Le Borse ritrovano l’ottimismo

Ottava positiva per i listini internazionali che hanno accolto bene la decisione della Fed di alzare i tassi di un quarto di punto. Le notizie sul fronte societario e la corsa delle materie prime contribuiscono a sostenere le piazze mondiali.

Michela Muscio, 30/06/2006 | 17:55
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Tassi, fusioni e materie prime. Sono questi gli ingredienti che hanno fatto ripartire i listini azionari. La Federal Reserve ha rispettato le attese e ha portato i tassi verso l’alto di un quarto di punto, al 5,25%, per la diciassettesima volta consecutiva. La mossa dell’istituto centrale statunitense è stata accolta bene dai mercati, sulla scia del tono più cauto del comunicato che rimarrà vigile sui dati congiunturali. Il Dow Jones e l’S&P500 si avviano a chiudere l’ottava in progresso del 2% circa a metà seduta di venerdì. E’ pari al 2,5% il rialzo del Nasdaq, nonostante il forte calo di Apple, dopo che alcuni analisti hanno espresso preoccupazioni sulle prospettive della società.

A infondere ottimismo tra gli investitori hanno contribuito gli indicatori macroeconomici come il

rialzo del 5,6%, contro una stima del 5,3%, del Prodotto interno lordo (Pil) statunitense del primo trimestre e il dato di maggio sulle vendite di nuove case superiore alle attese.

Sono controversi invece i dati macro annunciati nel pomeriggio di venerdì. Da un lato le spese al consumo e i redditi delle famiglie hanno registrato nel mese di maggio un incremento, cosi come l'indice sulla fiducia dei consumatori misurato dall'Università del Michigan, salito più delle attese a giugno. Dall'altro lato si è verificato un rallentamento dell'attività manifatturiera come rivela la flessione dell'indice PMI di giugno e un rialzo dello 0,4% dell’inflazione (+0,2% quella core, al netto della componente energica e alimentare), in linea con le attese.

Hanno portato il buon umore tra gli operatori anche i buoni risultati trimestrali delle società e l'ondata di fusioni e acquisizioni in atto. Due sono gli accordi multimiliardari della settimana: Johnson & Johnson ha acquisito la divisione dei farmaci da banco di Pfizer, il gigante farmaceutico statunitense, mentre Hpelps Dodge ha comprato le canadesi Inco e Falconbridge, creando un colosso minerario nel rame e nel nickel.

L’attività di M&A ha interessato anche il Vecchio Continente. Sempre nel settore dei metalli Acelor, primo produttore europeo di acciaio, è stato inglobato nella società indiana Mittal, mentre nel comparto finanziario Toro Assicurazioni è stata acquisita da Generali, il colosso europeo di matrice italiana.

Gli acquisti azionari sono stati sostenuti dalla nuova impennata dei prezzi del petrolio, innescata dalla flessione delle scorte di benzina. L’oro nero ha così raggiunto quota 74 dollari al barile, spingendo verso l’alto i titoli energetici. I mercati hanno beneficiato anche del rally delle quotazioni delle materie prime sui mercati asiatici, tra cui l'oro che ha toccato i 603 dollari l'oncia. In Europa è stato il mercato londinese, ad alta densità di imprese estrattive, ha risentirne maggiormente, con il Ftse100 in progresso del 2,6%. Anche le piazze finanziarie di Francoforte e Parigi hanno messo a segno un rialzo superiore ai 2,5 punti percentuali.

Ben intonata la Borsa nipponica che ha tratto beneficio dal buon andamento di Wall Street e dalla corsa dei titoli legati ai metalli e alle estrazioni minerarie. Il Nikkei ha cosi chiuso l’ottava guadagnando il 2,5%, nonostante l’allarme utili del colosso dei pneumatici Bridgestone Corp.

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