Care, ma con qualche opportunità per chi sa muoversi con cautela. E’ questo, in estrema sintesi, il risultato dell’ultimo report settoriale di Morningstar dedicato alle valutazioni dei materiali di base. “A parte alcune eccezioni, continuiamo a considerare sopravvalutati sia i titoli minerari che le commodity di questo segmento”, spiega Daniel Rohr, responsabile Morningstar della ricerca sui Basic material. “E questo nonostante il rallentamento dei due comparti seguito a un inizio di anno fatto a passo di carica. L’attenzione del mercato si è spostata: prima c’era la spinta del programma di stimolo fiscale cinese e l’entusiasmo per le politiche del presidente Usa, Donald Trump; ora si fanno i conti con alcune difficoltà che la Casa Bianca sta incontrando anche in questo settore e con i minori investimenti nel Paese del Drago”.
Giù i ferrosi e il carbone
Il secondo trimestre del 2017 ha visto la correzione dei prezzi delle commodity minerarie. In particolare per il minerale di ferro (iron ore) che è passato da 85 dollari per tonnellata-metro del periodo gennaio-marzo a 54 dollari. “Se a questo aggiungiamo il prossimo arrivo di materiale a basso costo, la domanda anemica della Cina e le scorte ancora piene, in questo segmento sembra esserci un eccesso di offerta”, spiega Rohr. E’ andata un po’ meglio al carbone qualità coke, dopo che l’offerta australiana è stata tagliata a causa dei danni prodotti dal ciclone Debbi (a fine marzo) che ha fatto crescere i prezzi. “Le forniture però sono poi tornate a livello normale e ci aspettiamo che, nel lungo periodo, i prezzi si raffreddino ulteriormente”, dice l’analista di Morningstar.
Acciaio a rischio
L’acciaio, intanto, fa i conti con Trump. Le idee protezionistiche del presidente Usa, sottolineate anche dall’annuncio di un’indagine sulle elevate importazioni di materiale (che secondo la Casa bianca potrebbero minacciare la stabilità nazionale) hanno fatto da propellente alle azioni dei gruppi siderurgici Usa nella prima parte del 2017. “I deboli fondamentali del settore, tuttavia, secondo noi alla fine avranno la meglio: la sovra-produzione a livello mondiale e i minori investimenti nelle infrastrutture da parte della Cina faranno abbassare i prezzi”, dice Rohr. “In base a queste considerazioni i titoli dei gruppi siderurgici Usa che copriamo attualmente trattano a premio rispetto al fair value”.
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