Wall Street continua a muoversi fra il segno più e quello meno. Dopo una partenza sopra la parità e una virata in territorio negativo, gli indici hanno poi sfiorato i massimi di seduta. Poi sui listini si è rivisto il rosso. Il mercato sembra confuso alla luce dei dati odierni poco importanti ma contrastanti: da un lato, gli annunci di posti di lavoro disponibili sono cresciuti a gennaio in linea con le attese, segno dell’incremento della domanda di lavoratori. Dall’altro le scorte di magazzino all'ingrosso sono aumentate, il che significa che le aziende non hanno saputo vendere beni con la velocità immaginata.
Europa debole
Seduta fiacca per le Borse europee, che hanno cambiato più volte direzione nel corso di una giornata priva di spunti macro per poi chiudere nella maggior parte delle piazze con il segno meno. Gli operatori sono convinti che la regione sia sulla strada del recupero e sono ottimisti per quanto riguarda la prossima ondata di trimestrali.
A Milano, dove l’indice Ftse/Mib ha segnato +0,4%, protagonista assoluta è stata Unicredit, capace di guadagnare il 6,2% nonostante perdite di 14 miliardi nel 2013: il no a nuovi aumenti di capitale ha però rassicurato il mercato e attratto gli investitori. Immediatamente dopo la diffusione dei conti il titolo aveva accelerato al ribasso, cedendo il 2,5%, per poi riprendersi. Il gruppo ha chiuso il 2013 con una perdita netta record di 14 miliardi dopo svalutazioni su avviamento e accantonamenti aggiuntivi su crediti, a fronte di un risultato netto atteso positivo per 400 milioni circa (nel 2012 l’utile era stato di 865 milioni). In evidenza il lusso grazie ai conti positivi di Brunello Cucinelli comunicati ieri.
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