ETF, i migliori e i peggiori di settembre

Uranio, petrolio e Chainlink le migliori scelte del mese. Male invece le strategie su blockchain, idrogeno e bond governativi europei a lunghissima scadenza.

Valerio Baselli 02/10/2023 | 10:44
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ETF

Secondo i dati Morningstar, a settembre, tra il miglior Exchange traded product (in termini di rendimento) e il peggiore ci sono oltre 51 punti percentuali (prendendo in considerazione quelli registrati alla vendita in Italia ed escludendo i replicanti strutturati, cioè a leva o inversi).

Questi strumenti, essendo prodotti puramente passivi, riflettono nei loro movimenti l’evoluzione dei mercati, senza che la performance venga distorta dalle scelte (buone o cattive) di un gestore attivo. 

I Top

La Top 12 di settembre dei fondi passivi quotati in Borsa, cioè gli Exchange traded products (ETP), vede il podio interamente occupato da tre ETP esposti alla rete decentralizzata Chainlink (costruita su Ethereum) e al suo token LINK. Il prezzo di LINK ha innescato un massiccio rally, dopo aver toccato il fondo all'inizio di settembre, chiudendo il mese con un guadagno del 33%.

Questo è dovuto molto probabilmente all’accordo di Chainlink con SWIFT, il principale sistema di messaggistica interbancario globale. Si tratta di una collaborazione con una dozzina di importanti istituzioni finanziarie (tra cui BNY Mellon e BNP Paribas) per dimostrare come tali istituzioni possano utilizzare il protocollo di interoperabilità cross-chain CCIP (una tecnologia che consente la comunicazione tra diverse blockchain) di Swift e Chainlink per connettere senza soluzione di continuità i propri sistemi a qualsiasi rete blockchain.

Continua poi il “momentum” dell’uranio, con il SG ETN URANIUM MINING (URAM) in quarta posizione, e lo Sprott Uranium Miners UCITS ETF Accumulating (U3O8) in quinta, balzati rispettivamente del 31% del 27% nel mese. Queste strategie erano state tra le più performanti anche nel mese di agosto.

Lo scoppio del conflitto tra Russia e Ucraina ha provocato una contrazione importante nel mercato dell’uranio i cui effetti si stanno facendo sentire. A seguito dell’invasione, infatti, l’Ucraina, dove 15 reattori dipendevano dalla Russia per l'uranio, si è affrettata a firmare un accordo di 12 anni con il Canada per l’approvvigionamento. Le utility europee, anch'esse in gran parte dipendenti dalla Russia, hanno ottenuto il massimo che potevano da altri contratti. I più esposti sono stati gli operatori in Finlandia e nell'Europa orientale che possedevano reattori di fabbricazione russa, che solo le aziende russe sapevano come alimentare. Per trovare un concorrente  americano in grado di impacchettare le barre di uranio nei blocchi esagonali richiesti da questi impianti c'è voluto un anno.

Come reazione alla crisi energetica, poi, il nucleare sta tornando con forza nei programmi energetici di molti Paesi. Negli Stati Uniti, ad esempio, è stato recentemente presentato in Senato l’ADVANCE Act, una progetto di legge che mira a sostenere le iniziative per lo sviluppo e il dispiegamento di nuove tecnologie nucleari sia in patria che all'estero, attraverso azioni come la facilitazione della riconversione dei siti energetici convenzionali e il sostegno normativo allo sviluppo di tecnologie nucleari avanzate.

La Francia non è da meno: a giugno ha annunciato un impegno di oltre 100 milioni di euro per rivitalizzare l'industria nucleare. Ancora più significativo l’esempio del Canada, che dopo una pausa di 30 anni sta tornando a rilanciare la propria produzione nucleare. Per non parlare del forte interesse anche nei Paesi emergenti: la Turchia ha dichiarato di voler sviluppare 20 GW di nucleare entro la metà del 2050, mentre più a est, il Pakistansta collaborando con la Cinaper allontanarsi dalla sua dipendenza dai combustibili fossili. Anche l'Arabia Saudita sta valutando l'offerta di un'impresa statale cinese per la costruzione di una centrale nucleare.

Infine, chiudono la classifica dei 12 replicanti più performanti del mese di settembre quattro ETC esposti a vario titolo al petrolio, salito lo scorso 19 settembre ai massimi da dieci mesi a questa parte.  

E i Flop

La classifica relativa ai replicanti che hanno perso di più a settembre, invece, vede al primo posto l’Electric Vehicle Charging Infrastructure UCITS ETF (ELEC),scivolato il mese scorso del 18%. La strategia ha risentito soprattutto della possibilità che l’Unione europea introduca dei dazi aggiuntivi sulle auto elettriche cinesi per tutelare i produttori europei, un’ipotesi che ha pesato sull’intero settore e particolarmente sulle aziende cinesi.

Settembre è stato un mese negativo anche per le strategie su Blockchain (se ne contano sei in classifica). Male anche due ETF esposti ai bond governativi dell’Eurozona a lunghissima scadenza – il Lyxor Euro Government Bond 25+Y (DR) UCITS ETF (MTH) e l’Xtrackers II Eurozone Government Bond 25+ UCITS ETF (X25E) – che hanno risentito dell’ennesimo rialzo dei tassi d’interesse da parte della BCE lo scorso 14 settembre.

L’analisi è stata realizzata con la piattaforma per professionisti finanziari Morningstar Direct. Clicca qui per saperne di più sulle sue funzionalità.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Valerio Baselli

Valerio Baselli  è Giornalista di Morningstar.

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