Nell’incertezza, scelgo convertibile

Hanno reso più degli obbligazionari puri, ma i fondi che investono in convertible bond sono solo 45. In un contesto economico ancora poco chiaro, consentono di mettere un piede in Borsa senza rischiare troppo.

Sara Silano 05/08/2003 | 12:55
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La ripresa americana ha ricevuto nuove conferme la scorsa settimana, con il Prodotto interno lordo in crescita del 2,4% nel secondo trimestre, oltre le attese degli analisti, e l’indice ISM, che misura l’attività manifatturiera, sopra la soglia critica dei 50 punti. Questi dati fanno crescere la voglia di tornare a investire in Borsa, per ottenere performance migliori di quelle, ormai scarne, offerte dai titoli di Stato. Tuttavia, resta qualche timore, per i segnali in controtendenza, primo fra tutti l’aumento del tasso di disoccupazione negli Stati Uniti e la debolezza congiunturale europea.

La brusca inversione dei rendimenti dei bond a lungo termine ha aumentato questi dubbi, anche se Schroders, in un recente report, fa notare che la politica monetaria espansiva e il dollaro d

ebole agiscono da stimolo alla ripresa. In questo contesto, ancora incerto, gli investitori che non vogliono uscire dal mercato obbligazionario, ma preferiscono avvicinarsi in modo graduale a quello azionario, possono scegliere i fondi obbligazionari convertibili.

In Italia, appartengono a questa categoria 45 fondi, la maggior parte (38) di case di gestione estere. Appena nove arrivano a cinque anni di vita e 25 hanno compiuto tre anni, numeri che spiegano perché non hanno Rating Morningstar (la categoria troppo piccola, quindi poco significativa statisticamente). Da inizio anno, i rendimenti sono positivi per il 3%, meglio degli obbligazionari internazionali in euro (-2,1%) e leggermente peggio degli Azionari globali (+3,2%). Prendendo in considerazione un orizzonte temporale di un anno, sono gli unici ad avere performance medie positive (+2,7%) contro valori negativi rispettivamente dell’1,2 e del 6,8%. Ma a tre anni, segnano un –14,6% rispetto al +3% degli obbligazionari e al –45,4% degli azionari internazionali.

Il patrimonio in gestione è esiguo, non solo per la giovane età dei fondi, ma anche per la scarsa conoscenza delle obbligazioni convertibili da parte dei piccoli investitori. Questi strumenti sono composti da un bond e un’opzione call sull’azione sottostante. Il primo (detto bond base), come titolo rappresentativo del capitale di debito, dà diritto al pagamento di un interesse, proteggendo da un eventuale crollo delle Borse, mentre l’opzione permette di partecipare al trend dell’azione sottostante. “Attualmente, le obbligazioni convertibili hanno un profilo misto”, spiega Fabienne Girare Tokai, responsabile del processo d’investimento European Convertibles della WestAM Capital Management. “Non molto lontane dal bond base e con una sensibilità all’equity vicina al 40%”.

Rispetto a un corporate, il convertibile ha una duration (durata finanziaria) più bassa, quindi presenta meno rischi nel caso di rialzo dei tassi di interesse. Inoltre, può permettere all’investitore di prendere parte alla ripresa delle Borse ed è meno sensibile alla politica monetaria. Per Tokai, i convertibili europei sono ben posizionati per partecipare al rally azionario, avendo una più alta correlazione con l’equity. Anche la qualità del credito (rating) è migliore rispetto alle emissioni statunitensi.

I fondi obbligazionari convertibili possono rappresentare uno strumento di diversificazione del portafoglio, tuttavia non sostituiscono né i fondi obbligazionari che investono in titoli di Stato e hanno un profilo di rischio più basso, né quelli azionari, che possono partecipare in modo diretto alla ripresa delle Borse. Le commissioni di gestione sono in media dell’1,27% contro lo 0,93% degli obbligazionari e l’1,56% degli azionari.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Sara Silano

Sara Silano  è caporedattore di Morningstar in Italia

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