Al posto dei Bot

In questi mesi di forti perdite sui mercati, i fondi a distribuzione dei proventi stanno incontrando il favore dei risparmiatori. Ecco quanto hanno guadagnato.

Maria Grazia Briganti 11/09/2001 | 17:32
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Il trend in atto parla di una loro probabile scomparsa: i fondi a distribuzione dei proventi rappresentano in effetti una fetta sempre più piccola del patrimonio in gestione sul mercato italiano, pur restando un prodotto a cui le principali società di gestione non rinunciano in quanto percepito dagli investitori come strumento alternativo al flusso di cedole garantito dai Bot. E non a torto. La prolungata flessione dei mercati e il riposizionamento dei risparmi su strumenti a breve termine e di liquidità a cui si è assistito negli ultimi mesi hanno fatto lievitare i patrimoni dei fondi obbligazionari e, tra questi, una buona raccolta la hanno registrata quei fondi che assicurano al sottoscrittore un flusso di entrate periodiche con un rischio limitato.

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Come funzionano

Proprio come le azioni o i titoli obbligazionari, alcuni fondi comuni staccano, con una cadenza per lo più semestrale o annuale, una cedola rappresentativa dei guadagni maturati nel corso dell’arco temporale precedente. Tali guadagni derivano dall’aumento del valore del fondo a seguito della maturazione di dividendi da parte dei titoli azionari detenuti in portafoglio, o delle cedole in caso di obbligazioni, oltre che dall’incremento di valore che il fondo ottiene a seguito di operazioni di compravendita titoli che fruttano capital gains.

Purtroppo, però, in fasi di mercati in discesa libera come quella attuale, è possibile che il fondo maturi scarsi guadagni o che addirittura sia in perdita. In questo caso, verosimile soprattutto per i fondi azionari, cosa avviene al proprio investimento?

Come previsto anche nel prospetto informativo, il fondo deve in ogni caso prelevare dal proprio patrimonio una parte relativa ai proventi da distribuire, che vengono calcolati secondo un indice parametrizzato e poi approvati dal Consiglio di Amministrazione. Al sottoscrittore che non ne abbia fatta espressa richiesta di incasso entro i termini stabiliti, spetta l’accredito di un numero di quote corrispondenti all’importo della cedola non incassata che quindi rimarrà investita nel fondo stesso.

Quando viene staccata la cedola

La distribuzione dei proventi di un fondo è un meccanismo tanto semplice quanto spesso generatore di preoccupazioni per i suoi sottoscrittori. Analogamente a quanto avviene per i titoli di natura azionaria, a ogni stacco della cedola il patrimonio del fondo, e di conseguenza il valore della quota, si riducono proporzionalmente. Per fare un esempio, se il valore del fondo è di 15 euro per quota prima dello stacco e il fondo distribuisce 0,50 euro di cedola, il giorno successivo la sua quota scenderà a 14,5 euro. Graficamente si assisterà a una caduta discreta dell’andamento del fondo che passa dal valore precedente a quello successivo alla distribuzione, con una perdita apparente che in questo caso sarà pari al 3,3%. In realtà è il valore della quota che si riduce per adeguarsi alla riduzione degli asset che segue alla distribuzione del dividendo.

Dal punto di vista gestionale, in corrispondenza della data dello stacco, il fondo deve vendere una parte dei titoli per lasciare invariata la duration complessiva del portafoglio. "E' una semplice accortezza che si deve tenere presente”, spiega Mauro Gandini, responsabile obbligazionario dei fondi Sanpaolo, "per far fronte alle uscite di cassa e per mantenere la duration, che per i fondi a distribuzione è solitamente intorno a 1,8 anni. A questo proposito, oltre alla vendita degli asset, si possono usare strumenti derivati o utilizzare l'indebitamento di cassa, concesso fino al 10% del patrimonio".

Quanto rendono

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In linea con i risultati dei fondi obbligazionari, i fondi a stacco cedola hanno quasi tutti registrato performance positive sia a un anno che da inizio 2001. I numeri non sono di certo strepitosi: si va dal 3,2% da inizio anno di Venetopay, al 3,1% di Arca RR, per finire con il più magro bottino che portano a casa i sottoscrittori di Comit Risparmio guadagnando lo 0,2%. Tuttavia, dalla tabella qui allegata che raccoglie gli ultimi stacchi cedola da inizio anno e le relative performance, si può osservare che proprio quest'ultimo ha staccato lo scorso 29 gennaio una delle cedole più alte in proporzione al valore della sua quota, facendo incassare al sottoscrittore un dividendo pari al 2,82% del suo investimento.

Chi ha distribuito il dividendo più generoso è stato Aureo Flessibile, che all’inizio di marzo ha staccato una cedola che superava il 7%, anche se il fondo ha di recente cambiato politica di investimento e negli ultimi mesi è in leggera perdita. Anche il fondo Cr Trieste Obbligazionario ha distribuito un provento sostanzioso, pari a circa il 6% di gran lunga superiore alle performance registrate dal fondo da inizio anno. Cedole cospicue le hanno incassate anche i sottoscrittori dei fondi Mediolanum Risparmio Italia Reddito (+5,71) e Prime cash (+5,15%). Il più avaro di proventi è stato il fondo Sanpaolo Soluzione 1, che ha devoluto solo lo 0,5% della sua quota rimanendo, comunque, tra i fondi meglio performanti da gennaio.

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Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Maria Grazia Briganti  è stata editor & analyst di Morningstar Italy

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