Il rimbalzo dei mercati emergenti è destinato a durare. Merito, dicono gli operatori, dei cambiamenti in corso sia in quelle aree che nelle regioni più sviluppate. L’indice Msci dedicato agli emerging nell’ultimo mese (fino al 2 settembre e calcolato in euro) ha guadagnato quasi il 5%, portando a +15,9% la performance da inizio anno.
“La ripresa degli emerging è il risultato di una serie di fattori fra cui le migliori condizioni finanziarie globali e il minor rendimento dei bond mondiali”, spiega uno studio firmato Dirk Hofschire, Jonathan Kelly e Sammy Simnegar, gestori di Fidelity. I risultati delle elezioni che si sono tenute in diversi paesi in via di sviluppo sono stati visti con favore e si assiste a un miglioramento delle previsioni economiche su queste zone”. L’andamento dell’azionario emerging ha iniziato a migliorare nel corso del secondo semestre dell’anno, spinto (almeno in parte) dalla politica monetaria più accomodante della Cina. Le basse valutazioni dei titoli, in un momento in cui gli investitori andavano a caccia di occasioni d’acquisto, e i dati congiunturali migliori delle attese hanno fatto il resto.
Rally, pro e contro
Il punto, adesso, è capire quali elementi giocano a favore di un proseguimento del rally e cosa, invece, potrebbe remare contro. “Alcuni paesi emergenti più grandi hanno tassi di inflazione maggiori rispetto ai target delle rispettive Banche centrali”, continua lo studio. “I profitti aziendali restano deboli e le condizioni del credito sono ancora sfavorevoli rispetto a un anno fa. Si tratta di elementi che, nel breve periodo, potrebbero portare a un sentiment negativo sugli emerging. Nel lungo periodo, tuttavia, i mercati emergenti saranno quelli con il tasso di crescita più alto e rappresentano una buona opportunità all’interno di un portafoglio globale diversificato”.
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