ETF a confronto: Azionari Giappone Large Cap

Partendo dalle ricerche Morningstar, abbiamo analizzato i diversi replicanti dedicati alla Borsa di Tokyo, tra quelli disponibili agli investitori italiani.

Valerio Baselli 27/03/2023 | 10:53
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Giappone

Fino al 9 marzo scorso, la Borsa di Tokyo viaggiava sui massimi dall’ultimo trimestre 2021. Tuttavia – a differenza di altre asset class – l’equity nipponica non si guadagna la prime pagine dei giornali. Forse, questo è dovuto al fatto che il Sol levante abbia abituato gli investitori alle false partenze, alternando ottime annate a periodi di forte sottoperformance.

E infatti i recenti scossoni causati dal crollo della Silicon Valley Bank e dai problemi di Credit Suisse e del settore bancario, hanno smorzato l’entusiasmo degli investitori verso il mercato azionario giapponese.

Dal 13 al 21 marzo, il Morningstar Japan TME Index ha perso circa il 7%, schiacciando la performance da inizio anno a +2%, un risultato comunque superiore  all’1,6% segnato dal Morningstar Global TME Index (in euro al 23 marzo 2023).

Prospettive interessanti
“Dopo due decenni di stagnazione di prezzi e stipendi, il Giappone sembra finalmente essersi scrollato di dosso la deflazione, con un rafforzamento dello yen e un rialzo dei mercati azionari”, afferma Nikolay Markov, economista senior di Pictet AM. “Ci sono diverse prove che indicano un aumento delle pressioni inflazionistiche. Dalla salsa di soia alla birra, dagli elettrodomestici agli skipass, l'economia giapponese vede aumentare i prezzi di beni e servizi su tutta la linea”.

A gennaio, l’inflazione core ha raggiunto il massimo degli ultimi 42 anni (4,3%). Di conseguenza, la Bank of Japan (BoJ) ha iniziato a porre le basi per l'interruzione della sua controversa politica di controllo della curva dei rendimenti (Yield Curve Control, YCC), una misura di stimolo economico introdotta nel 2016 che mira a raggiungere in modo sostenibile un’inflazione del 2%.

Un tempo elogiata per la sua originalità, questa politica ha in seguito destato critiche per avere distorto la curva dei rendimenti, drenato liquidità dal mercato e portato a un crollo dello yen che ha gonfiato il costo delle importazioni di materie prime.

“A nostro avviso”, prosegue Markov, “la BoJ alzerà gradualmente il limite superiore dei rendimenti a 10 anni (attualmente allo 0,50%) prima di abbandonare definitivamente questa politica. Prevediamo, inoltre, che la banca centrale seguirà questo percorso di normalizzazione indipendentemente da chi, ad aprile, prenderà il posto dell'attuale Governatore, Haruhiko Kuroda”.

“E gli investitori stranieri dovrebbero prendere nota”, dice l’economista, “la combinazione di normalizzazione della politica monetaria e inflazione contenuta è un mix che rafforza le azioni giapponesi”.

Gli investitori internazionali hanno sottopesato le azioni giapponesi a partire dal 2005, ma l'allocazione in questo comparto sta iniziando a riavvicinarsi alla ponderazione del benchmark.

Secondo il team di gestione di Pictet, si tratta di un cambiamento sensato. “Nei prossimi cinque anni, ci aspettiamo un rendimento annuo delle azioni giapponesi superiore al 10%, arrivando a sovraperformare le azioni statunitensi e quasi pareggiando i rendimenti delle azioni emergenti (in dollari), ma con una volatilità molto inferiore”. Si legge in una nota a cura di Sam Perry, senior investment manager della casa di gestione svizzera.

Ciò è in larga parte dovuto all'apprezzamento dello yen previsto per il periodo in esame, ma riflette anche il potere di spesa del cosiddetto “Japan Inc” (termine che indica il sistema economico moderno, altamente centralizzato, di questo Paese e la sua strategia di sviluppo guidata dalle esportazioni) e il suo impatto sui rendimenti.

Anche il Giappone cambia
Il Giappone ha da tempo un ruolo importante nel panorama industriale globale. Non è una sorpresa che diverse società giapponesi abbiano conquistato una posizione di leadership in settori come l’automazione, la visione artificiale, i sensori e la robotica.

“Le imprese giapponesi sono sempre state riluttanti ad abbandonare i vecchi sistemi tradizionali, come si evince anche dai dati sulla penetrazione del cloud nel Paese, sembra però che la situazione stia cambiando”, spiega Kevin Kruczynski, investment manager di GAM Investments. “Le aziende sono pronte ad abbracciare la trasformazione digitale: si parla di investire in nuovi sistemi per la gestione dei rapporti con la clientela, la pianificazione delle risorse o la gestione del ciclo di vita del prodotto. La trasformazione digitale è ormai accettata anche dalla popolazione, per esempio i pagamenti elettronici hanno fatto passi da gigante negli ultimi tre anni, in un’economia che è sempre stata basata sul contante”.

“Da tempo siamo convinti che una produzione più smart con fabbriche intelligenti e più efficienti sia il futuro del settore e abbiamo visto esempi di tecnologie che lo renderanno possibile”, prosegue Kruczynski. “Sul campo si percepisce grande ottimismo. Le società sono consapevoli delle difficoltà dello scenario macroeconomico, tuttavia credono di poter gestire la situazione. Gli ordini arretrati si accumulano per via della carenza di personale, mentre i prezzi elevati dell’energia rendono necessario investire in efficienza. Tali dinamiche, abbinate a fattori come il passaggio ai veicoli elettrici, i colli di bottiglia delle catene di distribuzione evidenziati dal Covid e le tensioni geopolitiche che hanno sottolineato la necessità di ripensare e riconfigurare i sistemi di produzione globali, hanno creato un ciclo di investimenti in capitale che è in qualche modo scollegato dalle tendenze produttive più sensibili all’andamento economico”.

L’offerta italiana
Disponibili agli investitori italiani ci sono 34 Exchange traded fund (ETF) dedicati al mercato azionario giapponese a grande capitalizzazione. Nella tabella sottostante, i primi 10 in termini di patrimonio.

In totale, sono 12 gli ETF coperti dalla ricerca qualitativa di Morningstar. A livello di masse, con i suoi quasi 3,4 miliardi di euro in gestione, si distingue in particolare l’iShares Core MSCI Japan IMI ETF.

Il fondo usa la replica fisica ottimizzata per tracciare l’MSCI Japan Investable Market Net Return Index. In pratica, l’ETF acquista un insieme di titoli scelti in modo da creare un portafoglio sufficientemente simile a quello del benchmark, ma con un numero di componenti inferiore, in modo da ottimizzare i costi di transazione. Con circa 1.100 titoli in portafoglio, il benchmark copre il 99% della capitalizzazione del mercato azionario giapponese. Toyota rappresenta la ponderazione maggiore con il 4%; tutti gli altri componenti pesano il 3% o meno.

iShares può effettuare il prestito titoli per un importo fino al 100% del valore patrimoniale netto (Nav) del fondo. Blackrock, società madre di iShares, gestisce il processo di prestito titoli e si tiene il 37,5% dei redditi derivanti, mentre il 62,5% restante viene condiviso con gli aderenti all’ETF. Il fondo ha prestato in media tra il 10 e il 18% del portafoglio tra gennaio 2019 e dicembre 2021, generando lo 0,04% di ricavi netti. Le commissioni annue ammontano a 15 punti base, tra le più basse di categoria.

L’ampiezza del benchmark replicato e l’enorme divario tra le commissioni di questo fondo e quelle applicate dal fondo mediano della categoria Morningstar si sono rivelati un ostacolo formidabile per i gestori attivi, con il fondo che ha nettamente superato la media dei concorrenti su una base corretta per il rischio negli ultimi 10 anni. Morningstar assegna un Analyst Rating pari a Gold (report di Kenneth Lamont, del 4 aprile 2022).

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Valerio Baselli

Valerio Baselli  è Giornalista di Morningstar.

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