Un mix di attivo e passivo

Usare i fondi indicizzati per investire in large cap e i fondi attivi per cogliere le opportunità di crescita delle società minori. E’ una teoria per gestire il portafoglio usando i punti di forza di entrambi gli approcci.

Juli Iacuaniello, 09/11/2001 | 15:21
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E' acceso il dibattito tra gli svantaggi e i vantaggi di una gestione attiva rispetto a una passiva, ma la verità è che non sempre è necessario preferire uno stile a un altro perché è possibile utilizzarli entrambi all’interno dello stesso portafoglio. I due stili infatti soddisfano esigenze diverse.

L'evidenza negli Usa

In generale, i fondi attivi che investono su società a larga capitalizzazione non riescono a superare l’indice. Durante gli anni 1993-1998, lo S&P 500 ha superato quanto a performance il 95% di tutti i fondi large blend statunitensi. Una dimostrazione implicita del fatto che chi inves

te in large cap difficilmente anticipa il mercato.

Questo perché è difficile per un gestore entrare in possesso di informazioni privilegiate rispetto al resto del mercato, almeno su titoli large. I fondi indicizzati che investono in large cap, dal canto loro, non hanno come obiettivo quello di superare i competitor, ma puntano sulle società più grandi cercando di replicarne l’andamento, a costi contenuti.

L'offerta in Italia

Cosa avviene in Italia, dove i fondi indicizzati vantano una storia molto più breve che negli Usa? Dipende dal fondo.

All’interno di ogni categoria, i fondi passivi autorizzati alla vendita in Italia non hanno in assoluto dimostrato performance più elevate rispetto a fondi del loro gruppo gestiti in modo attivo. Di sicuro c'è, però, che si sono dimostrati meno volatili e che hanno comunque registrato rendimenti vicini alla media della propria categoria.

I fondi passivi che investono sull’area euro, ad esempio, hanno perso dall’inizio anno il 22,9%, contro il 23,6% della media della categoria e anche a un anno i rendimenti sono piuttosto in linea: -29,3% per i fondi passivi contro il –29,6% registrato dalla media.

Meglio la gestione attiva se si punta su titoli small...

Analizzando i dati sui fondi americani che investono in società di piccole dimensioni, sono i fondi attivi a mostrare le performance più elevate. Tra le sub-categorie value, blend e growth i fondi legati a un indice hanno superato lo stile di gestione tradizionale solo nella categoria growth.

La spiegazione di una tale disparità è da rintracciarsi nella teoria sull’efficienza dei mercati, in base alla quale i segmenti dei mercati più inefficienti come quella dei titoli small o dei mercati emergenti sono caratterizzate da minore trasparenza. In questi mercati è preferibile affidarsi a un gestione attiva visto che qui il gestore ha maggiori opportunità di scoprire società relativamente sconosciute, magari con maggiori potenzialità di crescita.

Renee Clerix, gestore di Cordius Index fund, è d’accordo sul fatto che la gestione attiva di fondi che investono sulle società a piccola e media capitalizzazione offre vantaggi in termini di riduzione del rischio. “I titoli small sono più volatili e i money manager maggiormente bravi nello stock picking possono eliminare una porzione di questo rischio”, ha detto Clerix.

...e quella passiva per i titoli large

Anche Jack Bogle, il guru americano dei fondi indicizzati, ha dichiarato recentemente che alcuni indici non sono adatti per essere utilizzati come benchmarck di fondi passivi, quali appunto quelli che seguono l’andamento di società small come l’americano Russell 2000. Una delle spiegazioni è che il turnover medio dell’indice è del 40% annuo per circa 800 società, il che implica costi di trading elevati.

Il giusto mix

Secondo Marco Palacino, deputy general manager di Mellon Global investments in Italia, una strategia di mix del portafoglio con fondi attivi per le small cap e passivi per le large può funzionare negli Usa, ma non in Europa dove il mercato dei titoli small e mid cap non è così sviluppato come negli Usa. “Per i money manager europei la gestione attiva nel settore small Usa è molto difficile”, ha detto, “perché non hanno a disposizione ricerche recenti, il che significa un gap informativo di almeno un mese".

Per quanto riguarda i fondi che investono sulle società small, le società di gestione italiane hanno due opportunità, secondo Palacino. “Possono affidarsi ai migliori gestori attivi americani che si occupano di questo stile di investimento o possono usare un fondo indicizzato”, ha concluso, "visto che la strategia passiva può esser efficiente sia per le società a piccola capitalizzazione sia per le large cap".

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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