Bilanciati, il rischio dove non l’aspetti

Alcune categorie del segmento allocation hanno in pancia titoli di debito di bassa qualità. La strategia in passato ha pagato, ma espone l’investitore a pericoli che, probabilmente, non vuole correre. 

Marco Caprotti 23/06/2016 | 09:37
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Moderati e prudenti di nome, ma non di fatto. L’analisi del credit rating delle categorie Morningstar dedicate ai fondi bilanciati mostra che all’interno dei segmenti teoricamente meno rischiosi ci sono asset potenzialmente pericolosi. I fondi presenti in diverse categorie di questo tipo, infatti, hanno mediamente un rating sul merito di credito pari a BB. In pratica sono di un gradino (o un notch, come dicono gli analisti) al di sotto del livello di investment grade. “Questo elemento, da solo, non è un motivo sufficiente per evitare questa tipologia di fondi bilanciati”, spiega Greg Carlson, senior analyst di Morningstar. “Tuttavia gli investitori devono sapere che un fattore di questo tipo può aumentare la sensibilità del portafoglio al mercato azionario. I bond ad alto rendimento, infatti, tendono ad avere un calo dei prezzi quanto l’equity scende. Un portafoglio di questo tipo, quindi, in caso di indebolimento dei mercati potrebbe proteggere meno di quanto atteso”.

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Insomma, se non stupisce trovare bond con giudizi di singola B (riservata alle emissioni obbligazionarie considerate speculative) nella categoria USD Aggressive Allocation, lascia perplessi vederli nella CHF Moderate Allocation. Ma cosa spinge i gestori di alcuni fondi ad assumersi più rischi di quelli attesi dagli investitori? “Molte obbligazioni di qualità hanno o hanno avuto rendimenti molto bassi”, spiega Christine Benz, responsabile della finanza personale di Morningstar. “Diversi money manager, quindi, sono diventati molto aggressivi per quanto riguarda la parte dedicata ai bond del loro portafoglio e si sono avventurati su emissioni con un merito di credito basso o altamente speculativo. Una scelta di questo tipo li può aiutare a migliorare gli yield e, in condizioni di mercato particolari, si è rivelata una strategia vincente. Il problema, tuttavia, è che potrebbe essre un elemento controproducente quando i mercati azionari scendono”. Questo fattore rischia di danneggiare soprattutto gli investitori che puntano sugli strumenti raccolti nelle categorie definite più prudenti che, per definizione, contengono la percentuale maggiori di emissioni obbligazionarie”.

Occhio ai default
Preoccupazioni eccessive? Secondo uno studio dell’agenzia di rating Moody’s, a livello mondiale il tasso di default delle aziende con bond di grado speculativo è salito del 3,4% nel 2015 rispetto all’anno precedente. “Il tasso dovrebbe continuare a crescere a causa della volatilità dei settori petrolifero e minerario e del rallentamento della Cina”, spiega uno studio della società americana di analisi sul merito di credito. “Tutti elementi che metteranno alla prova il giudizio degli emittenti considerati più speculativi”. Secondo Moody’s, a livello globale, il cosiddetto default rate dovrebbe salire al 3,9% nel 2016. A livello regionale l’America è quella che dovrebbe preoccuparsi (e preoccupare) di più con un tasso del 4,4% mentre l’Europa dovrebbe segnare il 3%.

“Tutto questo non significa che gli investitori debbano scappare dai fondi delle categorie più prudenti che hanno i bond di peggior merito creditizio. Anche perché questa strategia in passato ha dato belle soddisfazioni”, dice Benz. “Piuttosto deve servire da incentivo a controllare spesso la composizione del proprio portafoglio”. 

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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