La paura ha lasciato il segno

Settimana positiva per le Borse mondiali, ma il Giappone resta al palo. Gli investitori internazionali, intanto, inziano a contare i danni provocati alla crescita economica globale dalla tempesta subprime. Asia in ansia per i dati Usa ed europei.

Marco Caprotti 24/08/2007 | 16:25
Facebook Twitter LinkedIn
Passata la grande paura dei subprime, resta la preoccupazione. Gli economisti stanno facendo i conti per capire quanto lo shock provocato dalla crisi dei mutui americani per le persone meno abbienti (e i prodotti finanziari su questi costruiti) peserà sulla crescita mondiale.

Secondo una stima di Ubs le chance di una recessione al momento sono del 20%. Gli investitori, intanto, stanno tornando a comprare e far crescere i listini. L’indice Msci World nell’ultima ottava ha guadagnato il 3,2%, mentre nelle sale operative si tornano a cercare idee di investimento e, soprattutto, si ricomincia a parlare di prospettive congiunturali.

>Stati Uniti L’indice Msci North America nelle ultime cinque sedute ha guadagnato oltre il 2,5%. Gli operatori tengono le orecchie dritte per qualsiasi notizia che riguarda i subprime anche se con meno apprensione. Bank of America ha investito due miliardi di dollari per salvare il colosso dei mutui Countrywide Financial. L’operazione è stata giudicata dagli operatori come un segnale di fiducia che si aggiunge alle manovre messe in campo dalla Federal Reserve.

Lo sguardo si sposta quindi di nuovo verso la situazione macroeconomica, la vera grande incognita americana. Secondo i dati del Dipartimento del commercio gli ordinativi di beni durevoli a luglio sono cresciuti del 5,9% contro il +1,9% (rivisto) registrato a giugno e il +1% atteso dagli economisti. Il risultato, spiegano gli esperti, indica che aziende e famiglie, nonostante il periodo turbolento e il rallentamento del mercato immobiliare, hanno ancora buone capacità di spesa.

Il mattone resta comunque l’elemento decisivo per l’economia yankee. Se la crisi dovesse durare ancora a lungo, potrebbe vanificare i tentativi della Fed di stabilizzare il mercato del credito. Ad agosto l’indice di fiducia dei costruttori è il più basso dal 1991.

Europa L’indice Msci Europe nell’ultima ottava ha guadagnato circa il 5%. Anche nel Vecchio continente è tornata un po’ di serenità, soprattutto dopo che Bpn Paribas ha annunciato che fra il 28 e il 30 agosto scongelerà i fondi che aveva bloccato proprio a causa della crisi dei mutui.

Da questa parte dell’Oceano si è già iniziato a fare i conti con i danni provocati dalla tempesta subprime. L’indice di Royal Bank of Scotland che misura la crescita economica in Eurolandia (il paniere comprende diversi settori: dalle auto alle banche, passando per il trasporto aereo) ad agosto è passato a 57,2 dal 57,5 di luglio. Ogni dato al di sopra di 50 indica un’espansione dell’economia, ma il fatto che la lettura di questo mese mostri una discesa non può lasciare indifferenti gli economisti. Eccetto quelli della Banca centrale europea che il mese prossimo dovrebbe alzare i tassi di interesse. La manovra, tuttavia, secondo gli osservatori rischia di mandare in fallimento diverse aziende.

La situazione congiunturale, infatti, mostra segni di cedimento. La crescita economica nel secondo trimestre è stata dello 0,3% contro lo 0,7% dei primi tre mesi dell’anno. In Germania la fiducia è ai livelli minimi degli ultimi nove mesi mentre il prezzo del petrolio, nonostante i recenti ritracciamenti (il Brent è intorno ai 70 dollari al barile) da gennaio è aumentato di un terzo alzando di conseguenza le bollette energetiche.

Asia L’indice Msci dell’area nell’ultima settimana di Borsa ha guadagnato il 3,3%. Il risultato poteva essere migliore. Ma nell’ultima seduta è arrivata la notizia che Bank Of China è esposta per quasi 10 miliardi di dollari sui mutui subprime americani. La news però non ha scatenato il panico a cui si era assistito nelle settimane scorse. Sono partiti ordini di vendite sui titoli della regione, ma tutto sommato le Borse hanno tenuto.

Secondo gli analisti la situazione si sta normalizzando, anche se ci vuole ancora cautela. Se le ipotesi di rallentamento (o addirittura recessione) negli Stati Uniti e in Europa dovessero diventare realtà allora l’impatto sui bilanci delle aziende asiatiche (soprattutto quelle che esportano, alcune delle quali mostrano già segni di appannamento) sarebbe inevitabile.

Lo stesse considerazioni, secondo gli investitori, valgono ancora di più per il Giappone. Non a caso l’indice Msci del Paese, nelle ultime cinque sedute, ha perso l’1,4%.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

LEGGI ALTRI ARTICOLI SU
Facebook Twitter LinkedIn

Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

© Copyright 2024 Morningstar, Inc. Tutti i diritti sono riservati.

Termini&Condizioni        Privacy        Cookie Settings        Disclosures