Se il mercato è volatile, allora sta bene

Cercare di prevedere le fluttuazioni degli indici, dicono i gestori di MIM, è un esercizio inutile. Le fasi di ribasso devono essere considerate un’opportunità e non devono distrarre dagli obiettivi di lungo periodo. 

Marco Caprotti 14/11/2018 | 13:01
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Valutazioni alte, preoccupazioni riguardo alla crescita globale, strette sui tassi di interesse in vista, Cina zoppicante, tensioni politiche. Gli elementi per far preoccupare i mercati e dare una spinta alla volatilità ci sono tutti. E gli investitori reagiscono di conseguenza. Nel solo mese di ottobre sia i mercati sviluppati che quelli emergenti hanno registrato un calo, in euro, vicino al 7%.

Indici Morningstar Developed (in blu) ed Emerging Market (in verde) a confronto
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Dati in euro aggiornati al 13 novembre 2018
Fonte: Morningstar Direct

“E’ sicuramente una situazione spiacevole”, spiega Cyrique Bourbon, multi-asset portfolio manager di Morningstar Investment Management (MIM) Emea. “Tuttavia, alla luce della situazione non è sorprendente. Va anche detto che si tratta di un ritracciamento contenuto, se guardiamo l’andamento degli ultimi tre, cinque e 10 anni”.

Osservando la performance dei mercati più in profondità si notano delle divergenze. Tutti i settori sono scesi nel mese, ma con modalità diverse. Quelli che avevano le valutazioni più ricche come la tecnologia e i material sono stati colpiti duramente, mentre quelli cheap (come telecom, utility e beni di consumo) sono scesi meno del 5% “Valori simili in termini di dispersione si sono visti anche a livello geografico”, dice il gestore di MIM. “Le aree più costose, come gli Stati Uniti, sono crollate rispetto a quelle meno care (Regno Unito e alcune parti dell’Europa)”.

I mercati obbligazionari, da parte loro hanno tenuto, soprattutto grazie allo stato di forma di alcuni governativi di buona qualità. “Questo, tuttavia, non è bastato per ottenere una sufficiente diversificazione contro le perdite”, dice Bourbon. Meglio, da questo punto di vista, si sono comportate le valute: gli investitori hanno mostrato una decisa preferenza per il dollaro Usa e lo yen. “E’ in momenti come questi che gli operatori apprezzano il ruolo che l’esposizione alle divise può giocare”, dice il gestore.

Cosa fare?
Il consiglio generale, in situazioni come queste, è quello di restare fedeli ai tre principi cardine attorno ai quali si muove l’investimento di lungo periodo: guardare tutto sempre in prospettiva, basarsi sui fatti lasciando perdere le emozioni e considerare le fasi di ribasso come delle opportunità. “Vale la pena ricordare che i periodi negativi sono segnali che indicano un mercato in salute”, dice il manager. “Il futuro è pieno di incertezze. Avendo in mente questo ci si rende conto che prevedere gli andamenti degli indici o cercare di cogliere il momento giusto di salita e discesa sono esercizi inutili”.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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