuire meglio il rischio.

MSCI definisce i mercati emergenti in base a tre pilastri: il loro sviluppo economico; la dimensione e la liquidità; e la loro apertura agli investitori stranieri.

Secondo le misure della Banca Mondiale, lo sviluppo economico si basa sul reddito nazionale lordo pro capite e sul reddito dei cittadini. Si parla di modifiche future all'indice, con cambiamenti ai parametri di sviluppo economico e un ampliamento di quelli di capitalizzazione di mercato.

Morningstar è concorrente di MSCI in termini di fornitura di indici e ha il proprio indice dei mercati emergenti. Lo scopo di questo articolo non è quindi quello di criticare l'MSCI EM in sé, ma di esaminare alcuni dei dilemmi che gli investitori dei mercati emergenti devono affrontare. 

Cina vs India

Oggi colosso dell'Asia e dello spazio EM, la Cina potrebbe essere sul punto di cadere nella "trappola del reddito medio". Questa è la tesi di Ian Beattie del Ned Group, che si oppone all'idea che, quando i Paesi diventano più ricchi, tutto tende ad andare in una direzione.

Beattie sostiene che i Paesi possono "bloccarsi" con la stessa facilità con cui progrediscono e ritiene che la Cina stia tornando indietro sotto Xi Zinping. Beattie gestisce il fondo Nedgroup Investments Global Emerging Markets Equity (non disponibile in Italia), che ha un Morningstar Rating di bronzo.

E' positivo sull'India perché si trova in una fase di sviluppo più precoce rispetto alla Cina, con un PIL pro capite molto più basso.

"L'India sta finalmente iniziando a mostrare il suo potenziale", afferma, sostenendo che la crescita della classe media è "inimmaginabilmente grande". A livello di strade, l'India può sembrare più caotica della Cina, ma la pulizia e l'ordine della Cina potrebbero essere un segno che i migliori rendimenti degli investimenti sono alle nostre spalle. "Io investirei sempre nel caos e nell'innovazione", dice.

In India, la corporate governance sta migliorando, la corruzione è in calo e il peso del denaro esterno che si sta riversando nel Paese contribuirà a eliminare le cattive pratiche, sostiene Beattie. In generale, tuttavia, le istituzioni possono essere il fattore decisivo per il progresso.

"Nessun Paese ricco ha una qualità istituzionale scarsa, e nessun Paese povero ha una qualità istituzionale elevata", afferma.

Forse avrete sentito dire che "l'India è la nuova Cina" o addirittura "il Vietnam è la nuova Cina". Beattie ritiene che il Vietnam e l'Indonesia possano conquistare parte della base produttiva cinese. Ma come tutti i cicli, ritiene che ci stiamo avvicinando al picco di "anti-Cina", dopo il quale il sentiment potrebbe mutare nuovamente.

Che sia la Cina o l'India a "vincere" la battaglia per il sentiment, investire in un paniere simile all'indice potrebbe rendere l'intera questione irrilevante. Se, ovviamente, si è disposti a correre un po' di rischio.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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