Gli hedge visti dai gestori

Dubbi sulla loro utilità nelle fasi di mercato rialziste così come in presenza di bassa volatilità. E ancora, le riforme necessarie per farli decollare in Italia. E’ stato il tema della seconda sessione della prima giornata dell’Hedge Funds World Italy 2002.

Giovanni Familiari, 04/12/2002 | 07:13
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Il mondo dei fondi di fondi hedge visto dai gestori, dagli investitori, da tutti quelli che analizzano questa tipologia di prodotti, da coloro che li scelgono per inserirli nei portafogli dei propri clienti per meglio soddisfare i loro obiettivi in termini di rischio/rendimento. E’ stato questo il tema della seconda sessione dell’Hedge Funds World Italy 2002 della prima giornata.

Per Tommaso Corsini, direttore degli investimenti di Nextra Alternative Investment, oltre alla bassa volatilità e ai rendimenti non correlati alle performance dei mercati, i fondi di fondi hedge hanno anche il vantaggio di ridurre i rischi specifici legati all’investimento in singoli fondi hedge, nonché quelli legati alla selezione (tramite un approccio bottom-up) dei gestori che si siano caratterizzati p

er l’eccellenza dei risultati conseguiti e la cui affidabilità risulta elevata anche relativamente alle prospettive future. Dallo scoppio della bolla speculativa nel marzo del 2000, un campione di fondi di fondi analizzato ha realizzato un rendimento medio del 2,96% con una volatilità annualizzata del 5,3%; al contempo solo una ridottissima percentuale del campione ha sperimentato perdite superiori al –5%.

Se si tratta di risultati eccellenti rispetto all’andamento fortemente negativo dei mercati, non manca però qualche perplessità, in quanto i rendimenti realizzati non sono stati comunque superiori a quelli di strumenti del mercato monetario, presentando al contempo costi notevolmente più alti. E’ per questo che ai fondi di fondi hedge rimane ancora da dimostrare di essere in grado di realizzare rendimenti interessanti nel momento in cui avesse inizio una tendenza dei mercati rialzista e meno volatile.

Per Guido Ravenna, responsabile degli investimenti di Intesa BSI Private, l’interesse di molti clienti per questi strumenti alternativi sta crescendo sia per la caduta dei listini azionari che più in generale per l’appeal della gestione total return. A frenare il verificarsi di un vero e proprio boom dei prodotto di investimento alternativo domestici hanno però contribuito una serie di cause: dalle soglie di investimento piuttosto elevate (1 milioni di euro), alle performance che, pur essendo risultate decisamente superiori a quelle dei mercati azionari, non sono comunque risultate particolarmente brillanti, fino ad arrivare alla struttura commissionale piuttosto gravosa per la clientela.

Ecco allora che si rendono necessari una maggiore trasparenza relativamente ai prodotti offerti, la possibilità di diversificare tra le diverse tipologie di prodotti offerti senza limiti temporali e penalità, un ragionevole abbassamento delle soglie di investimento, da portare almeno a 500 mila euro, o alternativamente consentendo ai private banker di poter suddividere l’ammontare investito tra i propri clienti.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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