Blockchain, obbligazioni e rischi

Il sistema di gestione dati ha interessanti prospettive nel settore finanziario. Nei bond, in particolare, potrebbe rendere più agevoli i processi di valutazione delle emissioni. Ma ci sono dei nodi da sciogliere. 

Marco Caprotti 29/05/2019 | 14:19
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Il blockchain procede a grandi passi verso i mercati di capitali. E’ questo infatti uno degli approdi naturali della tecnologia disruptive che permette a più contraenti di portare a termine un’operazione in maniera immediata, trasparente e sicura senza l’utilizzo di intermediari. Un elemento importante del blockchain sono gli smart contract con i quali i contraenti stabiliscono le regole di una transazione (ad esempio l’affitto di una casa) che diventano immediatamente esecutive (vedi qui per un approfondimento).

Ma il blockchain funziona anche sui mercati di capitali? Una delle prime società a muoversi nel settore è stata l’americana Depository Trust & Clearing Corporation che ha spostato le sue attività sui derivati nel blockchain permettendo ai partecipanti di avere una singola piattaforma per seguire le attività di post negoziazione. Un altro sviluppo è stata l’introduzione da parte di JP Morgan, a febbraio di quest’anno, del JPM coin. Si tratta di una gettone digitale che permette ai clienti istituzionali di fare immediati trasferimenti di valuta attraverso il blockchain. Una volta spostati fra i conti, i token sono immediatamente trasformati in dollari. Un sistema che riduce i tempi di settlement e i rischi di controparte.

Blockchain e bond
Le caratteristiche del blockchain possono, ad esempio, potenzialmente rivoluzionare la transazione del debito? “Non ci aspettiamo che i sistemi attuali diventino immediatamente obsoleti”, dice Beth Forbes, senior vice president di Morningstar Credit Ratings. “Probabilmente il blockchain verrà integrato nella infrastruttura attuale nel corso del tempo. Comunque, mano a mano che il nuovo sistema diventerà sempre più utilizzato crediamo che la trasparenza, la riduzione dei costi e la verificabilità delle operazioni cambieranno per sempre il settore”.

In un sistema più trasparente resta da capire quale sarà il ruolo che potranno giocare le agenzie di rating che hanno il compito di dare un giudizio alle obbligazioni e di valutare i rischi legati agli emittenti. “Le agenzie di rating possono trarre beneficio dall’aumento di trasparenza su dati verificati e rendere più efficiente il loro processo di studio”, dice Forbes. “Ad esempio, possono utilizzare gli smart contract per analizzare le performance e i flussi di cassa delle aziende in tempo reale e inserirli nei loro processi di analisi. A quel punto, le analisi aggiornate possono essere reinserite nel sistema blockchain per comunicare i rating”.

Gli ostacoli
L’utilizzo del blockchain nella finanza strutturata, tuttavia, sembra presentare ancora qualche problema. “I maggiori ostacoli sono le incertezze di tipo legale e regolamentare”, spiega Forbes. “Il blockchain è una tecnologia complessa e non è ancora stata adeguatamente testata nella finanza, per non parlare dell’ambito legale. Ad esempio, bisogna capire cosa fare se si scopre un errore dopo che una transazione è stata completata, visto che nessuno dei partecipanti all’accordo può intervenire per correggerlo. Da questo punto di vista ci sono pochi precedenti. Inoltre non esiste uno standard unico di blockchain e ci sono molte piattaforme, ognuna con le proprie caratteristiche”.

Il futuro, tuttavia, pare interessante. “Una delle promesse del blockchain è quella della creazione di nuovi tipi di valuta e di security”, dice Forbes. “Come agenzia di rating ci piace l’idea di poter creare informazioni che possono accompagnarsi a quei titoli attraverso lo stesso canale. Questo può aiutare a fare in modo che giudizi accurati siano immediatamente disponibili”.

 

 

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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