Gestori, correzione possibile ma non duratura

Le azioni continuano ad essere preferite alle obbligazioni, ma il peso nei portafogli bilanciati è più vicino al livello di neutralità. Le Borse europee sono supportate dal quadro macro, mentre a Wall Street attraggono le valutazioni. Euro verso il capolinea.

Sara Silano 14/02/2007 | 17:37
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Oltre il 60% dei gestori interpellati da Morningstar nel sondaggio di febbraio, condotto tra le principali case di investimento italiane ed estere che operano sul territorio, prevede un rialzo delle Borse occidentali nei prossimi sei mesi, ma mette in guardia su possibili prese di beneficio di breve periodo. E nella maggior parte dei portafogli bilanciati, il peso delle azioni si avvicina al livello di neutralità.

In Eu

ropa riflettori puntati sulla congiuntura

Quasi il 62% dei fund manager prevede un rialzo delle Borse del Vecchio continente nei prossimi mesi, contro il 33% che stima una stabilizzazione attorno agli attuali livelli e il 5% che è pessimista. Non si discosta molto il giudizio sull’Italia, con l’unica differenza che gli ottimisti sono più numerosi (circa il 65%) e nessun intervistato si attende un calo, dal momento che Piazza Affari è considerata più difensiva rispetto ad altri mercati europei.

In generale, la visione sui mercati azionari è positiva, ma non viene esclusa una correzione di breve periodo, che, per alcuni va considerata come un’opportunità di acquisto. La previsione è basata sul quadro macroeconomico: nel 2006, il Prodotto interno lordo è cresciuto del 2,7% e i gestori sono convinti che il trend continuerà quest’anno, mentre l’inflazione rimarrà sotto controllo. Non destano particolari preoccupazioni i futuri rialzi dei tassi di interesse e la forza dell’euro, anche se non è escluso un modesto impatto sugli utili aziendali.

Negli Usa, valutazioni “ragionevoli”

Per il 60% dei fund manager, Wall Street continuerà a salire nei prossimi mesi a fronte di un 15% di intervistati che stima un ribasso. I listini sono vicini ai massimi del 2000, ma non in una situazione di bolla speculativa. Le valutazioni sono, secondo la maggior parte dei gestori, eque; tuttavia è possibile un rallentamento della crescita dei profitti sotto il 10% annuo, con conseguente impatto negativo sui corsi azionari. E’ stata accantonata, invece, l’ipotesi di una recessione economica: “Il soft landing proseguirà”, sostiene Kevin Grice, economista di American Express, “e il maggior rischio è che sia troppo ‘soft’ con la conseguenza che l’inflazione non scenderà sotto la soglia di sicurezza fissata dalla Federal Reserve”.

Il Giappone continua a piacere

L’85% dei gestori prevede un rialzo della Borsa di Tokyo nel semestre, percentuale superiore al mese scorso, alla quale, però, si contrappone un maggior numero di pessimisti (10%). Il potenziale di crescita di lungo periodo rimane inalterato: molte case di investimento stimano un incremento dei profitti superiore all’occidente, ma il quadro macro è controverso. I bassi tassi di interesse favoriscono lo sviluppo, tuttavia il fatto che il mercato sconti un aumento minimo getta qualche dubbio sulla solidità della ripresa.

Sui settori giudizi contrastanti

I comparti che catalizzano l’attenzione sono il finanziario, l’energetico, le telecomunicazioni e il tecnologico. Gli ottimisti superano nettamente i pessimisti sui titoli bancari e assicurativi e su quelli telefonici, mentre sui petroliferi i giudizi sono contrastanti. Sono moderatamente positive le previsioni su tecnologici e farmaceutici, i primi premiati per le valutazioni interessanti; i secondi per il carattere difensivo.

Tassi in crescita in Europa

La quasi totalità dei gestori prevede un ulteriore aumento dei tassi di riferimento da parte della Banca centrale europea nella riunione di marzo e la maggior parte considera probabile un altro ritocco successivamente, con target finale del 4%. A gennaio, la curva dei rendimenti si è leggermente alzata, ma rimane ancora piatta, per cui i fund manager continuano a privilegiare le scadenze brevi. Per il 52% degli intervistati, i prezzi delle obbligazioni del Vecchio continente si stabilizzeranno attorno agli attuali livelli, mentre per il 38% scenderanno.

I gestori non prevedono grandi cambiamenti neppure per le quotazioni dei bond negli Stati Uniti, nella convinzione che la Federal Reserve (Fed) rimarrà ferma, almeno nel primo semestre. Una manovra espansiva è considerata probabile solo in caso di aumento dei rischi di rallentamento dell’economia, ipotesi data, però, per remota.

Euro verso il capolinea

Rispetto a gennaio, si è quasi dimezzata la percentuale dei gestori che stimano un apprezzamento della moneta unica sul dollaro, dopo il lungo ciclo rialzista. Il 45% degli intervistati considera, invece, possibile un ribilanciamento del rapporto valutario. Il biglietto verde può beneficiare dell’incremento dei rendimenti dei bond americani e dalla posizione “di attesa” della Fed. Il continuo acquisto di euro da parte delle Banche centrali da impiegare come riserva di divise estere potrebbe, però, limitare la ripresa del dollaro.

Hanno partecipato al sondaggio, condotto tra il 6 e il 12 febbraio, 21 delle principali società di diritto italiano ed estero operanti sul territorio, che contano per circa l’80% degli asset gestiti in Italia. Si tratta di Aberdeen AM, Aletti Gestielle, Alpi Fondi Sgr, American Express, Anima Sgr,, Banca Fideuram, BNL Gestioni, Caam Sgr, Credit Suisse AM, Dws Investments Italy, Eurizon Capital Sgr, Henderson, Investitori Sgr, Julius Baer Sgr, Morley, Mps Am, Nextam Partners, Pioneer Im, Sella Gestioni Sgr, Sgam Italia Sim, WestLB Mellon Am.

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Info autore

Sara Silano

Sara Silano  è caporedattore di Morningstar in Italia

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