Guida alla tassazione degli ETF

Differenza tra fondi armonizzati e non armonizzati, e tra ETF ad accumulazione e a distribuzione. Quando conviene il regime amministrato e quando quello dichiarato.

Francesco Lavecchia 22/02/2024 | 07:33
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infografica finanziaria sugli ETF

- Aliquota del 12,50% per gli ETF che investono in titoli di stato dell’Ue.
- Gli ETF ad accumulazione massimizzano l’effetto dell’interesse composto.
- Gli ETC sono considerati redditi diversi.
- Gli ETF non armonizzati sono soggetti a tassazione ordinaria IRPEF.

 

Molti investitori scelgono gli ETF perché meno costosi rispetto ai fondi attivi, ma qual è il loro costo legato alla tassazione dei guadagni?

Partiamo innanzitutto con il definire i proventi e le perdite derivanti dall’investimento in ETF:
- Plusvalenze: la differenza, qualora positiva, tra il prezzo di vendita e il prezzo di acquisto del comparto.
- Minusvalenze: la differenza, se negativa, tra il prezzo di vendita e il prezzo di acquisto del titolo.
- Dividendi: nel caso si tratti di un ETF che investe in titoli azionari che staccano dividendo.
- Interessi: nel caso si tratti di ETF che investono in titoli obbligazionari che rendono degli interessi periodici.

I redditi derivanti da plusvalenze e da dividendi sono considerati, ai fini fiscali, redditi da capitale e vengono tassati con un’aliquota del 26%.

Le minusvalenze su ETF sono considerate nella categoria dei redditi diversi. Esse non possono essere portate in detrazione di altri profitti (plusvalenze) da ETF, ma possono andare a compensazione di guadagni derivanti da altri strumenti di investimento appartenenti alla stessa categoria di reddito, come ad esempio azioni o obbligazioni.

ETF che investono in titoli di stato dell’Ue

Tutti i proventi derivanti da ETF che investimento in titoli di stato dell’Ue (plusvalenze e interessi) sono tassati con un’aliquota del 12,50%. Per i prodotti che replicano un indice composto, in parte azionario e in parte obbligazionario, i redditi vendono tassati con l’aliquota del 26% per la quota del fondo investito in azioni e con quella del 12,50% per la quota investita in titoli di stato.

ETF a distribuzione e ad accumulazione

La seconda distinzione, in materia fiscale, va fatta tra ETF ad accumulazione ed ETF a distribuzione dei proventi. Nel primo caso, i dividendi distribuiti dai titoli sottostanti vengono reinvestiti dal gestore nel comparto stesso senza spese aggiuntive. Nel secondo, l’ETF distribuisce i dividendi agli investitori che in questo modo ricevono un flusso di cassa periodico nel periodo in cui sono investiti nel comparto.

Il regime di tassazione degli ETF ad accumulazione prevede che l'imposta sia dovuta solo al momento in cui l’investimento genera un reddito, ovvero solo nel caso in cui si realizzi una plusvalenza dalla sua vendita. In questo modo il rendimento finale dell’investimento beneficia dell’effetto prodotto dall’interesse composto. Per gli ETF a distribuzione, invece, l'investitore sarà soggetto all'imposta ogni qualvolta avviene la distribuzione dei dividendi. Per questo motivo, se l'obiettivo del risparmiatore è quello di massimizzare l’effetto dell’interesse composto e di ridurre l'impatto fiscale nel lungo termine, gli ETF ad accumulazione rappresentano una scelta più vantaggiosa.

ETF vs ETC

Gli ETC, Exchange traded commodities, sono strumenti che replicano le performance di specifiche commodity o di indici di materie prime. A differenza degli ETF, gli ETC sono considerati titoli di debito. In questo caso, dunque, il capitale investito non è protetto in caso di insolvenza dell’emittente. Ai fini fiscali, le plusvalenze prodotte da operazioni su ETC sono tassate con un’aliquota del 26% e possono essere compensate con minusvalenze realizzate sullo stesso titolo o con minusvalenze derivanti da altri strumenti finanziari appartenenti alla categoria redditi diversi.  

ETF armonizzato vs ETF non armonizzato

La distinzione tra ETF ammortizzati ed ETF non armonizzati fa riferimento all’adesione alla direttiva europea Ucits, che fa da passaporto per la libera circolazione dei fondi in tutta Europa. Essa prevede una serie di vincoli, relativamente agli strumenti finanziari utilizzati e alle limitazioni agli investimenti, che hanno l’obiettivo di tutelare gli investitori.  

Ai fini fiscali, per gli ETF ammortizzati vale la distinzione relativa alle diverse tipologie di provento e alle differenti aliquote vista sopra. Per quanto riguarda invece gli ETF non armonizzati, i proventi sono soggetti a tassazione ordinaria IRPEF e dunque vengono sommati a tutte le altre fonti di reddito. Nel caso in cui si possegga un ETF tramite un intermediario finanziario di diritto comunitario, allora i proventi derivanti da questo investimento saranno soggetti a ritenuta fiscale del 26% a titolo di acconto da parte dello stesso intermediario.

Il contribuente, quindi, riceverà un rendimento al netto delle imposte che andrà a dichiarare al momento della sua dichiarazione dei redditi e che verrà tassato in base alle aliquote IRPEF. Per evitare una doppia tassazione, al contribuente spetta un credito d’imposta pari alla ritenuta di acconto. Nel caso in cui l’intermediario sia di diritto estero non si applica alcune ritenuta di acconto e i proventi derivanti dall’investimento in ETF vengono dichiarati dall’investitore in sede di dichiarazione dei redditi. A complicare il calcolo dell’aliquota fiscale finale che si applica ai fondi non ammortizzati c’è poi l’interazione dei regimi fiscali tra il paese del domicilio del fondo e quello dell’investitore (fonte: Tasse-Fisco.com).

Regime amministrato vs regime dichiarativo

Relativamente al modo in cui i contribuenti pagano le tasse sui proventi derivanti dall’investimento, è possibile scegliere tra il regime amministrato e quello dichiarativo. Nel primo caso, è l’intermediario finanziario che agisce da sostituto d’imposta e versa per conto dell’investitore l’aliquota fiscale prevista sui guadagni realizzati per ogni transazione finanziaria. Nel secondo, invece, è il titolare del conto a dover effettuare i calcoli e a versare autonomamente le imposte in sede di dichiarazione dei redditi. In caso di regime amministrato, anche se si possiedono più conti, ciascun conto ha un suo risultato e una sua tassazione. Dunque, non è possibile effettuare nessun tipo di compensazione. Nel dichiarativo, al contrario, i risultati di tutti i broker intrattenuti dal contribuente si sommano tra di loro e tutto confluisce in un’unica dichiarazione dei redditi (fonte: Fiscomania.com).

 

 

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Francesco Lavecchia

Francesco Lavecchia  è Research Editor di Morningstar in Italia

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