Prezzo dell’uranio destinato a rimanere alto

Secondo Roberta Caselli (Global X), il forte incremento degli investimenti in energia nucleare e lo squilibrio strutturale tra domanda e offerta sosterranno le quotazioni dell’uranio, il cui valore è più che raddoppiato nell’ultimo anno.

Valerio Baselli 05/02/2024 | 09:50
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Valerio Baselli: Buongiorno e benvenuti. La lotta al cambiamento climatico unita alla necessità dell’Europa di rendersi indipendente dalle importazioni di petrolio e gas dalla Russia, hanno portato a una rinascita dell’interesse per l’energia nucleare, che a sua volta ha tutta una serie di conseguenze sul mondo delle materie prime.

Oggi ne parliamo con Roberta Caselli, analista specializzata in commodity di Global X. Roberta, l’energia atomica - soprattutto in Europa - rimane controversa. In quanto investitori, come valutate questa “rinascita” del nucleare?

Roberta Caselli: Sì, grazie Valerio. Il sentimento di mercato per l'energia nucleare sta cambiando. Lo stigma associato all'energia nucleare sta diminuendo, grazie alla nuova tecnologia. Infatti, l'input dell'energia nucleare e dell'uranio sta diventando sempre di più vitale, sia per la transizione energetica che per la sicurezza energetica, perché capace di generare energia su larga scala e in maniera efficiente.

Abbiamo visto un punto di svolta recentemente alla COP28, con tanti Paesi che appunto hanno annunciato il loro obiettivo e di voler triplicare la loro capacità di energia nucleare entro il 2050. Ma già ora vediamo nel mercato un deficit. Infatti, possiamo vedere che guardando ai contratti a lungo termine, questi contratti sono già aumentati e hanno già raggiunto il livello maggiore dal 2012. E ci aspettiamo che quest'anno continueranno ad aumentare considerando che le scorte di uranio stanno diminuendo e che le società energetiche hanno bisogno di assicurarsi la materia prima.

Baselli: Guardando un po’ lo scacchiere delle materie prime, sembra esserci un chiaro vincitore, appunto l’uranio. Un anno fa esatto un suo collega intervistato da me qui su Morningstar prevedeva che il prezzo dell’uranio avrebbe potuto arrivare anche fino a 90 dollari per libbra e ricordiamo che all’epoca si aggirava intorno ai 40 dollari. Un anno dopo, non solo ci è arrivato, a 90 dollari, ma li ha anche superati, poche settimana l’uranio fa ha toccato quota 106 dollari, ai massimi dal 2007. La domanda è forse un po’ scontata: cosa ha guidato questo rally?

Caselli: Principalmente la percezione di un'insufficienza di capacità dal punto di vista dell'offerta, che al momento non fa fronte alla nuova domanda. E questa percezione è stata amplificata da alcuni rischi e da alcuni annunci, come ad esempio gli annunci da parte delle principali società minerarie, Cameco e Kazatomprom, che hanno annunciato una revisione al ribasso della loro produzione. Anche i rischi geopolitici, come il colpo di Stato in Niger e la possibile limitazione di esportazioni russe verso gli Stati Uniti, che potrebbe ancor più limitare il mercato secondario dell'uranio. Ma anche dal punto di vista della domanda, abbiamo visto una domanda ancora molto forte con la Cina che ha approvato altri quattro reattori nucleari per un totale di dieci solamente l'anno scorso, continuando il suo progetto ambizioso di aumentare sette volte la capacità entro il 2070. Ma anche dal punto di vista normativo abbiamo visto più flessibilità. Infatti, negli Stati Uniti per la prima volta dopo 50 anni è stato approvata una nuova tipologia di reattore nucleare.

Baselli: Arrivati a questo punto, dopo una corsa del genere, con il prezzo più che raddoppiato nell’ultimo anno, cosa ci dobbiamo aspettare dall’uranio nel breve-medio periodo?

Caselli: Sì, la dinamica dei prezzi è stata decisamente guidata dai fondamentali. Quindi ci aspettiamo che questi prezzi elevati rimangano tali perché appunto, le società minerarie hanno bisogno di questo nuovo regime di prezzi per espandere la loro produzione. E anche dal punto di vista della domanda, le stime continuano a sollevare preoccupazioni per quanto riguarda la risposta dell'offerta. E infatti a livello globale la stima è quella di triplicare la capacità entro il 2050 e far sì che l'energia nucleare sia il 20% del consumo elettrico globale. Quindi ci aspettiamo un supporto dal governo non solo per la domanda, ma anche per l'offerta. Infatti gli investimenti da poco annunciati negli Stati Uniti e nel Regno Unito andranno a beneficiare società minerarie e quindi l’investimento nella filiera di produzione continua a essere un investimento con un potenziale alto.

Baselli: Molto interessante. Infine, nel caso dell’uranio, qual è la differenza tra investire direttamente sulla commodity e nel puntare su di un paniere di aziende attive nel settore? Qual è la migliore opzione secondo voi e perché?

Caselli: Le caratteristiche  dell'investimento in uranio rispetto a un investimento in commodity più liquide come l'oro o il petrolio sono appunto più complesse. Questo perché l'investimento nel mercato dei future ha liquidità molto bassa. Ci sono anche restrizioni in termini di proprietà della materia prima, quindi l'investimento in un basket di società minerarie è vantaggioso sia da un punto di vista di diversificazione, ma anche per superare il problema della liquidità e per evitare i costi del mercato future. Inoltre, l'investimento in società minerarie è vantaggioso rispetto all'investimento nella materia prima in sé e per sé, perché nei mercati al rialzo come quello in cui ci troviamo, le società minerarie possono appunto decidere di espandere la produzione quando il prezzo è più alto del loro break even e quindi beneficiare ancora di più dei loro margini positivi.

Baselli: Chiarissimo. Grazie ancora a Roberta Caselli. Per Morningstar, Valerio Baselli, alla prossima.

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Valerio Baselli

Valerio Baselli  è Giornalista di Morningstar.

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