Hedge fund a prova di riforma

In Italia prevalgono i fondi di fondi, una sessantina in tutto, con asset per circa 2,5 miliardi di euro. La soglia di ingresso è passata recentemente da 1 milione a 500 mila euro, ma alcuni spingono per un ulteriore revisione al ribasso.

Sara Silano 05/06/2003 | 13:48
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E’ di 2,8 miliardi di euro il patrimonio dell’industria italiana degli investimenti alternativi, di cui il 66% in mano a società di gestione di emanazione bancaria. A detenere la maggiore quota di mercato sono i fondi di fondi hedge, una sessantina in tutto, con asset per circa 2,5 miliardi di euro. Gli hedge fund puri operativi sono solo sei, su 16 autorizzati, e gestiscono un patrimonio che non supera i 160 milioni di euro.

Sono questi i dati emersi alla terza conferenza sugli hedge fund, organizzata oggi da Borsa Italiana a Milano, in collaborazione con l’Associazione internazionale degli ingegneri finanziari (Iafe). I lavori sono stati aperti dall’amministratore delegato, Massimo Capuano, che ha sottolineato come nel nostro Paese ci sia “sempre più interesse, ma soprattutto

competenze” nel campo degli investimenti alternativi.

Per il direttore esecutivo di Borsa Italiana, Raffaele Jerusalmi, l’industria italiana degli hedge fund ha finora goduto di vantaggi competitivi in Europa per la legislazione avanzata, pensata a tutela dell’investitore. La recente riforma (decreto n.47 del 31 gennaio 2003) ha abbassato la soglia di ingresso da 1 milione a 500 mila euro e innalzato il numero di sottoscrittori da 100 a 200. Per Jerusalmi, tali livelli sono adeguati per i fondi puri, mentre c’è da chiedersi se non sia il caso di prendere in considerazione una regolamentazione separata per i fondi di fondi hedge, con la previsione di una soglia più bassa. Questi prodotti, infatti, hanno un profilo di rischio più basso.

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Sara Silano

Sara Silano  è caporedattore di Morningstar in Italia

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