Fra Mosca e Kiev ci guadagna Atene

La crisi con l'Ucraina sta facendo spostare investimenti dalla Russia. Gli operatori riscoprono la Grecia, ma guardano anche alla sicurezza della Polonia e al risveglio della Turchia. 

Marco Caprotti 24/07/2014 | 12:32
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Fra i due litiganti, dicono gli analisti, godono almeno in tre. E, fra questi, anche la Grecia. Mentre i governi occidentali osservano con i sudori freddi gli sviluppi della crisi politico-militare fra Ucraina e Russia, i mercati finanziari non si perdono d’animo e ragionano sulle opportunità che si stanno aprendo nella regione emergente del Vecchio continente. E, scorrendo i report, salta fuori la penisola ellenica, insieme a Polonia e Turchia.

Le debolezze della Russia
Il punto di partenza delle analisi è Mosca. L’economia della Russia nel secondo trimestre è cresciuta dell’1,2% (annualizzato) rispetto al +0,9% fatto segnare nei primi tre mesi dell’anno. Il ministero dell’economia del paese, intanto, manda segnali rassicuranti sul resto dell’anno, prevedendo una ripresa degli investimenti. Un ottimismo che non è condiviso dal Fondo monetario internazionale. Secondo gli analisti dell’istituzione, anche se non ci fosse un’escalation della crisi sul fronte ucraino, l’incertezza e la perdita di fiducia potrebbero trasformarsi in minori consumi interni, deflussi di capitali e deboli investimenti. “La crisi non poteva arrivare in un momento peggiore per l’economia russa che stava avendo problemi anche prima che scoppiassero le liti con Kiev”, spiega uno studio di Thomas White International (Twi). “In una nazione dove il vecchio modello economico basato sull’esportazione di energia si sta indebolendo è necessario diversificare. Ma per questo ci vogliono investimenti e una maggiore integrazione con gli altri paesi del mondo. Situazioni come quella in Ucraina non fanno altro che isolare Mosca”.

Il ritorno della Grecia
E’ giusto chiedersi, quindi, che strada prenderanno i soldi che non andranno più in Russia. Una delle mete più gettonate dagli operatori in questo momento è la Grecia. L’agenzia di Rating Fitch ha modificato di un grado il giudizio sull’indebitamento della Grecia portandolo da B- a B. La decisione, secondo la società di analisi, riflette gli sforzi del paese per raddrizzare i suoi conti e la prospettiva di un rafforzamento della crescita dell’economia ellenica che, secondo le stime, dovrebbe segnare un +0,5% nel 2014. Il giudizio a lungo termine è associato a una prospettiva stabile, vale a dire che Fitch non prevede di modificarlo nei prossimi trimestri. “Dopo sei anni di recessione la Grecia sta vedendo la luce in fondo al tunnel”, spiega uno studio firmato da John Derrick, direttore della ricerca di US Global Investors (Usgi). “Il sistema bancario si è consolidato e ora ci sono quattro grossi player che sono adeguatamente capitalizzati. E con un sistema bancario funzionante, anche la crescita può viaggiare. In una situazione del genere la penisola ellenica sta diventano una meta ideale per gli investitori per utilizzare una parte di soldi che non vanno più in Russia”.

Il porto sicuro polacco
Le tensioni fra Mosca e Kiev stanno premiando anche la Polonia. “Il paese è considerato un porto sicuro della regione, grazie a un’economia stabile e a una situazione politica tranquilla. Ha beneficiato del risveglio dell’Europa e non ha molti commerci con la Russia”, dice lo studio di Usgi. Il paese, tra l’altro, è l’unico membro dell’Unione europea che ha evitato la recessione del 2009. Nel primo trimestre di quest’anno ha avuto una crescita del 3,4% che, secondo diversi economisti, dovrebbe essere in grado di mantenere fino alla fine dell’anno.

La Turchia si risveglia
Come meta degli investimenti internazionali, intanto, si sta riproponendo anche la Turchia che, nei primi tre mesi dell’anno, aveva subito un appannamento (anche a causa di alcune tensioni politiche). “La situazione nel paese sta migliorando e la nuova situazione si sta riflettendo anche nel quadro congiunturale”, spiega lo studio di Twi. “Nel secondo trimestre si è registrata un’espansione dovuta a una maggiore spesa dei consumatori, a una crescita delle esportazioni e a un aumento degli investimenti pubblici”.

Più che la situazione in Ucraina, in questo caso a fare la differenza potrebbe essere quella dell’Iraq, il secondo mercato per le esportazioni turche dopo la Germania e il principale fornitore di petrolio per Ankara, dove si sta assistendo a un amento delle tensioni interne. Secondo il Ministero turco delle finanze, tuttavia, la ripresa generalizzata dell’Europa e la debolezza della valuta locale dovrebbero fare da stampella. 

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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