Usa al bivio fra crescita e frenata

Aumentano le spese personali, ma l'attività industriale cala. Nel frattempo l'America spera che l'Europa risolva i suoi guai.

Marco Caprotti 15/12/2011 | 15:25
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Le scorse settimane sono state impegnative per chi investe in asset degli Stati Uniti e ha dovuto studiarne le evoluzioni. La disoccupazione è rimasta vicina al record storico del 9%, il super comitato governativo incaricato di tagliare il deficit federale non è riuscito a prendere nessuna decisione e la fiducia dei consumatori ha continuato ad essere rasoterra. A condire il tutto ci ha pensato l’Europa dimostrando di non essere in grado di affrontare in maniera risoluta la questione del debito governativo di alcuni paesi dell’Ue (che potrebbe influire sulla crescita economica mondiale).

In mezzo a tutto questo l’indice Msci della regione in un mese (fino al 14 novembre e calcolato in euro) ha guadagnato l’1,3%, portando a -1,9% la performance da inizio. La tenuta, tuttavia, è solo merito del cambio. Facendo il calcolo in dollari, infatti, salta fuori che il paniere in quattro settimane si è lasciato dietro quasi il 4%, mentre da gennaio ha perso più del 5%.

Un mix di buone…
Le buone notizie comunque non sono mancate. Come la crescita degli acquisti nel periodo del Thanksgiving (+20% rispetto al 2010, considerando anche i giorni immediatamente precedenti e seguenti alla festa). Questo periodo viene tenuto sotto stretta osservazione dagli analisti perché rivela la voglia di spendere delle famiglie americane. Quello di quest’anno ha confermato che le spese personali non sono un problema, come peraltro dimostrato dalle vendite di auto che sono arrivate ai massimi degli ultimi due anni. Nel frattempo la Federal Reserve ha cercato di fare la sua parte per la risoluzione della crisi europea partecipando allo sforzo congiunto delle banche centrali di Europa, Svizzera, Canada, Inghilterra e Giappone per fornire fondi di emergenza agli istituti finanziari del Vecchio continente.

…e di cattive notizie
Non tutto va così bene, però. Gli ultimi dati rilasciati dalla Federal Reserve dicono che la produzione industriale a novembre è calata dello 0,2% dopo il +0,7% fatto segnare il mese precedente. La notizia ha colto di sorpresa gli economisti che si aspettavano una crescita, seppur modesta dell’attività di aziende, miniere e utility. Il rallentamento viene spiegato dagli operatori come un effetto stagionale che si verifica verso la fine dell’anno, ma anche con i dubbi sull’andamento del Vecchio continente che potrebbe incidere sulla crescita globale. Nel dettaglio, il risultato che è piaciuto meno è stato quello dell’attività manifatturiera (rappresenta il 12% dell’economia americana) che, escludendo auto e ricambi, è scesa dello 0,2% dopo il +0,3% registrato il mese precedente

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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