Fallimento FTX, gli investitori volteranno le spalle alle criptovalute?

Il fondatore della piattaforma di trading, Sam Bankman-Fried era considerato una figura di spicco come ponte verso la finanza tradizionale. Tra gli investitori in FTX ci sono anche asset manager, fondi pensione, venture capitalist e hedge fund. Ora è possibile che riconsiderino l’esposizione alle valute digitali.

Sara Silano 21/11/2022 | 14:30
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Bitcoin

Il fallimento di FTX, piattaforma di trading di criptovalute con sede nelle Bahamas, fa tremare gli investitori, che potrebbero rivedere le loro posizioni sugli asset digitali.

Il collasso di FTX ha minato la credibilità del settore tra gli investitori, le autorità di regolamentazione e il pubblico, perché il fondatore dell'azienda, il trentenne Sam Bankman-Fried (anche conosciuto con le sole iniziali SBF), fino a poco tempo fa era considerato una figura di spicco per portare le divise digitali nella finanza tradizionale, la cosiddetta mainstream.

Cosa è successo a FTX
Nel giro di poche settimane, però, il sogno si è infranto. Tutto è cominciato all’inizio di novembre quando sono iniziate a circolare voci secondo cui il bilancio di Almaeda Research, società di trading quantitativo (ossia che utilizza calcoli matematici e statistici per fare operazioni sui mercati), fondata dallo stesso SBF e consociata di FTX, sarebbe stata in crisi.

“Sembra che FTX possa aver prestato fondi e asset della clientela (anche se non se ne hanno prove) ad Alameda Research, che li avrebbe utilizzati per effettuare scommesse rischiose, cosa severamente vietata nella finanza tradizionale”, spiega Mirva Antilla, responsabile Digital Assets Research di WisdomTree. “Entrambe le società sono private ma, secondo le stime del mercato, il 40% del bilancio di Alameda Research potrebbe comprendere token FTT (beni digitali all'interno di una blockchain che conferiscono un diritto a un determinato soggetto, Ndr), creati da FTX, che sono stati utilizzati come garanzia presso l'azienda”.

La notizia ha scatenato una pioggia di richieste di riscatto e di uscita dai token FTT, comprese quelle di Binance, un altro sistema di scambio di criptovalute, che ne possedeva per oltre 500 milioni di dollari. La stessa Binance ha successivamente firmato una lettera di intenti con FTX per tentarne il salvataggio, ma l’offerta è stata ritirata perché Binance ha ritenuto il divario finanziario “troppo grande”.

“In base all'attività on-chain (ossia sulla blockchain), il settore ha recentemente riscontrato storni dai portafogli di Alameda verso FTX”, continua Antilla. “Sembra che Alameda abbia perso denaro con le sue operazioni commerciali e non riesca a rimborsare i fondi e gli attivi che le ha prestato FTX. Dal canto suo, FTX accuserebbe un deficit di almeno 8 miliardi di dollari”.

Gli impatti sulla finanza tradizionale
I primi impatti sulla finanza tradizionale hanno già cominciato a vedersi. Secondo quanto riportato da ETF Stream, CoinShares, 21Shares e VanEck hanno sospeso i loro ETP (Exchange traded product) che erano specializzati su FTX, perché i market maker non riescono più a stabile un prezzo sui token FTT, che hanno perso circa il 97% dai loro massimi (fonte Coinbase).

 

Tuttavia, le conseguenze potrebbero non finire qui, perché ad investire sulla piattaforma di trading, la cui valutazione a fine gennaio 2022 era di 32,5 miliardi di dollari, sono stati in molti, compresi asset manager e fondi pensione. In base ai dati Pitchbook (società del gruppo Morningstar), gli investitori istituzionali che negli anni scorsi hanno puntato su FTX sarebbero un’ottantina.

Chi ha investito in FTX
Si tratta soprattutto di venture capital, hedge fund, business angels (investitori individuali che offrono capitali e conoscenze alle startup), ma nell’elenco troviamo anche società di gestione, tra cui BlackRock, il più grande asset manager al mondo, che era entrato ad ottobre 2021 insieme a una settantina di altri investitori, partecipando a un’operazione di finanziamento di FTX da 420,7 milioni di dollari.

Nella lista figura anche il fondo pensione Ontario Teacher’s Pension Plan, responsabile della gestione delle pensioni per gli insegnanti delle scuole della provincia canadese dell'Ontario, che ha come sponsor il governo dell’Ontario e la federazione locale dei docenti ed è uno dei più grandi al mondo con un patrimonio gestito di 242,5 miliardi di dollari. Secondo quanto riportato da Pitchbook, il fondo ha investito 75 milioni di dollari in FTX International e FTX US nell’ottobre 2021. Poi ha puntato altri 20 milioni di dollari nella business unit statunitense a gennaio 2022. In una nota, il fondo pensione ha precisato che “sebbene il futuro di FTX sia incerto, le possibili perdite finanziarie avranno un impatto limitato sul piano previdenziale perché l’investimento rappresenta meno dello 0,05% dei net asset totali”.

Investitori sedotti e abbandonati?
E’ vero, la percentuale investita dagli istituzionali è minima, perché finora hanno allocato porzioni molto piccole del loro patrimonio al mondo delle criptovalute, tuttavia non c’è dubbio che negli anni scorsi ne siano stati attratti.

“Recenti sondaggi mostrano l’interesse degli investitori istituzionali per le criptovalute”, spiega Jessica Hamlin, giornalista di Pitchbook. “Nel sondaggio sulla fiducia degli investitori del 2022 del CFA Institute, il 94% degli sponsor di piani pensionistici statali/governativi ha affermato di investire attualmente in criptovalute. La percezione positiva degli asset digitali tra gli investitori istituzionali è cresciuta di sei punti percentuali dal 2021 al 2022, secondo le risposte a un sondaggio Fidelity Digital Assets condotto su oltre 1.000 investitori istituzionali globali”.

Dopo il fallimento FTX potrebbero esserci passi indietro degli investitori?

In effetti, il caso della piattaforma fondata da Sam Bankman-Fried è l’ultimo di una serie di eventi negativi che hanno coinvolto il mondo delle valute digitali. In maggio, c’era stata la bancarotta della piattaforma Celsius Network e prima ancora il crollo di TerraUSD, la criptovaluta che aveva ancorato il suo valore al dollaro. In quell’occasione alcuni ETP sulle valute digitali avevano perso il 100% del loro valore.

“Il crollo ha costretto gli investitori istituzionali a riconsiderare la loro esposizione all'asset”, ammette Hamlin. “Notoriamente avversi al rischio, i piani pensionistici e altri investitori istituzionali si sono avvicinati timidamente alle criptovalute negli ultimi anni. I fondi specializzati sulle valute digitali hanno attirato questi investitori, prospettando rendimenti elevati e una correlazione minima con altri asset. Insomma, una potenziale miniera d'oro per i fondi pensione a caccia di fonti di guadagno maggiori per far fronte a sottoscrittori in crescita e sempre più anziani”.  

Le regole arriveranno in tempo?
Secondo gli esperti, il fallimento di FTX, così come i crac precedenti, potrebbe generare deflussi dagli  strumenti specializzati sulle criptovalute. Un'altra conseguenza potrebbe essere una maggior attenzione nel valutare questo tipo di asset class da parte degli investitori istituzionali, la richiesta di trasparenza e di standard nelle pratiche contabili.

Il caso FTX mostra ancora una volta quanto sia importante la regolamentazione. Il 5 ottobre 2022, il Consiglio dell’Unione europea ha approvato il testo relativo alla proposta di regolamento sulle criptovalute, il Markets in Crypto-Assets o MiCA, che prevede, tra l’altro, la pubblicazione di un prospetto informativo se l’emittente intende raccogliere più di un milione di euro sul mercato.

In base a quanto contenuto nella proposta, inoltre, i fornitori di servizi dovranno ottenere l'autorizzazione dell'UE per poter operare. Saranno soggetti a requisiti patrimoniali e assicurativi e, infine, dovranno comunicare agli investitori il rischio potenziale di perdite. Le stablecoin, il cui valore è ancorato a un altro asset (ad esempio il dollaro), dovranno rispettare determinati requisiti di riserva e limiti nei volumi di transazioni.

Il nuovo regolamento non ha ancora terminato tutto l’iter di approvazione e si prevede che entrerà in vigore concretamente nel 2024. Nel frattempo, il mercato delle criptovalute rimane in larga parte non regolamentato e privo di istituzioni di vigilanza o salvataggio per situazioni estreme.

Riuscirà il regolatore ad intervenire in tempo per non far perdere del tutto agli investitori la fiducia nelle criptovalute? La domanda non ha al momento una risposta. Quello che è certo, invece, è che i clienti di FTX ora non possono prelevare i loro soldi e chi ha Bitcoin o altre criptovalute ha subito nuovi pesanti ribassi. Da inizio anno, il Bitcoin perde quasi il 62% contro l’euro, Ethereum più del 64% e Solana, più direttamente impattata dal caso FTX, ha lasciato sul terreno in soli 30 giorni più del 55% del suo valore.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Sara Silano

Sara Silano  è caporedattore di Morningstar in Italia

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