Gestito o non gestito?

A partire da questa settimana Morningstar si soffermerà su particolari aspetti riguardanti i più diffusi stili di gestione che rivestono un’importanza di rilievo per le analisi sui fondi.

Maria Grazia Briganti 23/04/2001 | 17:48
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È uno dei principali elementi di differenziazione tra i fondi comuni d’investimento, ma anche tra quelli meno noti ai risparmiatori. Eppure lo stile di gestione del fondo è sicuramente un punto di partenza quando si effettua la scelta di un fondo.

I fondi di due società diverse che investono su uno stesso mercato non si differenziano solo nei costi e nell’abilità di selezione dei titoli da parte del gestore, riassunti in quel dato che maggiormente cattura l’attenzione degli investitori, che è la performance. Altrettanto importante è infatti conoscere la reale definizione del mercato d’investimento del fondo, della tipologia dei titoli nei quali esso investe, del grado di fedeltà della gestione a un indice di riferimento: in una sola parola, dello stile di gestione adottato dal ges

tore. Ma l'interesse verso questi argomenti è meno spiccato.

Tuttavia, recentemente qualcosa sta cambiando. In questa direzione va ad esempio l’introduzione del benchmark per i fondi comuni di diritto italiano, se intesa con l’obiettivo di rendere sempre più chiaro il mercato di riferimento dell’investimento di un fondo. Così, anche l’entrata sul mercato italiano delle società di gestione estere, soprattutto di matrice anglosassone, ha impresso una certa accelerazione al processo di segmentazione dei prodotti in termini di stili gestionali, aumentando la consapevolezza dei risparmiatori nelle loro scelte d’investimento.

Una prima distinzione: la gestione attiva o passiva

Una prima differenza da tenere in considerazione riguarda l’approccio gestionale adottato dal fondo, che può essere passivo o attivo: il primo è adagiato sulla replica di uno specifico benchmark rappresentativo di un mercato di riferimento, il secondo orientato invece a batterlo attraverso una gestione dinamica del portafoglio. Naturalmente, a ciascuno stile corrispondono prodotti di natura diversa.

La gestione passiva

I fondi indicizzati sono l’esempio classico di prodotti gestiti passivamente. L’intento del gestore è quello di costruire un portafoglio che riproduca il benchmark il più fedelmente possibile con l’obiettivo di conseguire una performance in linea con quella del parametro scelto come riferimento. Questo non è detto che accada, vista la difficoltà da parte del gestore di riuscire a costruire un portafoglio composto con gli stessi titoli e pesi del benchmark e vista l’onerosità di gestione di un tale portafoglio dovuta al continuo ribilanciamento dei pesi dei titoli in possesso. Per ottenere un giusto equilibrio tra l’esigenza di replica e il contenimento dei costi, vengono adottate diverse tecniche gestionali: a ogni tecnica corrisponde uno stile di gestione passiva ben definito, tale da differenziare anche i fondi indicizzati che investono su uno stesso mercato.

I fondi indicizzati consentono di ottenere un elevato livello di diversificazione anche con piccoli investimenti senza imporre necessariamente la delega ad altri dell’attività di gestione vera e propria. Da questo punto di vista sono lo strumento ideale per chi considera il fondo comune come un mero intermediario per accedere a un mercato altrimenti difficilmente raggiungibile. Tra gli altri vantaggi c'è quello di avere una performance legata esclusivamente all’andamento dei mercati di investimento e non influenzata da scelte gestionali: è per questo che i fondi passivi sono il mezzo più idoneo per costruire dei portafogli basati su forti scelte di asset allocation.

Quella passiva, inoltre, è una gestione a basso costo poiché non richiede né una struttura di ricerca né un team professionale e risulta vincente in mercati in forte crescita. Poichè sono solitamente fully invested, i fondi passivi possono infatti beneficiare completamente della crescita dei mercati.

La gestione attiva

Chi si orienta verso un fondo a gestione attiva, invece, sceglie di affidare i propri risparmi a un gestore che ha una certa libertà circa l'impiego delle tecniche opportune con l’obiettivo di battere il benchmark, secondo un diverso approccio che può essere top-down, bottom-up o quantitativo.

A monte del processo di investimento nel caso dell’approccio top-down, vi è l’analisi macro e previsionale della situazione economica delle aree in cui il fondo investe. Da tale analisi ne consegue la definizione dell’asset allocation complessiva del portafoglio. Per quanto riguarda l’approccio bottom-up, usato tipicamente per la gestione di portafogli azionari, l’analisi parte dal basso, a livello dei singoli titoli che compongono l’universo di investimento del fondo, risalendo successivamente verso la costruzione del portafoglio complessivo. L’analisi dei titoli, che rappresenta in questo caso l’aspetto più delicato del processo d’investimento, può essere svolta sia su base fondamentale sia su base quantitativa (analisi tecnica). Di recente introduzione, ma destinato a una rapida espansione, è l’approccio quantitativo imperniato sull’utilizzo di modelli statistico-matematici applicati sia alle serie storiche, sia alle previsioni di andamento dei mercati finanziari. Il giudizio soggettivo, presente e fondamentale nei due stili precedenti, in questo approccio passa in secondo piano.

Nella pratica la distinzione tra gli stili di gestione è meno netta di quella evidenziata nella teoria, soprattutto per gli stili top-down e bottom-up: solitamente si ricorre a entrambi gli approcci in momenti diversi di un unico processo decisionale, dato che l’analisi top-down viene integrata dall’analisi bottom-up quando si tratta di scegliere nel dettaglio i titoli su cui puntare.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Maria Grazia Briganti  è stata editor & analyst di Morningstar Italy

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