Un benchmark per i fondi etici

Da inizio anno investire eticamente ha reso quanto puntare sulle Borse europee. Risulta dalla performance dell'Ethical index euro a confronto con il MS pan euro, ovvero del primo indice etico costruito su base europea.

Maria Grazia Briganti 23/11/2001 | 10:13
Facebook Twitter LinkedIn
In ritardo di dodici anni rispetto al Regno Unito, e con un patrimonio gestito di 1.550 milioni di euro contro i 6.530 inglesi, l'Italia comincia a fare i conti con l'investimento etico. I dati sono interessanti: con solo 9 fondi etici -in senso stretto- di diritto italiano, l'offerta in termini di numerosità occupa l'ultima posizione in Europa assieme a quella spagnola.

Clicca qui per approfondire sulle differenze tra i fondi etici.

Tuttavia, se si guarda al patrimonio gestito, l'Italia è sesta a livello mondiale, dopo Usa, Uk, Australia,

Canada e Olanda. L'interesse da parte dei risparmiatori non è da sottovalutare, ma si tratta di un interesse che può rivolgersi a un esiguo numero di prodotti molto diversi in quanto ad asset gestiti. Accanto a realtà molto piccole che gestiscono pochi milioni di euro, convivono grandi portafogli come quello di Sanpaolo Azionario Internazionale etico, tra i primi fondi al mondo per patrimonio, con 715 milioni di euro.

L'interesse dei risparmiatori

Un segnale di interesse da parte dei risparmiatori c'è, come confermato dal sondaggio svolto dall’Abacus per conto dell’ACRI, l’Associazione Casse di Risparmio italiane, in occasione della 77esima Giornata del Risparmio.

Secondo l'analisi, al momento dell’investimento del risparmio, la metà dei percettori di reddito prende in considerazione solamente aspetti legati al puro rendimento. Ma il 40% si dichiara attento anche al come i propri risparmi vengono investiti, con un occhio particolare a non finanziare attività illecite (il 30%), mentre il 25% si dichiara interessato a poter contribuire ad alcune realtà transnazionali e il 42% si preoccupa della ricaduta a livello locale o nazionale degli effetti del proprio risparmio.

L'indice etico

Testimonianza della crescente attenzione in Italia per la finanza etica è il primo indice sociale europeo, che porta il marchio di una società italiana, la E. Capital Partners. L'Ethical Euro Index, così si chiama l'indice che ha visto la luce nell'ottobre 2000, raccoglie le 150 società europee a maggior capitalizzazione selezionate su base trimestrale secondo una metodologia di screening che premia l’approccio best in class.

Accanto a uno screening negativo, basato cioè sull'esclusione delle società appartenenti a settori considerati non socially responsible come, ad esempio, quello volto alle produzioni pornografiche, l’approccio utilizzato dall'Ethical Euro Index permette di premiare le società che hanno avuto un comportamento proattivo nei confronti di determinate situazioni, come ad esempio quelle società petrolifere che hanno predisposto progetti per lo sviluppo e l'utilizzo delle forme di energia rinnovabili o che hanno predisposto dei programmi sanitari nelle comunità in cui operano.

L’adozione di un indice etico da parte di un fondo che investe "in buone azioni" non è una questione irrilevante, in quanto esso funge da guida sia per il gestore nella selezione dei titoli da inserire nel proprio portafoglio, sia per l’investitore che ha così l’opportunità di comparare il proprio investimento con l’effettivo universo delle società che rispondono a criteri etici, oltre ad avere un riferimento della politica condotta dal fondo.

La prassi seguita da gran parte dei prodotti attualmente disponibili è però ancora quella di scegliere un benchmark di mercato, non pertanto esplicativo dell'effettivo comportamento etico del fondo.

I rendimenti

Guardando ai risultati dell’Euro Ethical Index, in flessione del 20,85% dall’inizio dell’anno, l'investimento etico ha reso -o meglio ha perso- in linea con un investimento nelle principali Borse europee.

La performance è stata infatti di poco inferiore di quella del Morgan Stanley Pan Euro che ha perso circa il 17%. “Tale dato va letto con cautela” ha commentato Paolo Sardi, associate di E.Capital Partners, “in quanto è stato determinato dalle strategie di rotazione settoriale messe in atto dai gestori da inizio anno, che hanno sfavorito il settore delle telecomunicazioni a vantaggio del petrolifero e farmaceutico. L'Ethical Index Euro, infatti, per i vincoli qualitativi di selezione dei titoli che lo compongono, risulta sovrappesato nei settori finanziario e telecom e sottopesato nei settori utilities e health care. Il potenziale di crescita del settore telecom ci fa prevedere un’inversione di tendenza per il lungo periodo, già confermata dal forte recupero nelle ultime settimane dell'Ethical Index Euro dopo i minimi di settembre”.

I nuovi fondi al via

La strada sembra dunque aperta e all’Euro Ethical Index si ispirano due nuovi fondi di recente costituzione che andranno ad ampliare l’offerta italiana. Si tratta dell'Efficiency growth European ethical equity, autorizzato a luglio su iniziativa di Banque Pictet, e di Mellon European Ethical Index Tracker, un fondo etico a gestione passiva.

“Si tratta di un prodotto pan-europeo a gestione indicizzata che ci permette di seguire i valori sociali dichiarati, nel rispetto del rendimento”, commenta Marco Palacino, deputy general manager di Mellon Global Investments, la società americana da poco sbarcata in Italia con l’offerta di fondi indice, “soprattutto permette di dare una chiara comunicazione su quella che è la filosofia seguita dal fondo, senza nascondersi dietro false politiche di marketing”.

Come dire, non tutto quello che ha etico nel nome, lo è poi a livello di gestione. La tentazione di puntare su settori più redditizi, soprattutto in fasi di mercati in discesa, è forte. Ma questo non può e non deve avvenire se il cliente ha optato di investire in maniera diversa.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

LEGGI ALTRI ARTICOLI SU
Facebook Twitter LinkedIn

Info autore

Maria Grazia Briganti  è stata editor & analyst di Morningstar Italy

© Copyright 2024 Morningstar, Inc. Tutti i diritti sono riservati.

Termini&Condizioni        Privacy        Cookie Settings        Disclosures