PREMIUM – La Cina dà una chance all’uranio

La domanda del paese asiatico (e di altri emerging) per il minerale crescerà insieme alla costruzione di nuovi impianti che permetteranno di abbandonare il carbone. I titoli più interessanti sono in Canada e Australia.

Daniel Rohr, CFA 22/04/2015 | 16:44
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Crediamo che il mercato non stia dando le giuste valutazioni alle società minerarie che si occupano di Uranio. Questo minerale offre una rara opportunità di crescita nel settore metal & mining. Il rallentamento economico della Cina, infatti, colpisce molte commodity ma non questa. Al momento il paese asiatico ne utilizza poco, vista la limitata dimensione dei suoi impianti nucleari. Questa situazione, tuttavia, sta per cambiare. Pechino, infatti, si sta spostando verso l’energia atomica per ridurre la dipendenza dello stato dal carbone. Il mercato, nel frattempo, sta calcolando male il rallentamento della produzione arrivato con il ritardo nella riaccensione degli impianti nucleari giapponesi. Questa situazione non durerà a lungo. Secondo le nostre stime la domanda di uranio dovrebbe aumentare del 40% nei prossimi 10 anni. Un balzo notevole per una commodity che ha visto una crescita praticamente pari a zero dal 2005. La produzione farà fatica a tenere il ritmo della richiesta. In una situazione del genere, il prezzo del minerale dovrebbe passare da 50 a 75 dollari l’oncia. Anche perché, quotazioni più alte sono necessarie per rendere interessanti gli investimenti in nuovi giacimenti.

Punti chiave
- Il boom delle costruzioni in Cina a partire dal 2000 ha fatto volare rame, carbone e metalli ferrosi. Un andamento simile è previsto per l’uranio quando il paese metterà a regime gli impianti nucleari che sta costruendo.

- La domanda dovrebbe salire del 2,8% all’anno fino al 2025. A prima vista può sembrare una crescita modesta. Le cose cambiano se si considera che per quanto riguarda il rame, un aumento dei consumi inferiore al 3% dal 2002 al 2012 ha portato i prezzi a salire del 336%.

- La carenza di uranio, unita alla crescita della domanda dovrebbe iniziare a fare vedere i suoi effetti sui prezzi a partire dal 2017. Questo perché le utility tendono ad accaparrarsi le materie prime di cui hanno bisogno tre o quattro anni prima di utilizzarle appieno. Nel caso dell’uranio si sono già visti segnali di acquisto negli anni scorsi. I prezzi più alti, inoltre, renderanno vantaggioso investire per nuovi giacimenti.

- Una forte carenza di materia prima rispetto alla domanda dovrebbe farsi sentire a partire dal 2021.

- I nuovi reattori cinesi, insieme a quelli in costruzione in Corea del Sud, in India e in Russia faranno crescere del 37% il numero degli impianti a livello mondiale. Questo aumento porterà una capacità di generazione di energia pari a quella combinata di Stati Uniti e Francia (i due paesi con la maggiore utilizzazione di energia atomica). La riaccensione dei reattori giapponesi abbasserà notevolmente le riserve di uranio dando una spinta alla domanda.

- L’energia nucleare per molte economie emergenti si sta rivelando una soluzione più economica rispetto al carbone. Un’oncia di uranio non arricchito (U308) produce la stessa energia di una tonnellata-metro di carbone. E, agli attuali prezzi di mercato, è 10 volte meno costoso (e 20 volte meno caro del gas naturale). In una situazione del genere, diversi paesi in via di sviluppo trovano più conveniente, nel lungo termine, affrontare gli alti costi di costruzione di impianti nucleari che continuare a dipendere dalle fonti energetiche tradizionali.

- Fra i titoli che operano in questo particolare segmento delle commodity, Cameco secondo noi è la scelta più interessante. Il titolo del gruppo canadese negli ultimi 12 mesi ha perso il 30%, in linea con la debolezza mostrata dall’intero comparto minerario. Tuttavia, a differenza di altre società del segmento mining, per il momento non ha esposizione al mercato cinese.

-Un altro nome da tenere d’occhio è la società australiana ERA (Energy Resources of Australia). Il titolo viene trattato a 1,30 dollari australiani: è uno sconto del 75% rispetto al nostro fair value. Il gruppo sta aspettando l’autorizzazione allo sfruttamento del giacimento chiamato Ranger 3. Quando il gruppo lo avrà (e noi, a differenza di altri analisti, siamo convinti che avrà l’ok delle autorità regolamentari), le azioni potrebbero registrare un balzo immediato del 50% rispetto alle quotazioni attuali. 

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Titoli citati nell'articolo

Nome TitoloPrezzoCambio (%)Morningstar Rating
Cameco Corp66,66 USD0,79
Energy Resources of Australia Ltd Class A0,00 AUD-20,00

Info autore

Daniel Rohr, CFA  Daniel Rohr, CFA, is a senior securities analyst at Morningstar.

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