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Per Céline Piquemal-Prade (Comgest), l’anno prossimo Tokyo coniugherà espansione della massa monetaria e crescita degli utili aziendali. La Cina offre ancora opportunità a lungo termine, mentre gli Usa sembrano a fine corsa.

Valerio Baselli 15/12/2015 | 10:31
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Valerio Baselli: Buongiorno, oggi ho il piacere di trovarmi con Céline Piquemal-Prade, gestore di Comgest. Buongiorno Céline e benvenuta.

Céline Piquemal-Prade: Buongiorno Valerio e grazie per l’invito.

Baselli: Nonostante le aspettative del mercato, la Federal Reserve continua a lasciare i tassi d’interesse invariati, in parte perché i dati macroeconomici non sono così buoni come si sperava. Crede che Janet Yellen alzerà i tassi a dicembre? E in questo caso, come reagiranno i mercati?

Piquemal-Prade: Direi che oggi è molto probabile e il mercato si dice che al 70% la Yellen alzerà in effetti i tassi entro la fine dell’anno. È quindi un evento a cui dobbiamo prepararci e penso che il mercato si stia preparando alla stretta monetaria. Quello che a noi di Comgest interessa di più è capire quali saranno le conseguenze. Crediamo che ce ne siano principalmente tre: la prima è ovviamente un dollaro forte, il che avrà un impatto sui profitti delle società americane. Bisogna quindi essere molto selettivi e capire quali sono le aziende con un “pricing power”, che potranno difendersi malgrado un dollaro forte. Questo ci sembra molto importante.

Il secondo aspetto della stretta monetaria sarà una discesa nel valore generale del mercato. Se guardiamo gli ultimi tre rialzi dei tassi, a ogni volta abbiamo avuto una discesa nel valore del mercato del 7% circa. Anche qui, quindi, occorre selezionare quelle aziende che potranno contare su una crescita dei profitti in un ambiente di discesa generale delle valorizzazioni, visto che la tendenza sarà quella con i tassi in salita.

La terza conseguenza è che quando si alzano i tassi d’interesse e c’è una stretta monetaria, l’accesso al credito diventa più difficile e lo vediamo già oggi: c’è una contrazione del credito bancario negli Usa. Con meno credito è più difficile finanziare la propria crescita o affrontare dei debiti elevati. Anche qui, dunque, occorre essere selettivi e trovare aziende con flussi di cassa importanti e buone riserve di liquidità, che non abbiano bisogno di ricorre al debito per finanziare la propria attività.

Quindi, secondo noi sono questi gli aspetti più importanti oggi quando pensiamo alla stretta monetaria negli Usa.  

Baselli: Cambiamo continente. Abbiamo tutti seguito il crollo del mercato cinese a fine agosto, di cui si è parlato molto, non solo per le perdite finanziarie causate, ma anche per il modo in cui il governo cinese ha gestito la crisi, ad esempio dal punto di vista mediatico. Oggi, con la tempesta passata, qual è la vostra posizione sulla Cina e le vostre previsioni per l’anno prossimo?

Piquemal-Prade: Ci sono più cose che vorrei dire in risposta a questa domanda. La prima è che nel lungo termine non c’è correlazione tra l’evoluzione dei mercati finanziari e del Prodotto interno lordo. Si parla molto del rallentamento economico cinese, ma secondo noi l’aspetto a cui si deve fare davvero attenzione è la crescita degli utili delle aziende e la capacità di alcune società cinesi di fare bene nonostante un rallentamento macro.

Oggi va di moda parlar male della Cina, la maggior parte degli investitori sono negativi sulla Cina. Noi crediamo che tutti erano molto positivi dieci anni fa in pieno boom economico, quando forse tra il 2003 e il 2007 non era il miglior momento per acquistare titoli cinesi, mentre oggi alla fine è forse più interessante, nonostante la crescita economica abbia rallentato.

La seconda cosa è che Cina vuol dire tutto e niente. Ci sono molte società diverse, all’interno dell’indice cinese una grossa fetta è dedicata ad aziende che fanno un uso intensivo di capitale, come i produttori di acciaio, e aziende legate alla crescita industriale. Ci sono molte banche e anche molte società che sono legate alla crescita economica mondiale. Ma nell’indice ci sono anche tante aziende legate all’economia domestica, e sono queste che sono crollate con la crisi di mercato.

Perciò oggi ci diciamo che forse se cerchiamo di investire sul lungo termine potrebbe essere il momento di guardare queste società che hanno subito la discesa generale di mercato in agosto, oltre che di una certa atonia del mercato negli ultimi quattro anni, le quali oggi vengono scambiate a valorizzazioni molto interessanti e che potrebbero approfittare della crescita degli utili nei prossimi anni.       

Baselli: Ecco, lei è un gestore azionario globale. Abbiamo parlato degli Usa e della Cina. Quali sono secondo lei i mercati più interessanti per l’anno prossimo e al contrario quelli che è meglio evitare?

Piquemal-Prade: C’è un certo numero di elementi che bisogna prendere in considerazione per l’anno prossimo, innanzitutto la liquidità. In generale, è meglio andare in quei posti dove c’è un’espansione della massa monetaria. Diciamo sempre che la Borsa è il vaso di espansione della massa monetaria.

E poi bisogna guardare la crescita degli utili, quindi preferire quelle zone dove l’anno prossimo ci possa essere crescita degli utili. Quando analizziamo questi due aspetti c’è un mercato che emerge e che ci sembra estremamente interessante, ed è il mercato giapponese. Il nostro fondo dedica il 25% del portafoglio al Giappone.

Baselli: E invece i mercati da lasciar perdere?

Piquemal-Prade: Beh, è certo che il mercato americano ha sovraperformato del 60% i mercati mondiali dal 2008 e che oggi le cose rischiano di essere un po’ più complicate.

Baselli: Perfetto, grazie mille Céline.

Piquemal-Prade: Grazie e a presto.

Baselli: Per Morningstar, Valerio Baselli, grazie per l’attenzione.

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Valerio Baselli

Valerio Baselli  è Giornalista di Morningstar.

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