Il Giappone ha ancora un po’ di fiato

La piazza del Sol levante continua a dare soddisfazione agli investitori. I numeri dicono che il trend proseguirà grazie alla discesa dello yen e delle commodity. Ma restano le preoccupazioni legate al debito.

Marco Caprotti 11/08/2015 | 15:24
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Il Giappone continua a correre. Tanto che gli investitori cominciano a chiedersi se lo stato di forma del Sol levante gli consentirà di continuare a marciare a questi rimi. L’indice Msci relativo alla piazza di Tokyo nell’ultimo mese (fino al 10 agosto e calcolato in euro) ha guadagnato il 6,63%, portando a +27,2% la performance da inizio anno. “Continuiamo ad avere un outlook positivo sul mercato per diverse ragioni”, spiega uno studio firmato da Reiko Mito, Co-Manager dei fondi JB Japan Stock Fund e GAM Star Japan Equity. “Innanzitutto, le valutazioni sono ancora molto attraenti. Il rapporto P/E è al 14,5 volte per il prossimo anno e il P/B (prezzo/valore contabile) è solo all’1,2. Su base storica, tali cifre sono molto interessanti”.

Il quadro macro
Un altro elemento a favore del paese del Sol Levante è costituito dai dati macroeconomici positivi. Il sentiment dei consumatori è ai massimi degli ultimi 18 mesi e i livelli dei consumi rimangono solidi. Nel primo trimestre fiscale del 2015 il PIL è cresciuto del 3,9% su base annua. I consumi privati, già negativamente influenzati dall'effetto recessivo derivante dall'innalzamento della tassa sui consumi ad aprile dello scorso anno, sono saliti dello 0,4% rispetto al periodo ottobre-dicembre. Dopo quasi un anno di segno negativo, hanno ricominciato a crescere anche il mercato immobiliare e gli investimenti produttivi delle aziende. Il valore delle forniture giapponesi verso l'estero, favorite dal mini-yen, ha registrato un’ulteriore progressione, anche se inferiore alle aspettative, a causa del rallentamento delle economie dei principali partner asiatici (Cina in testa).

Il mix di yen e commodity
L'indebolimento della valuta giapponese, determinato dalla manovra di Quantitative Easing della Bank of Japan, ha avuto ricadute positive anche sulla bilancia delle partite correnti che nell’ultimo esercizio sono cresciute di quasi 60 miliardi di euro (primo dato positivo dalla crisi energetica scoppiata dopo l’incidente di Fukushima). Il combinato effetto del mini-yen e del mini-greggio (che ha ridotto il peso dell'import di combustibili fossili) ha favorito la riduzione del deficit commerciale, cui si sono aggiunti la crescita dei guadagni denominati in yen derivanti dalle operazioni d'investimento all'estero (+10,1%, il tasso più sostenuto degli ultimi 30 anni) e l'incremento della spesa turistica nel paese, che per la prima volta nella storia ha generato, per questa voce, un surplus nel saldo della bilancia dei pagamenti.

La questione del debito
Sul fronte del debito, l'esecutivo ha deciso di rinviare al 2017 l'introduzione del secondo aumento dell'aliquota sui consumi dall'8% al 10%, inizialmente previsto per ottobre 2015, onde non correre il rischio di inficiare irrimediabilmente gli sforzi legati alla ripresa dell'economia. Ciò, tuttavia, rischia di aggravare ulteriormente la situazione di forte criticità in cui versa il debito pubblico del paese, che, secondo gli ultimi dati del Fondo monetario internazionale, avrebbe raggiunto il livello record del 245% del Pil al termine dell'anno solare 2014. Benché solo il 7% di questa carta sia detenuta da investitori stranieri, la diminuita attitudine al risparmio dei cittadini e l'invecchiamento della popolazione potrebbero rendere il debito pubblico lordo superiore alle disponibilità finanziarie della collettività e quindi alla sua capacità di assorbire i titoli governativi emessi per finanziarlo, incrementando pericolosamente l'esposizione verso l'estero.

“Ci sono ancora alcuni dubbi sulla ripresa economica del Giappone, soprattutto tra i media, ma grazie alla debolezza dello yen e alla continua ristrutturazione degli ultimi anni, le società giapponesi stanno iniziando a dare frutti”, continua il report. “Nel settore delle componenti elettroniche, ad esempio, ci sono diverse ottime società, eppure ciò non sempre è evidente dal punto di vista dei consumatori. Ad esempio, circa la metà delle 1.000 componenti dell’iPhone 6 sono fornite da società nipponiche”.

 

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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