Borse, è il momento dei coraggiosi

L'indice Msci World nell'ultima settimana ha perso quasi il 5%. Subprime, petrolio ed economia Usa continuano a pesare sull'andamento delle piazze finanziarie. Ma, dicono gli analisti, potremmo essere vicini a un punto di svolta.

Marco Caprotti 23/11/2007 | 15:56
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C’è chi parla di mercati in crisi e chi invece preferisce definirla una “correzione eccessiva”. Gli unici elementi certi sono che, per la quarta settimana consecutiva, i listini mondiali hanno proseguito la discesa e che i motivi sono sempre gli stessi: crisi dei mutui americani subprime (quelli di scarsa qualità), debolezza del dollaro e dell’economia americana e prezzo del petrolio vicino ai 100 dollari al barile.

La somma di questi elementi ha fatto sì che l’indice Msci World nell’ultima ottava abbia perso quasi il 5%. La nota positiva è che, dicono gli analisti, potremmo essere vicini a un rimbalzo (visione prudente) o a un vero e proprio rally (visione ottimista). Secondo un’analisi di Bloomberg la discesa di questi giorni ha portato le azioni mondiali a un livello di

sconto rispetto agli utili che non si vedeva da 12 anni (l’Msci World è valutato 15,4 volte i profitti).

Per i pessimisti – pochi, almeno per ora – siamo invece solo all’inizio di una parabola discendente che si farà sentire in maniera pesante l’anno prossimo. Per il momento, comunque, domina la paura, come dimostra molto bene l’andamento dei titoli bancari e assicurativi, da sempre il termometro dello stato di salute delle Borse. L’indice S&P Financial Services, per esempio, negli ultimi tre mesi ha perso il 15%.

“Investire in momenti come questi non è adatto ai deboli di cuore”, spiega Rachel Barnard, direttore dell’analisi azionaria di Mornigstar. “La discesa dei titoli finanziari da alcuni viene interpretato come il segnale che il mondo sta cascando. Bisogna comunque ricordarsi che i mercati, per loro natura, sono abituati a gestire lo stress di crisi occasionali”.

Ma c’è anche un'altra lettura di quello che sta accadendo. “Secondo alcuni investitori lo stato di salute del sistema finanziario americano poggia sulla speranza che gli operatori più razionali non si facciano prendere dal panico”. Dal punto di vista operativo, la visione di Morningstar ricalca quella di Warren Buffet: “Meglio diventare avidi quando gli altri diventano paurosi”.

Stati Uniti L’indice Msci North America nell’ultima settimana ha perso quasi il 5%. Il dollaro è sceso a 108 contro lo yen per la prima volta dal 2005 e continua a segnare nuovi minimi contro l’euro (1,4967). Per gli economisti delle banche d’affari internazionali la Federal Reserve nella riunione di dicembre metterà ancora mano alle forbici per tagliare i tassi di interesse ed evitare un eccessivo rallentamento dell’economia che, secondo alcuni, potrebbe sconfinare nella recessione.

La notizia è buona, da un lato per le aziende dell’export che vedono aumentare la competitività e dell’altra per il governo federale che diminuirà il deficit commerciale. Ma anche per gli azionisti che, grazie all’aumento degli utili, potrebbero contare su cedole più sostanziose. Resta l’incognita del prezzo del petrolio. Il barile sta sfiorando quota 100 dollari. Ma secondo gli analisti proprio il prezzo alto, unito alla frenata dell’economia, potrebbe far calare la domanda e, di conseguenza il prezzo.

Europa L’indice Msci del Vecchio continente nell’ultima ottava ha perso il 5,5%. La debolezza dei mercati si sta trasformando in una buona occasione per le aziende. Soprattutto quelle che intendono crescere attraverso acquisizioni. Una delle ultime ventilate in questi giorni riguarda il colosso francese delle assicurazioni Axa che sarebbe in procinto di lanciare un’offerta per la concorrente Cnp Assurances. Per ora si tratta solo di rumor non confermati. Ma il fatto che queste voci siano tornate a circolare sui mercati viene interpretato come un segnale positivo.
>br>La forza dell’euro, per il momento non spaventa le aziende europee, soprattutto specializzate in prodotti di alta gamma, che possono contare sulla domanda da parte dei Paesi emergenti. In quei mercati non hanno paura di acquistare beni costosi. Anzi, viene considerato un segnale del nuovo benessere raggiunto.

Da questa parte dell’Oceano le incognite riguardano i movimenti della Banca centrale europea. L’autorità monetaria di Eurolandia sta giocando su due tavoli. Da una parte deve tenere sotto controllo l’inflazione e, quindi, potrebbe dare un’altra stretta ai tassi. Dall’altra però non può rischiare di strangolare le imprese e le famiglie i cui prestiti stanno diventando sempre più cari e difficili da onorare.

Asia L’indice Msci dell’area nelle ultime cinque sedute ha perso più dell’8% (la peggiore performance degli ultimi tre mesi). Come sempre la regione paga più di tutti le turbolenze dei mercati globali. Quando gli investitori hanno paura scappano da una zona considerata non solo emergente ma anche a rischio.

Questo nonostante molte aziende siano solide. Samsung, per esempio, ha annunciato un piano di investimenti da 2,2 miliardi di dollari per aumentare la produzione di televisori a cristalli liquidi perché non riesce a far fronte alla domanda.

Discorso a parte per il Giappone. La Borsa del Sol levante è ufficialmente entrata in una fase Orso (tecnicamente si parla di correzioni con discese fino al 10% e di Orso quando superano il 20%). Secondo la maggior parte dei gestori consultati da Morningstar per il consueto sondaggio mensile l’economia nipponica continua a dare segnali di debolezza ed è vulnerabile alla contrazione dei consumi americani, dal momento che gli Stati Uniti sono il principale mercato commerciale per il Giappone. Inoltre, il possibile rafforzamento dello yen potrebbe influire negativamente sugli utili aziendali.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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