PNRR, ecco cosa dovrà fare il nuovo governo

Per il professor Gustavo Piga (Tor Vergata) sono due i punti fondamentali su cui il prossimo esecutivo dovrà concentrarsi: una nuova governance per le stazioni appaltanti (oggi gli sprechi ci costano 60 miliardi l’anno) e investire fortemente sul capitale umano, “strapagandolo”. Ne vale la pena, ma dobbiamo fare in fretta.

Valerio Baselli 22/09/2022 | 08:55
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Valerio Baselli: Buongiorno e benvenuti. Sono Valerio Baselli, oggi ho il piacere di accogliere il professor Gustavo Piga, docente ordinario di Economia politica all'Università degli studi di Roma Tor Vergata, esperto di politica monetaria, della gestione del debito pubblico e di questioni legate all’Europa. Professore, ben ritrovato.

Gustavo Piga: Ben ritrovati e grazie dell’invito.

Baselli: Siamo agli sgoccioli della campagna elettorale. Uno dei temi più dibattuti è stato quello riguardante il PNRR, la gestione dei fondi del piano Next Generation EU, anche perché c’è un cronoprogramma da rispettare. Alla luce della situazione attuale, con la crisi energetica che stiamo vivendo, secondo lei, ha ancora senso andare avanti con un piano che è stato scritto quasi due anni fa?

Piga: Ci sono vari temi. Il Portogallo sta chiedendo, dato il grande shock aggregato che ha colpito l’Europa, quindi non un singolo Paese, che si estendano i tempi di realizzazione e quindi evidentemente questo ha un senso e spero che sarà portato avanti da più Stati membri che effettivamente sono in difficoltà per la crisi che ci ha colpito. Non vedrei tanti aspetti da correggere, se non quello dovuto alle difficoltà che hanno adesso le imprese a partecipare a bandi i cui costi sono cresciuti incredibilmente e per cui per partecipare c’è bisogno di avere gare più grandi, e lì credo che la Commissione europea possa comprendere bene perché si chiede questo cambiamento.

Per l’Italia le direi che rimane un solo grave errore fatto dagli ultimi due governi, il Conte 2 e il governo Draghi, che è quello di non aver stanziato risorse per la capacità amministrativa delle stazioni appaltanti. Credo che se si andasse in Europa a chiedere maggiori risorse in questo senso, quindi non per essere spese politicamente ma per qualcosa che ha senso, faremmo una cosa buona per l’Europa e per l’Italia, quindi spero che il prossimo governo si impegni per evitare di prendere persone a tempo determinato con stipendi minimali, perché quello non è il modo per affrontare una rivoluzione epocale come quella del PNRR, e già si vede dalle difficoltà che tante gare stanno generando.

Baselli: Storicamente l’Italia si è dimostrata inefficiente nella spesa dei fondi strutturali e d’investimento europei, siamo fanalino di coda in Europa se prendiamo la percentuale dei fondi effettivamente utilizzata. Eppure, non possiamo certo dire di non aver bisogno di questi finanziamenti. Cosa c’è dietro questa difficoltà nella spesa? E questo genera preoccupazione davanti ai circa 230 miliardi del PNNR che dovranno essere utilizzati al meglio?

Piga: Si lega alla risposta precedente. Abbiamo evidenza che in Italia, come in tanti altri Paesi, gli sprechi sono grandi, rappresentano in modo complessivo, non solo del Recovery Fund, ma degli appalti pubblici in generale, più del 3% del Prodotto interno lordo, stiamo parlando di 60 miliardi di sprechi che potremmo evitare. Con cosa? L’evidenza empirica ci dice che l’83% degli sprechi è dovuto a incompetenza e solo il 17%, che comunque rimane un numero grande, a corruzione. Il che è una buona notizia, perché se lo spreco è dovuto a incompetenza, sappiamo cosa dobbiamo fare. Dobbiamo creare una governance di stazioni appaltanti professionalizzate e lo dobbiamo fare presto, perché i giovani che dobbiamo assumere per queste stazioni appaltanti così fondamentali, strapagandoli perché poi porteranno a casa una marea di cancellazioni di sprechi, hanno bisogno dei vecchi per imparare il mestiere, e i vecchi stanno andando in pensione. E siccome sono dieci anni che non facciamo questo, ora il rischio è che prendiamo tanti giovani e poi li buttiamo nel vasto oceano senza la ciambella dell’aiuto dei vecchi che hanno più esperienza. Quindi, se il governo attuale non lo ha fatto, il prossimo dovrà metterlo come priorità. Sul PNRR, ma anche sull’enorme galassia degli appalti pubblici, su cui spendiamo il 15% del PIL.

Baselli: Cosa dovrebbe fare il prossimo governo, a prescindere da quale sia, con il PNRR, secondo lei? E quali margini di manovra ha davvero Roma in questo senso?

Piga: Su questo ha un margine di manovra enorme, anche perché la Commissione europea lascia liberi i Paesi di farlo. La questione è decidere il tipo di governance da dare alle stazioni appaltanti competenti. Ci sono tre opzioni: lasciare le cose come stanno con 30mila stazioni appaltanti, concentrare tutti in una ventina di stazioni appaltanti per lo più regionali, oppure trovare una soluzione intermedia di 150-200 stazioni appaltanti legate alle province. Io preferisco quest’ultimo modello da tempo, perché l’estrema frammentazione nuoce, ma nuoce anche l’estrema concentrazione perché fanno gare grandi e questo non dà la possibilità di partecipare e vincere alle piccole imprese che sono il nostro volano di affermazione nel mondo.

E quindi un modello di governance dove tu assumi giovani professionisti strapagati per governare il territorio, magari con una cabina di regia centrale, per rispettare le esigenze del territorio e che allo stesso tempo portino a casa enormi risparmi e qualità, il Paese a quel punto ridiventa competitivo perché la nostra mancanza di competitività è tutta legata alle cattive gare che facciamo e che in ultima analisi sono le infrastrutture complessive all’interno delle quali le imprese devono convivere. E siccome la Germania fa gli appalti meglio di noi, le piccole e grandi imprese tedesche lavorano molto meglio di noi quando si trovano su mercati internazionali. Questo dobbiamo fare e la Commissione europea su questo ci dà carta bianca.

Baselli: Senta, ultimissima cosa, mi sembra di capire dalle sue parole che alla fine il capitale umano è alla base di tutto.

Piga: Eh sì, e le devo dire un capitale umano interdisciplinare e che lavori in squadra, perché non abbiamo solo bisogno di giuristi. Abbiamo bisogno di giuristi, ingegneri, architetti, economisti, gestionali, informatici. Squadre. Dentro le stazioni appaltanti di Lucca piuttosto che di Brindisi abbiamo bisogno di squadre di persone competenti, che poi regolarmente si parlino tra di loro per importare le migliori pratiche. Per cui Brindisi ogni anno deve far vedere a Lucca come è più brava su un certo fronte e Lucca fa vedere a Brindisi come è più brava su di un altro fronte, in uno spirito collaborativo e non di rivalsa. Questo si può fare abbastanza facilmente data la posta in gioco.

Baselli: Grazie ancora al professor Piga. Per Morningstar, Valerio Baselli, alla prossima.

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Valerio Baselli

Valerio Baselli  è Giornalista di Morningstar.

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